Per la settima edizione di contemporary locus i due artisti invadono in maniera distinta ma complementare una delle storiche porte della citta'. Bertocchi utilizza il suono come veicolo d'interazione con il luogo, Zobernig occupa il salone con una grande installazione.
a cura di Paola Tognon
Davide Bertocchi (Modena, 1969) e Heimo Zobernig (Mauthen, Carinzia, 1958) sono i protagonisti del settimo episodio di contemporary locus, curato da Paola Tognon, a Bergamo dal 28 marzo al 24 maggio 2015.
contemporary locus invita artisti, italiani e internazionali, a svelare e interpretare con progetti site-specific un luogo segreto o abbandonato. Dopo l’ex Chiesa di San Rocco, chiusa da 80 anni e riaperta con gli interventi di Margherita Moscardini e Jo Thomas, è la volta di Porta Sant’Alessandro, inserita nell’imponente cinta delle Mura veneziane e storico accesso alla città di Bergamo.
Le quattro Porte di Bergamo rappresentano un sistema preciso, che ancora oggi caratterizza l’immagine e l’identità della città. Punti di accesso della fortificazione, mantengono la loro funzione di ingresso al cuore medievale di Bergamo Alta. La Porta di Sant’Alessandro fu edificata dal 1560 sulla demolizione dell’antica basilica paleocristiana già dedicata al martire, patrono di Bergamo. Attraversata dall’acquedotto magistrale, la sua fronte esterna, in arenaria grigia, è alta 10 metri e il suo passaggio tripartito è percorso ancora oggi da pedoni e automobili. Un grandioso salone con una pregiata copertura in legno sovrasta la porta e il suo passaggio. Spazio vuoto e chiuso al pubblico dai primi del ‘900, dismesse le sue funzioni daziarie, oggi riapre e risveglia il suo passato per la settima edizione di contemporary locus grazie all’intervento di Davide Bertocchi e Heimo Zobernig.
I due artisti invadono in maniera distinta ma complementare lo spazio. Bertocchi utilizza il suono come veicolo d’interazione con il luogo, connettendo la dimensione presente a quella passata, la parte alta – segreta e silente – con la bassa – movimentata e vivace. Zobernig occupa il salone con una grande installazione che gioca con la luce e le forme, scegliendo di intervenire con un grande lavoro realizzato in vetro soffiato di Murano, prezioso materiale che evoca e riporta all’origine stessa del luogo. Colore, forma e suono riempiono lo spazio interagendo con la sua storia e le sue funzioni. Memorie di Venezia che ci riportano alle origini della costruzione, accanto a suoni che, agiti dai passanti, restituiscono un’architettura sonora abitata.
Davide Bertocchi (Modena, 1969) vive e lavora principalmente a Parigi. Ha studiato a Bologna all’Accademia di Belle Arti, con Alberto Garutti, e in parallelo anche al DAMS. Quindi ha frequentato la “Hogeschool voor de Kunsten” di Utrecht dove ha iniziato le prime sperimentazioni legate al suono. Nel 1996, dopo un periodo a New York e Los Angeles, si è traferito a Milano, in Via Fiuggi: un basement convertito in abitazione-studio con altri artisti della sua generazione, poi considerato punto di partenza di una nuova scena milanese. Dal 1998 al 2000 ha vissuto nella casa di Maurizio Cattelan a Milano e, su suo consiglio, si è candidato al programma di residenze dell’Ecole de Beaux Arts di Nantes, diretto da Robert Fleck, Stephanie Moisdon e Philippe Lepeut. Nel 2000 è stato scelto tra i 10 artisti italiani per lo Studio Program del PS1-MoMa a New York. Nel 2002 è stato in residenza al National Contemporary Art Centre Villa Arson, a Nizza. Dal 2003 al 2004 ha partecipato al programma di residenze “Le Pavillon” al Palais De Tokyo di Paris.
Heimo Zobernig (Mauthen, Carinzia, 1958) vive e lavora a Vienna. La sua ricerca spazia dalla pittura, alla scultura, al video, all’installazione. Maestro del minimalismo austriaco, con la sua attività d’insegnamento all’Accademia di Belle Arti di Vienna ha influenzato diverse generazioni di artisti del nord Europa.
Ha esposto in alcune delle più prestigiose grandi mostre internazionali, come la Biennale di Venezia (1988 e 2001) – di cui sarà di nuovo protagonista nel 2015 quale artista del Padiglione austriaco – Documenta a Kassel (1992 e 1997) e Skulptur Projekte Münster (1997). Al suo lavoro sono state dedicate importanti retrospettive e mostre personali, tra le più recenti quelle al Museo Reina Sofía a Madrid (2012), alla Kunsthaus di Graz (2013), al Mudam Luxembourg e al Kestnergesellschaft di Hannover (entrambe nel 2014).
Il luogo: Porta Sant’Alessandro
Porta Sant’Alessandro è uno dei quattro accessi a Bergamo Alta, attraverso le Mura costruite tra 1561 e 1588 dalla Serenissima Repubblica di Venezia. Si trova in Colle Aperto, all’inizio della strada storica per Lecco, Como, i paesi della Valle di San Martino e il fiume Adda. Con le altre porte di Città Alta – Sant’Agostino, San Giacomo e San Lorenzo – forma un sistema preciso, invariato nei secoli, che ancora distingue l’immagine della città. Le Mura proteggevano concretamente e simbolicamente la Terraferma di Venezia dal confinante Ducato di Milano e da altre possibili minacce. La costruzione fu affidata all’ingegnere fiorentino Bonaiuto Lorini (1537/44-1611). Le porte furono collocate più o meno in corrispondenza di quelle precedenti, romane e medievali. Tutte presero nome da chiese vicine, demolite – tranne quella di Sant’Agostino – per lasciar spazio alle Mura. Sant’Alessandro era una basilica paleocristiana, costruita nel VI secolo sul sepolcro del martire, patrono di Bergamo. Fu abbattuta nel 1561 come parecchie abitazioni, fra le energiche proteste dei bergamaschi. Porta Sant’Alessandro integra con precisione architettura, ingegneria e paesaggio: nel sottotetto furono unificati diversi acquedotti per la costruzione dell’acquedotto Magistrale della città. Fungeva anche da confine daziario. Nel 1915 subì un restauro generale diretto da Ciro Caversazzi e nel 1952, per favorire la viabilità pedonale fu aperto il fornice nord. Nel 1961, quarto centenario dalla costruzione delle Mura, si aggiunse alla fronte esterna un Leone di San Marco, altorilievo di Piero Brolis (Bergamo, 1920-1978) in marmo bianco di Zandobbio. I restauri conservativi eseguiti durante il ’900 hanno riguardato principalmente caratteri tecnici e materici. La fronte esterna è costituita fino a 10 metri di altezza da arenaria grigia, per la restante parte da pietra gialla delle cave di Castagneta. La fronte su Colle Aperto è caratterizzata da materiali misti di recupero (pietre e laterizio). Il volume si sviluppa su base quadrata, il passaggio centrale è coperto da una volta a crociera e quelli laterali sono sormontati da volte a botte, interamente in laterizio. Il salone del sottotetto ha una pregiata copertura in legno, restaurata di recente. Lo spazio, oggi vuoto e non fruibile al pubblico, in passato era percorribile, collegato ai giardini delle Mura per consentire spostamenti lungo il perimetro della fortificazione. La storica funzione d’accesso di Porta Sant’Alessandro si è protratta nel tempo, rimanendo nodale per la viabilità di pedoni e veicoli. Anche per questo il luogo è tuttora punto d’incontro e di attività commerciali-ricreative, oltre che ideale punto di partenza per la visita a Bergamo medievale.
Inaugurazione Sabato 28 Marzo 2015 ore 11:00
Porta Sant’Alessandro
Largo Colle Aperto 6 Bergamo