Una collettiva con contributi pittorici, scultorei e performativi, programmaticamente finalizzata all'accurato scandaglio della corporeita' nei suoi aspetti marginali e patologici.
a cura di Salvo Ferlito
Il corpo umano reso nella sua dimensione più realistica e impietosa. Nessuna edulcorazione, nessun cedimento a piacevolezze di maniera, nessuna concessione a mode o a tendenze: Il corpo offeso è infatti una collettiva programmaticamente finalizzata all’accurato scandaglio della corporeità nei suoi aspetti marginali e patologici. Ovviamente non si tratta di realizzare delle tavole di carattere anatomo-patologico – cosa per la quale ci sono già le pubblicazioni mediche –, quanto, piuttosto, di dare consistenza visuale a quelle condizioni di minorità e sofferenza corporale che sono oggetto di sistematico rifiuto e costante rimozione nell’odierna società. In un momento storico, quale quello che viviamo, in cui i processi di “normalizzazione” passano anche – ed in misura consistente – per l’artificiale ridefinizione della corporeità attraverso il sistematico ricorso alle pratiche di chirurgia estetica e attraverso un capillare “martellamento mediatico” finalizzato alla codificazione d’un obbligato canone di riferimento, è dunque giocoforza, per artisti tradizionalmente inclini a racconti per immagini di intenso (ed anche brutale) impatto visivo, reagire in termini di dichiarata opposizione ad ogni tentativo di porre in essere alcun modello normativo del corpo umano che possa fungere da propagandistico strumento di potere.
Raccontare, evocare, alludere, rappresentare, senza censure o infingimenti, è quindi quanto hanno fatto i partecipanti a questa collettiva, contribuendo significativamente, coi loro apporti grafici, pittorici, scultorei e performativi, alla restituzione di una ben più autentica visione degli assetti psiche-soma e alla definizione delle dolenti declinazioni cui l’Ego può essere soggetto.
Dalle cupe atmosfere ospedaliere di Tino Signorini all’angosciante visione mortuaria di Roberto Fontana, dall’esplicito simbolismo ginecologico di Isa Kaos alla cruda rendicontazione dermatologica di Gaetano Costa, dagli allusivi andamenti marasmatici di Nino Russo alla lapidea e combusta necrosi cardiologica di Paolo Madonia, dalla vivace ed ironica descrizione dell’handicap di Thibault Delferiere alla scenografica allegoria tanatologica di Simona D’Amico e Simone Mannino, dalla fantasiosa evocazione epidemiologica di Olivier de Sagazan alla fantasmagorica e mummificata teatralità di Phlippe Berson, dall’alienante mortificazione geriatrica di Cesare Inzerillo alle caratteristiche derive schizoidi di Nicola Pucci, fino alla coatta e annichilente marginalità di Michele Ciacciofera e alle ossessioni dismorfofobiche di Giulia Ravazzolo.
Il corpo offeso si configura dunque come una puntuale sequenza di riflessioni visuali in grado di leggere il corpo nella sua inquietante complessità fisio-patologica.
Nessuna pretestuosa “antigraziosità” né alcun mero “descrittivismo clinico”, ma la fattiva ed empatica capacità di scandagliare a fondo anche gli aspetti più drammatici e sgradevoli, rimandando a quella concreta e naturale sostanza dell’essere ed esistere la cui disarmante fragilità continua a sfuggire ad ogni tentativo di artificiosa manipolazione o inquadramento precostituito.
La mostra, ideata e curata da Salvo Ferlito, si avvale, ai fini dell’allestimento, anche del contributo dell’architetto Giuliana Di Gregorio dell’associazione Le mosche.
Inaugurazione 26 aprile 2015 alle ore 19.00
Associazione culturale Le mosche
via Mariano Stabile, 92 Palermo
dalle ore 17 alle 20, su prenotazione (tel. 3357724095).