Selective Memory | Selective Amnesia. L'artista esplora il processo di sedimentazione e rimozione del ricordo, partendo dalle riflessioni del neurologo e filosofo Israel Rosenfield. E propone una rielaborazione del suo archivio fotografico.
La Galleria Alberto Peola ha il piacere di ospitare la seconda personale di Eva Frapiccini.
La ricerca artistica di Frapiccini indaga l’influenza e la permanenza dei condizionamenti politici e culturali nei processi di creazione del ricordo. Spesso i suoi lavori nascono dalla conoscenza ed esperienza personale di Paesi stravolti da eventi politici, per indagare il tema dell'identità e le sue forme invisibili di espressione.
Nella mostra Selective Memory | Selective Amnesia, l'artista esplora il processo di sedimentazione e rimozione del ricordo, partendo dalle riflessioni del neurologo e filosofo Israel Rosenfield nel suo The Invention of Memory. Secondo Rosenfield, gli input sensoriali sono per tutti condizione necessaria per la costruzione del ricordo, mentre varia il modo in cui le informazioni vengono immagazzinate e trasformate, il significato che ad esse viene attribuito. La memoria è un dispositivo dinamico, in quanto soggetta ad aggiornamenti e modifiche che rispecchiano il susseguirsi degli eventi e delle esperienze, per essere funzionale al vivere quotidiano. Nel processo cognitivo le emozioni giocano un ruolo decisivo per la registrazione del ricordo, mentre le narrazioni successive lo decostruiscono e ricostruiscono all'infinito.
Nello stesso modo Frapiccini utilizza il metodo di raccolta e trasformazione di documenti, rielaborando per la prima volta il suo archivio fotografico. In Velluto (Velvet, 2015) l'artista realizza una serie di immagini lavorando su porzioni di fotografie, alla ricerca di tasselli di colore indefinito. Il documento si spoglia così del suo contesto spazio-temporale per divenire puro ricordo emozionale, puro colore in divenire.
Lamine (Foils, 2015) è un’installazione-archivio composta da 8 fotografie realizzate da Frapiccini in differenti anni e viaggi tra l’Europa, l’India, il Medio Oriente e l’America Latina. La chiave di lettura è l'atmosfera sospesa tra luoghi difficili da decifrare, frutto di una ricerca continua, orientata in più direzioni, sul potere evocativo e significante dell'immagine. Armadi ormai vuoti di camere di hotel, separé testimoni di incontri, binari interrotti, spiagge isolate del Medio Oriente convivono per trasportare lo spettatore in uno scenario dal sapore a volte noir, a volte surreale, dove la vicenda sembra svilupparsi in molteplici direzioni, in un'atmosfera di una deriva continua.
Golden Jail. Discovering Subjection (Prigione Dorata. Scoprendo la Sudditanza) è una serie di fotografie su carta cotone, arrotolate e sovrapposte. Il lavoro è stato realizzato dall'artista in seguito alle residenze al Cairo e in Bahrein tra il 2012 e il 2014.*
Con l'intervento manuale sulla stampa fotografica, Frapiccini mette in atto un processo che rimanda alla cancellazione e al trasformismo operato dal potere per preservare se stesso, con particolare riferimento a due Paesi investiti dalla Primavera araba, il Bahrein e l'Egitto. La cancellazione in Bahrein si riflette in vari ambiti: le aree più antiche e coltivabili vengono distrutte, le scritte di protesta sui muri coperte con vernice nera, gli oppositori della dittatura scompaiono o sono in carcere, dopo le proteste del 2011. Le tre opere riferite al piccolo regno arabo sono arrotolate per nascondere parte dell'immagine, a sottolineare l'assenza di libertà di espressione. Nelle due opere riferite all'Egitto le immagini si sovrappongono, alludendo al trasformismo come pratica politica: il rovesciamento delle sentenze giudiziarie, il cambio di governi, l'uso di piazza Tahrir, che ha disarmato di senso ogni forma di protesta, svelano l'identità immutata delle classi sociali al potere prima e dopo la rivoluzione.
* In residenza presso The Townhouse Gallery, Cairo (2012), nell’ambito del programma RESÒ - International Network for Artist Residencies and Educational Programs /Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea-Crt; in residenza presso Al Riwaq Project Space, Manama, Bahrein (2014), in occasione del Festival di arte pubblica Alwan 338. Foundations, a cura di Alexandra Stock.
In galleria testo di Cristina Baldacci
Inaugurazione: venerdì 17 aprile 2015, dalle ore 18.00
Galleria Alberto Peola
via della Rocca, 29 10123 Torino
Orario: da martedì a sabato, ore 15-19. Mattino su appuntamento