Fin dai suoi esordi alla fine degli anni '80, il lavoro di Airo' costituisce una riflessione lucida e poetica sul luogo e sulle modalita' d'incontro tra passato letterario e presente merceologico, tra suggestioni arcaiche e mitologie del futuro prossimo e remoto: un luogo di incontro che e' un punto di equilibrio e di conciliazione. Per questa mostra l'artista ha concepito un intervento che fonde luce, suono e pratica installativa in un semplice, eppure stratificato, set di rimandi e corrispondenze tra il tempo geologico dell'umanita', la cronaca tecnologica e il filo rosso della quotidianita' artistica come memoria
Mario Airò presenta il suo ultimo intervento dal 15 marzo al 30 aprile a Pescara, presso l'Associazione culturale Vistamare, Largo dei Frentani 13. Airò ha creato per l'Associazione una nuova installazione: vengono proiettati due fasci di luce, uno sul pavimento, con immagini di orme umane, uno sulla parete di fondo con la ricostruzione del volo degli uccelli. E' una caverna virtuale, riempita dalla musica, un ritorno alle origini dell'uomo, alla purezza mai dimenticata.
Fin dai suoi esordi alla fine degli anni '80, il lavoro di Mario Airò costituisce una riflessione lucida e poetica sul luogo e sulle modalità di incontro tra passato letterario e presente merceologico, tra suggestioni arcaiche e mitologie del futuro prossimo e remoto: un luogo di incontro che, soprattutto, è un punto di equilibrio e di conciliazione.
Per la sua prima mostra personale presso l'Associazione VistaMare, l'artista ha concepito un intervento che fonde luce, suono e pratica installativa in un semplice, eppure stratificato, set di rimandi e corrispondenze tra il tempo geologico dell'umanità , la cronaca tecnologica e il filo rosso della quotidianità artistica come memoria.
Lo spazio espositivo è utilizzato nei suoi valori insieme di soglia e di limite: due proiezioni luminose, infatti, occupano la prima l'ingresso, quasi ad accogliere lo spettatore, e la seconda una parete di fondo dell'ultima stanza, quasi ad aprire un punto di fuga verso un altrove lontano nel tempo. In entrambi i casi le immagini luminose proiettate sul pavimento e sulla parete che lambisce il soffitto suggeriscono l'idea di segno come traccia di un passaggio, quindi della creatività come funzione della memoria e della necessità di registrazione: il primo disegno di luce in cui ci si imbatte è quasi un segno astratto, successivamente riconducibile all'impronta di una scarpa che ha marcato il suolo, mentre il secondo richiama alla mente le pitture rupestri e la nascita della figurazione come una delle prime funzioni della genesi del mito della creazione.
Una delle prime testimonianze dell'esistenza dell'uomo – il deposito vitale del suo tempo primitivo, quindi – è riportata come traccia luminescente, quasi un segno di natura prometeica, insieme con la più banale e prosaica prova di passaggio, quella della suola di una scarpa, appunto. In entrambi i casi è la corrispondenza tra segno e luce a suggerire che è proprio il disegno la pratica artistica più vicina alla produzione del mito. Un mito che non si accontenta, retoricamente, di originare il mondo atavico ma che, al contrario, si cala nel presente, gioca con la tecnologia con leggerezza, sperimenta le valenze del meccanismo della proiezione – dall'illusione della caverna platonica fino alla sospensione del principio di realtà nel buio della sala cinematografica – e, finalmente, guarda al futuro con incanto e seduzione. Alessandro Rabottini
Mario Airò. Nasce a Pavia nel 1961, vive e lavora a Radda in Chianti (SI). Inizia la sua attività con un gruppo che trova aggregazione all'interno del corso di Luciano Fabro a Brera e che autogestisce lo spazio di Via Lazzaro Palazzi, inaugurato nel 1989. Nel 1990 partecipa alla mostra Avanblob, realizzata presso la Galleria di Massimo De Carlo, e presenta ''Tristi Tropici'', un'opera che ricrea l'interno della capanna di un esploratore con un'amaca, una lampada e un libro aperto, protetti da una grande zanzariera. Si distingue subito per la complessità e nello stesso tempo per la leggerezza delle sue installazioni. Numerosi spazi hanno ospitato sue mostre personali, ricordiamo: Le Cosortium, Digione (1996); Casa Masaccio, S. Giovanni Valdarno (1997); GAM, Torino (2001). Il suo lavoro è inoltre presente a ''Fuori Uso'', Pescara (1995 – 1998); alla Biennale di Venezia (1997); a Vistamare, Pescara (2001) e in diverse mostre collettive internazionali: al Museum Fridericianum, Kassel (1993); alla Kunstalle di Vienna (1998); al P.S.1 di New York (1999); a ''Over the Edgs'', Gent (2000); al Palazzo delle Papesse, Siena (2003); a ''Luci d'Artista'', città di Torino (2003); a ''Arte all'Arte'', S.Gimignano (2003); alla Certosa di Padula, Padula (SA), (2003); a ''Ram'', a cura di Zerynthia e janus, Roma (2004).
Associazione culturale Vistamare Largo dei Frentani 13. L'associazione è nata nel 2001 per diffondere l'arte contemporanea Ha avviato l'attività con la mostra Camera Italia, curata da Giacinto Di Pietrantonio. Dieci stanze fatte ad arte da dieci artisti italiani; di questi ambienti rimangono tuttora le installazioni di Enzo Cucchi, Alberto Garutti, Michelangelo Pistoletto ed Ettore Spalletti. Ha sede in un antico palazzo del Settecento nel cuore del centro storico di Pescara.
Immagine: Mario Airò, Senza Titolo, 2004 materiali vari, dimensioni ambientali.
Opening: sabato 13 marzo 2004 ore 18.00.
Associazione culturale Largo dei Frentani 13 – 65127 Pescara
Orari: mercoledì e venerdì 17.30/19.30. Per visite su appuntamento chiamare negli orari di apertura.