Grume Brumose. L'opera finita giunge alla cosiddetta 'conquista della sintesi' a tappe; i mezzi espressivi (colori, masse, volumi) finalizzano l'immagine per indicare ogni scelta del suo idealismo.
a cura di Lodovico Gierut
“Tito Mucci, “Grume brumose”, titolo odierno di un autonomo percorso.
Queste grume, forse partite dalle parole “grumi di colore” di Chiara Letta – che, con altri, sta attentamente seguendo e analizzando l'attività di questo creativo lucchese – riassumono un passato schiettamente figurativo lucchese, ovvero toscaneggiante, che s'è perentoriamente inserito in un fiume dai contorni variati e variopinti, cieli chiari e tempestosi, ferite, riflessioni che hanno oltrepassato taluni pur validi dati localistici. Tito Mucci s'è immesso, anche senza volere, in un pensiero diversificato, cioè a dire in quel respiro che dopo la scomparsa di P. B. Shelley ha unito – nel corso di molti decenni – una miriade di pittori nel racconto e nell'interpretazione degli spazi lucchesi, apuoversiliesi e liguri, ricchi di forme, luminosità e poesia, andando però autonomamente oltre la fisicità territoriale.
Se qualcuno va, infatti, alla passata paesaggistica mucciana, potrà osservare (parlo degli anni Settanta/Ottanta) non solo l'esaltazione del bello inteso quale omaggio alla Natura, ma anche un'attenzione profonda per la luce, la luminosità, cosa che – nelle tappe successive, non prive di una certa attenzione per autori sia italiani, sia stranieri, s'è caratterizzata attingendo ad una purezza cromatica riversandosi in conclusioni materiche spatolate e, di poi, in una libertà gestuale controllata per cui non posso che fare il nome di Pollock, lo stesso autore di certi disegni michelangioleschi (fortunatamente fatti conoscere al grande pubblico anche in Italia con esaustive esposizioni) è passato ad una “visione altra”.
Ebbene, dopo tale fase il Nostro è arrivato alla “sua” Itaca (il porto così ben cantato dal poeta greco Costantino Kavafis) dove oggi sostano queste “Grume brumose”, onestissimo frutto di varie esperienze e ricerche interiori ed esterne che però continuano.
Molte delle sue composizioni si intitolano “Opera astratta”, cui fa seguito un numero che però non è un elenco; altre, invece, sono dedicate ai paesaggi della parte pianeggiante della sua Lucca, e poi ci sono le cave marmoree dell'Alta Versilia e del carrarese, ma non mancano marine, o il lago Massaciuccoli di pucciniana memoria, o diari di viaggi europei.
Mucci è persona che ha sempre evitato i voli pindarici, né ha accettato mezzi termini di sorta, né s'è accostato ad altrui astruse mode (oggi sempre più ricorrenti e confusionarie) ma, padrone assoluto del disegno, è riuscito e riesce con costante autorevolezza a definirsi non narcisisticamente, dipingendo come e cosa vuole, usando quelle forme/colore qui definite, appunto, grume, nelle quali l'intensità pittorica convive con la spiritualità, con la poesia, con l'amore che ha nei confronti della propria famiglia e il rispetto dedicato ad amici, a conoscenti e ad altri.
L'Opera finita – mi riferisco a ciascuna delle sue “creature” (come le chiama), giunge alla cosiddetta “conquista della sintesi” a tappe, nel senso che da un'iniziale idea i mezzi espressivi (colori, masse, volumi) finalizzano l'immagine per indicare ogni scelta del suo libero e disciplinato idealismo che si innesta – come da concetti anche altrui – nello spirito del vivere, unendo la logica dell'atto con quello della fede.
Penso, ora, alle parole di Franco Miele (19241983) – purtroppo né io né Mucci l'abbiamo conosciuto direttamente – stilate negli anni Sessanta e fortemente attuali, dove si evidenzia che la disciplina è necessaria all'arte(..) “per superare ogni posizione di passività ed immettersi validamente in nuovi spazi reali ed ideali ad un tempo e quindi umanamente razionali, nei quali possa concretamente qualificarsi. E questi spazi non sono mere astrazioni verbali o pure finzioni concettuali, ma le vere dimensioni, dove i simboli umani non hanno alcunché di vagamente allusivo, ma risultano interamente innestati nella realtà della vita”.
I dipinti di Tito Mucci sono veri e propri sedimenti e strati di memoria, confluenti tutti nel vivere quotidiano.
La tavola e la tela e il foglio di carta (da anni usa solo la Magnani, delle storiche cartiere pesciatine) ne condensano l'“Io”, tant'è che dopo il segno inciso o fluente da cui pulsano echi figurali, la spatola o il pennello – catturando, ogni tanto, volute rimembranze cartacee o plastiche o vitree (segni poetici, o di cronaca tagliati e sminuzzati, reticolati trinciati e altro)
– impinguano il rettangolo o il quadrato del supporto con più pigmenti (rossi, verdi, neri e marroni, bianchi, grigi, azzurri...) i quali, dopo la sosta affinché si raggrumino in un'ora o in alcuni giorni, ne accolgono altri a velatura o a sgocciolatura, ma donando al tutto una forte e densa carica materica. Ecco che si assiste alla piena soluzione del tema primariamente pensato...,così nasce la sua Opera!”
Lodovico Gierut
Il MUG ha il sostegno della Fondazione Vittorio Veneto di Forte dei Marmi e la partecipazione della Banca Credito Cooperativo Versilia, Lunigiana e Garfagnana, della Fondazione Alimondo Ciampi onlus, del Parco delle Apuane, di Italia Nostra sez. Massa-Montignoso, del Piccolo Teatro della Versilia, della Fondazione Pecciolipe e dell’azienda Favret Mosaici Artistici www.favretmosaici.com.
Con l’adesione del Comune di Forte dei Marmi, dell’Unione Europea, dell’International Council Of Museums, Regione Toscana, Toscana Musei, Edumusei, Provincia di Lucca, Sistema Museale della Provincia di Lucca, Istituto Confucio della Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa, APT Versilia, Fondazione R. Del Bianco.
Memoria fotografica della mostra a cura di Antonio Raffaelli, presidente Ass. Versiliese Audiovisivi Didattici.
Partner: Villa Finaly Firenze Chancellerie des Universités de Paris - La Sorbonne, Città Infinite, Historia vbc, Associazione Culturale Piemontese ArtePozzo, Polo Istruzione Professionale “E.Barsanti” Massa e Carrara, Liceo Artistico “S.Stagi” Pietrasanta, Comitato Archivio Artistico Documentario Gierut, Acomus International, Galatea Versilia, Club Unesco “Carrara dei Marmi”. La Capannina di Franceschi con lo “ Spazio Museo Ugo Guidi / MUG Space”.
Media Partner: QN LA NAZIONE, Rivista Forte 100, Arte in Toscana, Italia Italy, BestVersilia.com, Life Beyond Tourism, Inpuntadipennablog, Culturadelmarmo.it, Agendaeventi.com, La Parentesi della Scrittura, Reality Magazine.
Come raggiungere il museo: All’uscita dell’Autostrada Versilia, direzione Forte dei Marmi, seguire i cartelli rettangolari marroni che indicano il museo. Sul viale a mare di Forte dei Marmi venendo da Viareggio: oltre il pontile del Forte superare tre semafori, poi il cartello a destra indica il museo; da Massa: entrati in Forte dei Marmi dopo il primo semaforo la prima strada sulla sinistra è Via Civitali. Col GPS: LAT:43.972477 N - LON:10.154887 E
Ufficio Stampa: Associazione “Amici del Museo Ugo Guidi onlus” - Info: 348-3020538 – 0585-348510
Inaugurazione domenica 18 gennaio alle ore 16:30
Museo Ugo Guidi
via Matteo Civitali, 33 Forte Dei Marmi
su appuntamento
ingresso libero