Gli anni di Parigi. La mostra presenta 82 fotografie che ripercorrono le sue lunghe permanenze nella capitale francese, a stretto contatto con i protagonisti della vita intellettuale dal dopoguerra agli anni 90.
a cura di Arminio Sciolli
L'Institut français Milano ha il piacere di proporre una mostra eccezionale di Mario Dondero,
“padre del fotogiornalismo italiano”: 82 fotografie ripercorrono le sue lunghe permanenze a
Parigi, a stretto contatto con i protagonisti della vita intellettuale francese dal dopoguerra agli
anni 90.
Oltre alle foto il percorso espositivo prevede
un prezioso dattiloscritto di Giorni felici di Beckett con correzioni a mano.
La mostra presenta i ritratti delle figure incontrate a Saint-Germain-des-Prés, da Jean-Paul
Sartre a Serge Gainsbourg, da Samuel Beckett a Eugène Ionesco a testimonianza della
insaziabile curiosità del fotoreporter che, lavorando per testate sia italiane che francesi, faceva
da tramite tra Parigi e l'Italia.
Non mancherà l'opera emblematica di quegli anni, la fotografia degli autori del Nouveau
Roman, esempio perfetto di come un'immagine, in alcuni casi, non solo testimonia un evento,
ma lo crea. La profonda conoscenza di questo ambiente da parte di Dondero, però, fa sì che
questo scatto non sia una semplice casualità, bensì l'espressione del suo modo di lavorare,
immerso nella realtà come lo sarà tutta la sua opera, che si tratti di fotografare un processo
politico nella Grecia dei colonelli o i medici afgani nell'ospedale di Emergency o ancora un
gruppo di scrittori al tavolo di un bar, l'autore dimostra la stessa naturalezza ed empatia.
Questa “photo de classe”, come la chiama Dondero, fu scattata nell'ottobre 1959; l'incontro fu
organizzato con l'aiuto di Jérôme Lindon, direttore delle Editions de Minuit, che aderì con
entusiasmo all'idea e convocò gli scrittori. Vennero così riuniti Alain Robbe-Grillet, Claude
Simon, Claude Mauriac, Robert Pinget, Samuel Beckett, Nathalie Sarraute e Claude Ollier.
Marguerite Duras rifiutò l'invito, Michel Butor e Jean Cayrol ritardarono. Pur scattata in fretta e
in un'atmosfera un pò imbarazzata – Lindon era preoccupato del ritardo di Butor, alcuni degli
autori non si conoscevano, Beckett impressionava tutti – la foto presenta una composizione
particolarmente riuscita e sembra quasi il risultato casuale di una flânerie sulla Rive Gauche.
Forse per questo è considerata il simbolo dell'Ecole du regard, e la si trova ancora oggi in tutti i
manuali di letteratura. Nel 2011, il regista Christophe Honoré scrisse la sua pièce teatrale
Nouveau Roman partendo proprio da questa immagine.
La celeberrima istantanea non offusca però il resto del reportage fatto quel giorno né le altre
fotografie in mostra; una serie di ritratti in cui molte volte il personaggio è ripreso tra oggetti o
persone familiari. Dondero ne cattura l'anima con disinvoltura, rifiutando gli effetti di stile,
nascondendo dietro una nonchalance solo apparente una precisa etica della propria arte.
Scrive infatti Arminio Sciolli, curatore della mostra: “Dondero non improvvisa niente, non
fotografa a caso né per caso. Ogni sua “improvvisazione” viene studiata e preparata con cura.
Se riesce ad infiltrarsi grazie alla sua discrezione e al suo fascino latino, tiene sempre
impugnata la Leica, da tempo metabolizzata nel suo corpo, le dita sempre pronte a scattare. Lo
scatto avviene in un attimo impercettibile che lascia indisturbato l’ambiente. Il dominio dell’arte
della fotografia, l’irrefrenabile gran voglia di sedurre, il desiderio di conoscere e dare
testimonianza, tengono sempre in agguato Mario Dondero, uno dei grandi cacciatori di anime
del XX° secolo.”
Inaugurazione 12 novembre 2014, ore 18.30 in presenza dell'artista
Institut francais Milano (ex Centre Culturel Francais)
corso Magenta, 63 Milano
lun-ven 15-19
ingresso libero