Face to Face. Decine di tele disposte in un allestimento inusuale: un cosmo nomade, un luogo in cui l'immaginazione e la realta' si sfidano.
L’artista presenta la sua nuova ricerca dedicata alla tematica del ritratto. Lo fa nel suo nuovo studio, trasformato da decine di tele disposte in un allestimento inusuale: un cosmo nomade, un luogo in cui l'immaginazione e la realtà si sfidano, faccia a faccia, per portare alla luce identità, interrogativi e metamorfosi dell’uomo contemporaneo.
Ecco come Carmelo Cipriani, curatore della mostra, descrive la ricerca dell’artista: “Sottraendosi al crescente gruppo dei realisti fotodipendenti, che ambiscono ad indagare un ideale di bellezza oggettivo, ha preferito rifugiarsi nel pensiero, approdando alla formulazione di un mondo fantastico, solo a tratti riconoscibile. Una cosmogonia popolata da utopistici personaggi antropomorfi, con il volto occupato da un grande occhio, forse bocca o orifizio, o più semplicemente una cavità plurisensoriale. Nei loro corpi spontaneità e costrizione elaborano continuamente nuove strategie comportamentali, posturali e prossemiche. Sensuali farboline e spavaldi farbonauti sono collocati in non-luoghi, ambienti post-atomici e ipertecnologizzati. Derivati da un camouflage pittorico alienante, appaiono i prototipi di una società post-human, perfetti nel fisico ma stranianti nel volto.
Esseri chimerici, affascinanti quanto temibili. Reinterpretazione contemporanea di entità mitiche, quasi moderni centauri e sirene, ma anche fantasiosa traslazione del “diverso” che meraviglia, sorprende e pure spaventa. Le farboline, in particolare, sono immerse nell’ambiguità contraddittoria della sensualità sentimentale. Angeli e demoni insieme, non indossano maschere emozionali, mostrandosi di fatto più libere e disinibite. Stimolano atteggiamenti voyeuristici e, come novelle mantidi, prima attraggono poi sopprimono.
Nel percorso espositivo si frappongono i farboritratti, primi piani femminili desunti dai social network, stereotipati nelle pose e nelle espressioni, forieri di un contagio cibernetico. Stagliati su sfondi informi e animati da masse cromatiche sfaldate, a tratti contrastanti, mostrano i segni di un’incipiente trasmutazione genetica. In essi la matericità del colore, accresciuta da improvvisi accordi cromatici, a tratti brillanti, potenzia l’effetto metamorfico delle forme. Incapaci di esprimere reali sentimenti, finiscono con l’assomigliarsi tutti, apparendo vicini al volto monoculare dei loro fantasiosi corrispettivi più di quanto le possibilità mimetiche inducano a credere. Protagonisti di una pittura invasiva, capace di travalicare lo spazio limitato del supporto, i farboritratti connotano l’ambiente circostante, configurando, nell’allestimento ordinatamente diffuso, un’avanzata inarrestabile. Molteplici volti umani riassunti in uno solo, quello del farbomondo, compendio e assenza di ogni espressione. È uguale al nostro nelle attitudini, nelle pose, nel modo di vestire e comportarsi ma non nel volto. I suoi abitanti, pur negli atteggiamenti sfrontati, a volte visibilmente erotici, non esprimono sentimenti. Non lasciando trapelare dolore o risentimento, amore o sofferenza, farboline e farbonauti ripongono nell’inespressività l’origine della loro forza e il fine della loro proposta, mostrandosi di fatto invincibili”.
Inaugurazione 16 ottobre ore 19
Farbospazio
Via Manifattura Tabacchi 16/B Lecce
tutti i giorni 9-12 e 17-20
ingresso libero