Ogni artista parlando lingue diverse, si trova a dialogare con l'unico mezzo di comunicazione universale che non ha bisogno di interpreti o traduzioni: il linguaggio dell'arte.
Lo Spazio Lazzari con gli “Scultori della Mitteleuropa” ritorna, dopo l’indimenticata mostra di Yoko Ono, ai
vecchi amori per gli artisti stranieri e in un colpo solo ne presenta cinque più un italiano. D’altronde le
predisposizioni internazionali dell’Azienda e dell’ Associazione Culturale sono ampiamente documentate
dalle puntuali uscite annuali del suo magazine ”Mug” che con i soli testi in inglese e giapponese ne
testimonia ampiamente l’orientamento.
Questa importante rassegna si è potuta realizzare grazie a Enzo di Grazia che da molto tempo cura anche
mostre di artisti dell’Europa centrale, essendo uno dei più attenti conoscitori di questa area culturale.
Molto ci sarebbe da dire sui paesi che fanno parte di questa ipotetica e virtuale zona dell’Europa.
Mi limito solo a riportare quanto ebbe a dichiarare il boemo Milan Kundera: “la Mitteleuropa non è uno
stato. E’ una cultura o un destino. I suoi confni sono immaginari e devono essere ridisegnati “. Questo, per
evitare inutili polemiche sull’appartenenza o meno di quello o quell’altro paese ad un’area geografca più
ideale che reale.
Per questa mostra, per ogni nazione (Austria, Croazia, Italia, Polonia, Slovenia e Ungheria) è stato invitato
uno scultore: Profunser, Bozic’, Marzuttini, Puczynski, Mirt, e la scultrice Ledersberger-Lehoczky.
Ognuno, parlando lingue diverse, si trova a dialogare con l’unico mezzo di comunicazione universale che
non ha bisogno di interpreti o traduzioni: il linguaggio dell’arte. Questo è la vera straordinaria forza di un
linguaggio che comunica in ogni tempo, in ogni latitudine, in ogni canto del mondo con l’alfabeto
primordiale e nello stesso tempo attualissimo delle arti fgurative.
Non mi avventuro in analisi critiche dei singoli artisti, lascio ai critici questo compito.
Mi limito solo a una considerazione generale: forma, materia, colore, uniti ad una alta perizia tecnica mi
sembrano le caratteristiche peculiari che, nella ovvia diversità, unisce questi artisti. Artisti che, a dispetto
delle mode e delle avanguardie concettuali, realizzano per intero le loro sculture. Infatti, altra cosa che li
accomuna è che nelle loro opere si percepisce lo sforzo compiuto nel realizzarle. Nel percorso creativo
degli artisti è evidente un’attenzione, un amore e un grande rispetto del materiale e della forma.
Credo che la forma e la materia (bronzo, ferro, marmo, pietra, legno) fniscano, in questa esposizione, col
ribadirci l’importanza e il senso millenario dell’arte, un senso tutto rinnovato e ricreato in una tensione
emotiva di grande livello.
Francesco Stefanini
Inaugurazione 21 Marzo 2015 ore 18.30
Associazione Culturale La Roggia
viale Trieste, 19 Pordenone
mar-sab 16-19.30
ingresso libero