Distortions. L'installazione si compone di un oggetto con sfere pendenti spiato da una telecamera in cui lo spettatore trova un'immagine distorta di se stesso e dell'ambiente.
a cura di Anna d’Ambrosio
Mi chiedo se la convinzione dell'onnipotenza umana non sia in gran parte illusoria.
Un simile desiderio di intervenire nel mondo circostante (inclusi gli oggetti d'arte) non diventa in qualche misura una caricatura?
La mobilità non porta a cambiamenti che creano solo disturbi temporanei e non portano a cambiamenti significativi?
L'impressione di poter influire su qualcosa fa sì che io controlli tale realtà? Per raggiungere l'equilibrio sono alla ricerca di qualcosa di permanente. L'installazione dal punto di vista visivo si compone di un oggetto con sfere pendenti (come di uno strumento?) spiato da una telecamera, che lo trasmette come proiezione dal vivo, e di una camera con due specchi concavi, in cui lo spettatore trova un'immagine distorta di se stesso e dell'ambiente. L'elemento finale è un video in loop, in cui non cambia quasi nulla.
Dura solo 25 fotogrammi/sec. Il senso di questo lavoro si trova nell'interazione con lo spettatore. È lui che quando entra, attraverso la sua attività e il suo movimento in relazione con gli elementi, mette in
moto l'installazione e la percezione sensoriale attraverso vista e udito. Per fare questo, ha bisogno di tempo e spazio. Dalla sua attività dipende la misura in cui è in grado di ricevere questa realtà. La maggiore motilità dello spettatore provoca rumori che possono diventare fastidiosi e stancanti come i rumori urbani, di continue informazioni, ecc., cui ogni uomo è soggetto. In uno spazio d’installazione minimo, qualsiasi attività, anche la più piccola, può fungere da contrappunto e richiamare un altro punto sull'asse dei sentimenti. Maggiore è l'attività dello spettatore che attiva i suoni, maggiore è il disturbo del silenzio e quindi il rumore. L'escalation del rumore generato in tempo reale può diventare impossibile da sopportare e in grado di diminuire la possibilità di percezione e assorbimento dei dati.
Semplicemente, la mente umana si ribella a un'eccessiva quantità di dati (in questo caso il suono). In questa situazione preparata, cioè l'installazione artistica nella galleria (white cube), lo spettatore, il personaggio principale, può anche avere l'illusione di avere un effetto assoluto sull'intensità degli stimoli. L'interazione dello spettatore provoca il movimento degli elementi dell'oggetto e crea contemporaneamente un suono, il cui segnale amplificato è emesso in tutta la galleria in tempo reale, combinando così tutti gli elementi di questa realizzazione multidimensionale e dai diversi fili conduttori. Ulteriori dimensioni non si aprono in maniera lineare ma in profondità, come se volessimo dividere l'atomo in piccole parti. L'installazione audiovisiva consente una percezione soggettiva della realtà e un'influenza del destinatario su tale realtà. Si tratta anche di un tentativo di dematerializzare l'oggetto spaziale, dotato di massa e peso propri, che viene estratto dall'ambiente e al tempo stesso lo assorbe, lo plasma e talvolta lo moltiplica.
Appendice
In fisica è noto il concetto di sistema invariante, ossia un sistema che non cambia sotto l'influenza delle interferenze. Questo concetto si riferisce alla teoria del controllo, che si occupa dell'analisi e della creazione di oggetti e processi matematici di natura sia fisica che sociale. Ne risulta che, ad esempio, la massa invariante sia un valore molto desiderato nel grande anello di collisione per adroni (Large Hadron Collider) poiché, a prescindere del punto di riferimento, ha sempre il medesimo valore e proprio questo ha consentito la scoperta del bosone di Higgs, la più piccola particella elementare (straordinariamente mobile) del modello standard della fisica.
Maria Wasilewska
PRESS
Vittorio Schieroni
vittoschiero@tin.it
Inaugurazione 30 ottobre ore 18.30
Amy-d Arte Spazio
via Lovanio, 6 Milano
dal lunedì al venerdì ore 10-13 e 15-19, sabato e festivi su appuntamento
ingresso libero