Emil Lukas in 'Large Curtain' presenta lavori tridimensionali, costituiti da diversi strati sovrapposti. In esposizione le opere che compongono gli ultimi cicli di Hiroyuki Masuyama. Shaun Gladwell indaga la sua esperienza personale e quella legata alla storia dell'arte. Il lavoro di Greta Rento e' ispirato al suo paese di origine.
Emil Lukas
Large Curtain
Dopo l’ultima mostra dell’artista statunitense Emil Lukas, proposta da Studio la Città nel 2012, dove, a farla
da protagonista era la grandissima installazione meccanomorfa “Curvature”, ora l’artista torna a Verona
con una personale in cui saranno presentati cinque lavori totalmente diversi e appositamente studiati
dall’artista per il nostro spazio espositivo: cinque opere composte da una policroma trama di fili inchiodati
sulla tela.
Emil Lukas utilizza una vasta gamma di materiali che vanno dal gesso, al legno, alla tela e ai rifiuti.
Le opere di Lukas, tuttavia, non possono essere propriamente catalogate come scultura o pittura: sono
piuttosto lavori tridimensionali, costituiti da diversi strati sovrapposti in cui interno e esterno, superficie e
supporto perdono la loro distinzione gerarchica per assumere uguale importanza
Il linguaggio astratto di Emil Lukas è vario e complesso dal momento che usa tecniche impersonali sempre
diverse tra loro: tirare un migliaio di fili su un telaio sino a ottenere magnifici effetti di luce e dissolvenza
cromatica - come nel caso di questa mostra -, oppure sfruttare l'energia cieca di larve di insetti, che
muovendosi su gocce di colore stese sulla carta formano reticoli affascinanti oppure imprimere fogli di
pluriball nel gesso e nella resina ottenendo calchi dai colori fantastici.
Come afferma l’artista stesso durante un’intervista di Harry Philbrick, lo scorso anno:
"Sono stato inizialmente attratto dai fili durante il mio viaggio in Germania, alla fine degli anni ’80. A quel
tempo, l’industria tessile Gütermann esponeva nelle vetrine dei negozi enormi scaffali con più di settecento
rocchetti di filo in diversi colori. L’intenso effetto visivo mi affascinava. Ora ho un simile espositore nel mio
granaio. Però, mentre i fili di Gütermann erano in poliestere, io sono sempre stato affascinato dalla seta.
Nel 2011, sono stato così fortunato da incontrare Ermenegildo Zegna, che ha acquistato uno dei miei
“thread paintings”. Mi ha invitato a visitare l’azienda Zegna a Triviero, commissionandomi degli altri lavori.
Sono rimasto impressionato dalla fabbrica e dai suoi archivi, che raccoglievano ricerche scientifiche su fibre,
colori, consistenza delle stoffe e motivi decorativi. Ho portato via un bancale di fili di seta con cui ho creato
molti quadri, tra cui quelli per Zegna e uno che ora si trova nelle collezioni del Crystal Bridges Museum of
American Art. La seta è molto più fine, sottile e trasparente rispetto al filo di poliestere, e questi suoi pregi mi permettono di creare opere dall’aspetto più morbido ed etereo".
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A cura di Marco Meneguzzo
Hiroyuki Masuyama
La mostra di Hiroyuki Masuyama che Studio la Città inaugura il 12 dicembre riveste una particolare
importanza sia per la galleria che, soprattutto, per l’artista: da un lato infatti si ribadisce una collaborazione
che dura ormai dal 2002, dall’altro si espone una sorta di “summa” dell’ opera dell’artista, suggellata da un
libro che diventa il punto fermo, il documento narrativo di un’attività ormai pluridecennale.
In mostra saranno esposte opere degli ultimi cicli dell’artista giapponese, noto per
le sue geniali sovrapposizioni tra luoghi dipinti e luoghi fotografati. Alle vedute di J.W.M.Turner si
affiancano oggi quelle di Caspar David Friedrich (1774-1840), di Caspar Wolf (1735-1783), ma anche quelle
di cartoline d’inizio del secolo scorso, in un amalgama che vede Masuyama sovrapporsi volutamente al
vero e proprio “punto di vista” degli altri. Questa tecnica ovviamente è lo specchio del suo pensiero
estetico ed esistenziale, che si manifesta nel rispetto verso il passato e il suo linguaggio, e nell’aggiunta di
un ulteriore punto di vista – il suo – alla miriade di sguardi codificati dall’arte e dalla fotografia. Il discorso di Masuyama, allora, coinvolge il linguaggio, ma anche il tempo, e persino il “proprio” tempo, quando ad
esempio, nel nuovissimo ciclo “Moving viewpoint” (2014), l’immagine è il risultato di una camminata tra le
montagne, sintetizzata sino a “contenere” tutto il viaggio.
Così, nelle sale della galleria si assiste a un’ulteriore sovrapposizione, che è quella di un ciclo ad un altro
ciclo, in una specie di coerenza circolare che si ritrova in tutto il lavoro di Masuyama, dai suoi lavori
maturati alla fine del secolo scorso, alla sfera praticabile “Breath” (2014, questa non presente in mostra)
che non è altro che l’immagine di un mondo che metaforicamente “respira”: una continuità circolare, che
forse è la concretizzazione artistica di un tempo circolare, che costituisce e costruisce il mondo di
Masuyama. ampiamente illustrato anche nel volume che accompagna la mostra, curato – come la rassegna
- da Marco Meneguzzo.
La collaborazione col Kallmann Museum, di Ismaning, in cui l’artista esporrà nel febbraio 2015, si esplicita
anche nel volume che accompagna la mostra veronese – curati entrambi da Marco Meneguzzo – con un
testo del direttore Rasmus Kleine e con una edizione bilingue.
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Shaun Gladwell
Bmx Channel
Shaun Gladwell è fra i più riconosciuti artisti australiani, la sua pratica coinvolge criticamente
l’esperienza personale e un’ampia speculazione sulla storia dell’arte e le dinamiche della cultura
contemporanea attraverso performance, video, pittura, fotografia e scultura.
Il suo lavoro si sviluppa attraverso l’utilizzo di forme di espressione urbana come skateboarding, hiphop,
graffiti, BMX bike riding, break-dancing e sport estremi. I suoi progetti video si fondano sullo
studio del corpo umano all’interno dello spazio, con chiari riferimenti all’arte del passato. I soggetti dei
suoi lavori sono spesso figure culturali contemporanee come lo skateboarder, il pilota di motocross, il
pilota freestyle di BMX, il graffitista, il free-runner ed altri performers.
L’investigazione dello spazio ha portato Gladwell a cimentarsi via via con differenti formati video,
sperimentando il multicanale e utilizzando superfici architettoniche come aree di proiezione.
Il lavoro dell’artista australiano inoltre, accosta alcuni tradizionali generi artistici del passato (ad
esempio il sublime o la rappresentazione del panorama romantico) alle più attuali tendenze culturali
come come lo skateboarding o la break dance.
Tuttavia, il suo linguaggio artistico non mira né ad aggiornare né a recuperare modelli artistici
tradizionali. Al contrario, queste due tendenze si contaminano l’un l’altra innalzando alla categoria di
“arte” anche le performance di 'strada' o le varie attività sottoculturali delle periferie urbane.
Shaun Gladwell estende il suo interesse nei confronti del paesaggio e della nozione di “sublime
contemporaneo” attraverso il video BMX Channel.
Il ciclista scozzese Matti Hemmings è stato l’inventore di un particolare stile di guida delle biciclette BMX,
definito “flatland”. Le manovre intricate e danzanti di Hemmings sono rese in slow motion e incorniciate da
un colonnato Edoardiano - una struttura situata dentro l’inquadratura della video installazione. Nella
composizione la bandiera del Regno Unito ricopre un ruolo centrale. Questa bandiera definisce
chiaramente come “britannico” il paesaggio che vediamo sul video. Sotto il ciclista si staglia il canale della
Manica e, al di là di esso, la Francia – la nebbia rende sfocata la linea dell’orizzonte tra cielo e mare.
La colonna sonora elettronica-ambient offre un’interpretazione musicale degli elementi spaziali che
caratterizzano la performance, come ad esempio la dissolvenza dell’orizzonte, la nebbia e la grazia delle
evoluzioni di Hemmings nella sua BMX.
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Greta Rento
From 13 December 2014, a room in Studio la Città will be hosting works by
the young artist Greta Rento: a summary of contemporary art and design in
a project involving materials, nature, the strength of humanity, and the
passing of time. All of Greta Rento's works are highly autobiographical
and strongly marked by the mysticism of the Feltre mountains among which
she was born and raised. These works present themselves as those by a
contemporary demiurge who, by handling the material, has given them a
spiritual aura underlined by the warmth and luminous fascination of the
candles which, together with stone, are essential elements of Greta's
brilliant sculptures.
As the artist herself says:
My work is immersed in the mysticism and nature
of the places I grew up in. Most of the objects I create are in stone, due
to a family tradition, and involve a variety of other different materials,
among which steel, bronze, and wood, and I rely on artisanal, artistic,
and technological abilities. Through my work I explore the
interconnections between elements - cosmic, terrestrial, conscious and
subconscious, past and future, scientific and spiritual - as well as the
relationship between handcraft traditions and new technological processes.
I create objects that, through their forms and colours, celebrate everyday
beauty and evoke nature, tradition and rituals. These are timeless pieces
made to be used and enjoyed; they are also made to express the great
fascination that material, together with the
demanding yet meditative process of a unique work made by hand, has always
had for me.
In the show will be works created over two years: a large-scale
installation consisting of over three hundred pieces, unique works in pale
stone containing small lamps (Lucciola, 2013), and two installations with
works in dark-coloured stone inspired by the finding of a single dolomite
rock; these contain a sea that has literally been "fossilized" inside
(Forever, 2014, and Il mare dentro, 2014).
Greta Rento was born in Feltre in 1986. After graduating in literature
and philosophy from Padua university in 2009, she went to London where she
frequented the Central Saint Martins school, where she studied jewellery
design, and worked as a production manager for an avant-garde London
brand. In 2013 she came back to Italy to work in the field of artisanal
sculpture, following a family tradition. She opened a workshop in her city
of birth where she works at her personal art project, of which this
exhibition is an example.
Ufficio stampa
Marta Fraccarolo
Ufficio Stampa – Studio la Città
ufficiostampa@studiolacitta.it, T. +39.045597549
Inaugurazione 13 dicembre ore 11.30
Studio La Citta'
via Lungadige Galtarossa, 21 Verona
Orario: mar- sab 9-13 / 15-19
ingresso libero