Light. Scopo del gioco di Codeghini e' accendere e spegnere il proprio sguardo fino al punto da lasciare il dubbio di aver guardato altro. Pasquini presenta un'opera in cui la figura di Anne Frank affianca la parola light.
Light è una mostra bipersonale unicamente per l’assonanza dei cognomi dei due artisti tra loro e con me. In comune si è scoperto, poi, che abbiamo un’attrazione per i significati doppi e le traiettorie che uniscono cose apparentemente senza alcuna relazione. Ne è nata una mostra leggera e luminosa dove il guardare cerca nel dubbio il proprio orizzonte.
GIANLUCA CODEGHINI
Guardare lontano su un fondo grigio o marrone è uno di quei giochi che non è fatto per coinvolgere, incapace com’è di vivacità e privo di leggerezza.
Il piano di gioco su cui si colloca per tradizione e costume è nell’orizzonte di una fessura fatta apposta per infilarci qualcosa, senza regole, compromessi o superfici superflue.
La coppia grigio/marrone occupa la parte sinistra del fondo, in contrapposizione a tutte le altre, posizionate in superficie. Lo svolgimento è molto semplice ed è a discrezione dei partecipanti, che possono adottare la strategia che preferiscono, scuotere la testa, guardare su e giù, cercare tra il grigio e il marrone una tra le infinite combinazioni possibili o chiudere gli occhi sulla faccia della terra per il tempo che serve.
Scopo del gioco è accendere e spegnere il proprio sguardo più volte possibile, al punto tale da lasciare nella memoria il dubbio di aver guardato altro o di non aver guardato affatto.
STEFANO W. PASQUINI
La parola Light in inglese indica sia la luce, come stostantivo, che la leggerezza, come aggettivo, oltre a varie sfumature che arrivano fino alla gentilezza. Il 2015 viene decretato dall’Unesco come l’Anno Internazionale della Luce. Una luce leggera permea qui il lavoro di Stefano W. Pasquini che presenta un’opera di più di vent’anni fa. La figura di Anne Frank affianca, appunto, la parola light, ignara che vent’anni più tardi l’opera sarebbe entrata su un’automobile alla volta di Varese per partecipare ad una mostra leggera, a metà tra il pensiero casuale e il mistero esoterico. Pasquini inoltre presenta un acrilico nero, raffigurante la luna, dipinto in maniera veloce e libera, pensando a Ludovico Ariosto e alla figura di Astolfo che cerca il senno dell’Orlando in una luna piena di oggetti strampalati. Essi sono presenti in mostra solo come rimando. Anche Instagram, il social network visivo, avrà una sua presenza in questa mostra.
Gianluca Codeghini: una briciola perduta per strada, ininfluente alle orecchie di tutti… Alcune linee teoriche della sua ricerca come musicista, artista e curatore vertono su tematiche come il rumore, la polvere, il gioco, la cecità e l’intervallo. Nel ‘92 inaugura laciecamateria edizioni; nel 2005 è cofondatore della piattaforma Warburghiana.it con A. Andrighetto, D. Bellini ed E. Grazioli; nel 2008 organizza Poe.mi festival di poesia di ricerca con A. Broggi e G. Bortolotti e nel 2012 pubblica Noi.se una raccolta di testi e immagini, uno sguardo sul suo lavoro con contributi di M. Belpoliti, P. Braione, D. Cascella, R. Panattoni e G. Solla, C. Subrizi a cura di E. Grazioli.
http://www.gianlucacodeghini.com
Stefano W. Pasquini, è direttore della rivista Obsolete Shit e insegnante di Tecniche Grafiche Speciali all’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino. Ha esposto all’ICA di Londra, MelePere a Verona, al MACRO di Roma e in tanti altri posti. È amico di Paolo Beretti, e le sue gallerie di riferimento sono Enrico Astuni a Bologna e L’Arte di Molinella.
http://www.obsoleteshit.com/
Inaugurazione 15 marzo ore 18
riss(e) Zentrum
via San Pedrino, 4 Varese
su appuntamento
ingresso libero