Addio amata figura. Volti ermafroditi archetipici. "Alcuni hanno gli occhi chiusi, altri socchiusi, alcuni emettono un suono, un lieve sospiro".
Pittrice, restauratrice e ritrattista amante delle sillabiche sfumature dei volti, dalla memoria di una ruga d’espressione l'artista trae una forza energica/vitale inesauribile. Tuttavia s’interrompe e si frammenta nei suoi lavori più recenti in mostra. Frammenta l’immagine - ora fantasmizzata -, i colori, il gesto, il pensiero. La figura si volatilizza nel pensiero, tuttavia non scompare. Si trasforma. In questa dimensione migrante originano le teste spigate. Volti ermafroditi archetipici che ricordano L’ “Evoluzione” di Mondrian (1910). Alcuni hanno gli occhi chiusi, altri socchiusi, alcuni emettono un suono, un lieve sospiro. Un soffio. Altri hanno sulle labbra un ghigno mefistofelico.
Dopo aver frequentato l’istituto d’arte, l’artista si forma in un laboratorio di restauro, esperendo l’alchimia dei materiali, vivendo una relazione con gli oggetti e con le immagini in una dimensione ancora simbolico/metaforica, una relazione – oggi - quanto mai “trasgressiva” nella sua eccezionale arcaicità, già assimilabile a un’umanità un po’ perduta, la stessa umanità che volge al virtuale. L’artista fonde i suoi nuovi segni con le tecniche pittoriche e le atmosfere raffinate dei Grandi Maestri del passato. Eppure le sue ricerche sembrano volgere lo sguardo molto lontano, oltre la pittura, verso una smaterializzazione che fa della luce l’elemento centrale della sua ricerca. E fa di lei un’esploratrice dell’immagine sperimentale dell’arte, un’immagine che sta cercando di uscire dal luogo simbolico. Le sue ultime opere migrano verso nuovi supporti metallici. L’artista sperimenta l’alluminio, il rame e il ferro.
Inaugurazione 6 marzo ore 18
Trastfactory Gallery
via Goffredo Mameli, 13 Roma
mar-sab 12-19
ingresso libero