Pane e Paolantoni. L'artista trasforma le molliche di pane in 'cubetti', piccole tessere colorate di circa 0,5 cm che poi diventano i tasselli dei suoi lavori.
a cura di Veronica Longo
Venerdì 24 aprile 2015, alle ore 18.30, si inaugura la mostra di Francesco Paolantoni, a cura di Veronica Longo, presso la Galleria d’Arte Salvatore Serio in Via Oberdan 8, Napoli (nei pressi di Piazza Carità).
Noto ormai a tutti, goliardico, simpatico, dirompente, come solo un’anima tipicamente napoletana sa essere: è Francesco Paolantoni l’attore, ma non solo… potrebbe essere il nostro vicino di casa o uno dei tanti personaggi divertenti da lui inventati e donati al pubblico. Lo scorso anno esordisce come artista visivo, con l’esposizione personale tenutasi al Pan (Palazzo delle Arti Napoli) dal 15 al 30 novembre, realizzando quelle opere che lui stesso definisce “dadismo”.
L’origine di questi lavori potrebbe sembrare bizzarra, ma senza dubbio si distingue per la sua originalità: Paolantoni rivela di creare dadi di pane da sempre, così, mentre le persone comuni di solito ne fanno “palline”, lui trasforma le molliche in “cubetti”, piccole tessere colorate di circa 0,5 cm che poi si trasformano nei tasselli dei suoi lavori. L’idea gli nacque casualmente un giorno, quando alcuni dei dadini caddero sul tavolo formando una sorta di cuore. Man mano ne ha perfezionato la tecnica, impastando il pane con elementi naturali per colorarlo, quali paprika, curry, pane integrale… Il tutto per restare in linea con una filosofia di vita del nutrirsi in maniera sana e, sotto questa ottica, potremmo definirle delle opere da mangiare!
Ovviamente, tutto il procedimento segue una serie di fasi, che partono dalla creazione dei dadi, per passare al montaggio della tela sui pannelli, su cui dipinge il fondo e disegna la traccia preparatoria del mosaico; lì fissa ogni singolo pezzo con la colla aceto vinilica, controllando, dopo l’essiccazione, se ogni tassello sia al suo posto o disperso. Un procedimento che l’autore trova gratificante, divertente e rilassante, sebbene richieda cura e attenzione. Sembra quasi che persino l’etimologia di “mosaico” sia pertinente al suo procedimento. Non a caso, il termine stesso ha origine incerta: alcuni lo fanno derivare dal greco µουσαικόν (musaikòn), "opera paziente degna delle Muse", mentre in latino si definiva opus musivum, ossia "opera delle Muse" oppure "rivestimento applicato alle grotte dedicate alle Muse stesse".
Non occorre forse una gran solerzia nel realizzare centinaia di dadini a mano, uno per uno? Dialogando con l’autore, si scopre che in realtà ha disegnato da sempre, in particolare, da ragazzo si dedicava al fumetto rappresentando Batman, Superman o altri paladini della giustizia; alla domanda su quanto potesse sentirsi un supereroe, giunge simpaticamente la risposta: «Manc’ n’antecchia!».
Osservando le sue opere c’è un richiamo a una cultura che non è soltanto napoletana, ma anche di lontane origini: basti pensare alla tecnica con cui le realizza, che ci riporta indietro di millenni, come le prime testimonianze a Roma nel III secolo a. C., o restando più vicini alla nostra tradizione partenopea, la Casa del fauno a Pompei con il celeberrimo mosaico della Battaglia di Isso del II a.C., rappresentante lo scontro tra Alessandro e Dario III (attualmente situato nel Museo Archeologico Nazionale di Napoli).
Le citazioni potrebbero continuare all’infinito con i primi esempi bizantini della Basilica di San Vitale, una tra le massime opere dell’arte tardo-romana e famosa, appunto, per i mosaici commissionati dall’arcivescovo Massimiano, datati al 546/556 d.C., per giungere al geniale Antoni Gaudì che tanto utilizzò questa tecnica e che Paolantoni cita nell’opera Sagrada famiglia.
Nei lavori portati in mostra al Pan vi sono diversi riferimenti cinematografici, da Totò, a Fellini, Le voyage dans la Lune, con qualche rimando all’arte egiziana o al famoso Urlo di Munch.
Le opere in esposizione alla Galleria Serio, sono tutte inedite e cercano un ulteriore percorso di comunicazione: Un uomo solo con i capelli al vento per l’autore è un omaggio magrittiano e rappresenta quel senso di solitudine che attanaglia l’uomo contemporaneo; non a caso il volto è anonimo perché potrebbe esser un individuo come tanti o un uomo dai 1000 volti, tanto per restare nell’ambito della rappresentazione teatrale pirandelliana di Uno nessuno e centomila. Altro tema ricorrente è quello del mondo, in cui una mongolfiera è essa stessa pianeta e Atlante, cerca di sorreggere un globo che si sgretola suo malgrado, accettando la sua impotenza nel porvi rimedio. Forse non sarebbe troppo assurdo affermare che questa nostra contemporaneità si sgretola come il pane…
Palantoni non ama definirsi “artista”, trovando questo termine troppo “altisonante”: per lui si tratta di un nuovo modo per comunicare ed esprimere delle emozioni, un nuovo aspetto della sua personalità. Ovviamente, avendo vissuto per anni nel mondo del teatro e del cinema, con Eduardo e Totò come esempi, il suo essere attore è ciò che più fortemente lo caratterizza, ma essendo la vita stessa una sorta di enorme performance, tutto è arte e parte dall’esigenza di comunicare la propria interiorità e di condividerla con gli altri.
Da buon napoletano, la prima cosa che fa al mattino è prendere il sole… il sole di questa città che (cito testualmente) «Nel bene e nel male dà tante emozioni. Napoli è una città teatrale per eccellenza, dove tutto è esagerato, una città “malata”. Se accade qualcosa in Italia passa inosservato, a Napoli è tutto amplificato, ma vale la pena viverla… Napoli è una trappola, una sabbia mobile che ti risucchia e da cui è difficile venir fuori».
Paolantoni, eroicamente non si è mai spostato dalla sua città, convinto che tutto il nostro sapere debba restare al Sud e che, da una vita serena, non emergerebbero cose forti perché un artista, prima di ogni cosa deve dare se stesso… e in questo caso, si dà pane per chi ha i denti e per chi è affamato di vita.
Veronica Longo
Allestimento: Galleria d’Arte Salvatore Serio
Rassegna Stampa: Rosalba Volpe
Inaugurazione venerdì 24 aprile 2015, alle ore 18.30
Galleria d'Arte Salvatore Serio
via Oberdan, 8 Napoli
dal lunedì al sabato: 10.30 – 13.00 e 16.30 – 19.30
ingresso libero