Il progetto si sviluppa ad Aquila e Agrigento. L'impronta di un pezzo di architettura urbana si racconta come memoria del divenire. Le opere simulano attraverso i materiali adottati le strutture architettoniche immerse nel degrado.
Il progetto riguarda le architetture urbane e si sviluppa nella città dove viviamo e lavoriamo: l'Aquila ed Agrigento. L'impronta di un pezzo di architettura urbana si racconta e ci racconta come memoria del divenire.
L'architettura urbana determina il nostro accesso ad un luogo e influenza il nostro passaggio attraverso muri e vie. Il muro è una barriera, è una linea di confine, è una frontiera, è una protezione, è memoria storica, è materia mutevole nel tempo. Il nostro lavoro consiste nella realizzazione di una serie di calchi in silicone. Da questi si ricava un’impronta delle architetture che ci circondano. E’ la nostra idea di “calco semantico”. Noi cerchiamo un significato nuovo in un'oggetto inglobato in una membrana siliconica.
La nostra opera ha come fine l’indagine sulle qualità espressive della materia. Abbiamo quindi deciso di adottare un calco bianco in ripetizione seriale il più possibile oggettiva. La materia impressa in ogni calco determina la forma dell'opera.
L'opera/Impronta infine realizzata ed esposta all'osservatore esterno diventa un'altra memoria, ovvero la memoria della stessa opera d'arte e perde la sua funzione originale. Il silicone è materiale elastico.
Il ferro è materiale durevole. Le opere simulano attraverso i materiali adottati le strutture architettoniche immerse nel degrado (il reticolo metallico che avvolge l'Aquila terremotata, i puntelli che sostengono i muri di Agrigento)
Inaugurazione 5 gennaio ore 18.30
Officine delle Arti
via Celauro, 7 Agrigento
merc-sab- 17-20
ingresso libero