Coincidenze. In esposizione immagini in bianco nero con l'inserimento di diapositive a colori, montate su cassonetti retro-illuminati.
La mostra dedicata dalla galleria Il Ponte a Davide Mosconi, musicista di formazione, fotografo pubblicitario e designer, ripercorre il suo lavoro fotografico fin dagli anni Sessanta. Isabelle Dufresne del 1965: l'occhio tra le natiche tra Surrealismo e Pop; l'Autoritratto in forma di pubblicità su “Il Corriere della Sera” del 1968: Mosconi fotografo, sorridente ed elegante, unisce al mestiere l'avanguardia; i light boxes, del 1968, di cui si presenta quasi l'intero ciclo: immagini in bianco nero con l'inserimento di diapositive a colori, montate su cassonetti retro-illuminati.
Viene poi esposta In morte del padre, del 1984/85, imponente opera realizzata attraverso polaroid oversize (51x61 cm ciascuna) composta da cinque trittici basati sulla coincidenza fra l’immagine tratta da un libro, una foto altrui e il suo scatto. Con la stessa struttura compositiva sviluppa una serie di lavori sul corpo, qui sono esposti gli Ombelichi e i Corpi decorati della fine degli anni Ottanta. Si prosegue con la serie dei Drawing Air del 1995/96, dove oggetti lanciati in aria e fissati nello scatto fotografico, disegnano i cieli, giocando su quella casualità delle coincidenze che ritroviamo anche nelle Polveri, del 1998-99: luminescenze d’oro, d’argento e di pietre preziose fotografate in sospensione come un cielo stellato. L'ultima serie è quella degli Autoritratti bucati del 2000, realizzati non tanto nell'autoritrarsi, quanto nel sottrarsi, in cui immagine e mezzo fotografico vengono messi alla prova della distruzione.
Di questo artista complesso, poliedrico, che ha usato tanti media e mezzi espressivi, si presenta anche la Sezione aurea, concepita da Davide Mosconi nel 1971 e compiuta nel 2000 dopo un lungo processo di elaborazione (edita quest’anno a Doha da Alga Marghen, grazie a Emanuele Carcano e Gabriele Bonomo). Basata anch'essa sulle coincidenze, consta di sei dischi vinilici vergini, senza alcun suono registrato, sulla cui superficie sono state tracciate linee algebriche con punte di diverse misure. I dischi vanno suonati insieme su sei piatti diversi, ma da una simultaneità impossibile scaturisce l’irripetibilità del suono che determina l'unicità di ogni ascolto.
Nota biografica
Davide Mosconi nasce a Milano nel 1941. Iscritto al Conservatorio G. Verdi di Milano dove studia pianoforte e composizione, si diploma nel 1960. L'anno seguente si trasferisce per due anni a Londra dove studia fotografia al London College of Printing. Frequenta l'ambiente musicale d'avanguardia. La musica che esegue é già “contemporanea”. Jazzista noto fin dagli anni sessanta, passa alla musica sperimentale, performativa, ambientale. Nel '63 torna a Milano, ma l'anno seguente si trasferisce per tre anni a New York, dove lavora come assistente di Richard Avedon e di Hiro.
Dal punto di vista artistico, i suoi esordi si annoverano nell'ambito dell'antidesign, collabora infatti con Ugo La Pietra e il gruppo Global Tools (che fonderà nel '74): vicino alla sperimentazione radicale del contesto Fluxus di Milano Poesia, ma compagno di strada dell’ironico e giocoso Bruno Munari. A Milano, nel 1967, tiene la sua prima personale alla Galleria Il Diaframma, Il sogno di Davide. Nel 1968 forma il “Quartetto” con Gustavo Bonora, Marco Cristofolini ed Enzo Gardenghi, con i quali organizza una serie continua di concerti dal vivo, eventi privati e registrazioni in studio. Nel '69 fonda lo studio fotografico e grafico “Studio X”, presso il quale realizzerà negli anni a seguire campagne pubblicitarie, servizi di moda e di costume. Nel 1970 progetta e realizza il libro fotografico Design Italia ’70. Nel 1972 partecipa alla mostra Italy: The New Domestic Landscape al MoMA di New York con il cortometraggio Something to belive in; due anni dopo è tra gli artisti di Fotomedia, mostra itinerante tra Dortmund e Milano, curata da Daniela Palazzoli. Continua la ricerca musicale attraverso la performance, la collaborazione con altri musicisti, l’improvvisazione e l’invenzione di strumenti inediti. Nei primi anni Ottanta comincia a lavorare su invito della Polaroid con la nuova macchina oversize 51x61 cm. Nel 1984 presenta In morte del padre la serie dei cinque “trittici”, per cui riceve il premio Polaroid; nel 1997 gli viene conferito il primo premio per la fotografia d’arte dal prestigioso International Center of Photography di Londra. In questi anni si concentra su procedimenti artistici affidati al caso e all’istante, lavorando sui concetti di “contemporaneità” e “casualità”: i due lavori più importanti che ne scaturiscono sono le serie fotografiche Disegnare l’aria e Polveri. Muore nel 2002.
Le sue opere sono state esposte in prestigiose istituzioni e gallerie in tutto il mondo, tra cui la National Gallery di Bruxelles, l’I.C.A. di Londra, la Guggenheim Foundation di Venezia, la Biennale di Venezia (1991, 1993, 2001, 2003), la Rayburn Foundation di New York, la Galleria Milano (Milano, 1998, 1999, 2014) di Carla Pellegrini, che dal 2006 ha ospitato una serie di concerti cercando di eseguire tutti i brani contenuti ne LASTORIADELLA MUSICADIDAVIDEMOSCONI, libro d’artista realizzato da Davide e pubblicato con Do-Soul nel 1989. E' appena uscita una biografia dell'artista scritta da Elio Grazioli, Davide Mosconi: fotografia, musica e design, Edizioni Tip.Le.Co., Milano 2014.
Ufficio stampa Susanna Fabiani: susy@galleriailponte.com
Inaugurazione 17 gennaio ore 18
Galleria Il Ponte
via di Mezzo, 42b Firenze
mar-ven 15.30-19
ingresso libero