Arianna Sartori Arte and Object Design
La materia e lo sguardo. Mantovani utilizza molteplici linguaggi espressivi con lo scopo di avvicinarsi all'intima natura delle cose.
Dal 21 febbraio al 5 marzo la Galleria Arianna Sartori di Mantova in via Ippolito Nievo 10, ospita la mostra personale dell’artista Gianni Mantovani intitolata “La materia e lo sguardo”.
La materia e lo sguardo
Gianni Mantovani utilizza molteplici linguaggi espressivi con lo scopo di avvicinarsi sempre più all’intima natura delle cose. Il suo sguardo si pone attento e sensibile rilevatore di superfici materiche complesse e pregne di una storia antica tutta da rivelare. Dai paesaggi urbani, alle cortecce degli alberi alle plastiche, le opere dell’artista rivelano la necessità di considerare ogni forma come un corpo, la cui superficie modellata a cretto o semplicemente rivelata da scorticazioni, si apre alla comunicazione profonda con l’osservatore. La storia è già inscritta nelle forme modulate dal tempo e catturate dall’artista nel classicismo dei segni. Così succede negli scatti fotografici “tracce urbane” dove gli asfalti con le crepe del tempo vengono semplificati in composizioni astratte capaci, nella loro essenzialità compositiva, di grande lirismo. Le strade d’Europa sembrano fatte della stessa sensibilità materica celata tra segni e texture informi. Da Verona ad Edimburgo la superficie ultima della terra contemporanea, quella urbana delle grandi città o dei centri minori, quella degli asfalti arsi dal calore e crepati dal ghiaccio, viene esibita come una pelle unica in grado di rivelarne la storia. L’informe espressività della superficie accentuata da un intervento specifico sul colore con l’uso del computer, trasforma la fotografia in pittura lasciando nell’incertezza delle forze l’intervento del caso. Le campiture di colore definiscono la miniatura attraverso la quale l’artista sintetizza il naturalismo delle strade e l’orientamento del segno, forte o debole che sia, sprigiona una sonorità consona al luogo.
I diversi generi e linguaggi utilizzati dall’artista ci portano a considerare la discontinuità come valore legato alla necessità di sperimentazione e allo stesso tempo come dialogo con il complesso mondo dell’arte. Poco hanno da condividere con la serie delle tracce urbane i cuori generati da situazioni affettive e di divertimento concepiti con l’uso di materiali diversi e spesso domestici. Sono cuori glamour ricchi di preziosità popolari confezionati per la vicina della porta accanto; distribuiti agli amici con lo stesso entusiasmo che si riconosce ad un rito simbolico collettivo. In quei cuori, dove il gusto estetico si confonde con forme d’artigianato pop, s’incontra la necessità dell’artista di condividere la bizzarria delle diverse superfici polimateriche capaci di essere nello stesso tempo pittura e rilievo.
Un cuore in particolare ha la preziosità dell’artigianato antico elaborato dall’artista come ready made. E’ la paziente stoffa ricamata dalla madre il cui trine in cotone racchiude in sè un’idea antica di tempo poco incline ai cambiamenti repentini e capace di pianificare i giorni a disposizione in una ripetitività sublimata che supera l’idea stessa di noia.
Un altro soggetto caro all’artista è la natura violentata. Una serie di vasi con fiori metallici e alteri viene presentata come metafora della violenza subita dalla natura per opera dell’uomo incapace di dare vita alla vita. Una ferita interrompe il processo vitale delle piante e le congela nella ieraticità della scultura. La geometria con la quale si presenta l’orribile morte accentua ancora di più la drammaticità della relazione uomo-natura considerandola in un normale processo logico alterato dalla coscienza contemporanea.
Le plastiche sono invece una sintesi tra i diversi sistemi di ricerca che ha a che fare con il grande artista Alberto Burri. Sono vere e proprie combustioni di materiali plastici modellati ad alte temperature la cui espressività è ulteriormente accentuata dal colore. Sono gialli rossi blu viola verdi e così via in un crescendo di forze che esplodono quando vengono raggruppate in una istallazione. La coralità cromatica assume a questo punto le caratteristiche dell’incanto senza per questo dimenticare l’inquieta manipolazione caotica che le ha generate e che permane come sospensione dell’idealità nel flusso informe dell’esistenza.
Nadia Melotti
Gianni Mantovani è nato nel 1949 a Bovolone (Vr), dove vive tuttora. Negli anni 70 ha frequentato la scuola di pittura, scultura e fotografia del paese dalla quale si è formato il “Gruppo 77”. Qui ha vissuto varie esperienze in campo visivo da cui sono scaturite: una mostra personale di pittura e un intervento artistico collettivo usando materiali minimali (corde e nylon) all’interno di una galleria. Nel 1979 inizia a fotografare con una CANON FTB ricevuta in regalo dalla moglie, il nuovo mezzo lo appassiona fortemente. Nel 1982 si iscrive alla FIAF (Federazione Italiana Associazioni Fotografiche), nel 1984 si iscrive al Circolo Fotografico Veronese e, nel 1993 diventa socio FIAP (Federazione Internazionale di Arte Fotografica). Ora è socio anche del gruppo AVV di Bovolone. Dal 1975 lavora come fiorista e nel frattempo si qualifica professionalmente diventando insegnante della scuola nazionale “Assofioristi” che ha sede a Cesena. Negli anni 90 inizia la partecipazione a concorsi fotografici ottenendo riconoscimenti e premi importanti. Questi sono gli anni anche della “sperimentazione materica”, dove matura concetti e lavori significativi. Suoi lavori sono stati pubblicati su libri e riviste del settore ma è nel 2004 che viene editato il suo primo libro “I maestri del tabacco”, con la presentazione di Giorgio Tani e testi di Daniela Andreis, risultato di una ricerca sulla lavorazione del tabacco nel basso veronese. Segue nel 2006 il libro “Quando l’amore non ha misura”, reportage all’interno della cooperativa Emmanuel, sulla vita comportamentale dei disabili con la presentazione di Mons. Renzo Bonetti. Nel 2012 pubblica “Modificazioni del paesaggio rurale nella bassa veronese”, a cura di Marco Pasa e Cristina Mariani. Reportage fotografico che mette a confronto i cambiamenti avvenuti nel nostro ambiente tra il recente passato e il presente. Da qualche tempo ha ripreso a creare opere con materiali diversi quali: plastica, legno, ferro, sassi, terra, stoffa, fiori artificiali, colla, colori e con tutto ciò che stimola la sua fantasia. Così nel 2013 ha esposto gli ultimi lavori in una mostra personale ambientata presso un’antica pila a corte Poiana al Bosco di Bovolone, dove ha sviluppato i seguenti temi: “Tracce Urbane” e “Astrazioni” con la fotografia, “Pack” e “Futuri Fossili” con bassorilievi e sculture in plastica, “Alluvioni” con sculture in legno e “Cuori” con bassorilievi in materiali vari. L’ultima pubblicazione, “La materia e lo sguardo” è il titolo del catalogo con tutte le opere della mostra, con recensioni di Lorenza Perotti e Silvano Bicocchi per la fotografia, Nadia Melotti e Agostino Segala per le altre opere. Il progetto e la realizzazione grafica del libro sono di Lorenza Bertuco e Diego Speri.
Inaugurazione sabato 21 febbraio alle ore 17.30
Arianna Sartori Arte and Object Design
via Ippolito Nievo, 10 Mantova
lun-sab 10-12.30 e 16-19.30
ingresso libero