A volte tornano. Un mondo fantastico di personaggi inquieti, provenienti da una realta' immaginaria e concreta, restituito dietro trame brulicanti di elementi grafici discontinui, come pixel in versione analogica.
Dal 28 aprile al 29 maggio 2015 alla Kunsthaus Hannover, con la mostra “A volte tornano”, Wainer Vaccari rivela un nuovo e importante ciclo di dipinti.
Come suggerisce il titolo della mostra, attraverso queste opere assistiamo ad un ritorno all'ordine che per l'artista significa un richiamo alla propria produzione, in particolare quella relativa agli anni novanta. A tornare sono i soggetti e non la maniera. Ad ogni riscoperta, infatti, corrisponde un coefficiente di differenziazione: il mondo “fantastico” degli inizi, con i suoi personaggi inquieti, provenienti da una realtà al contempo immaginaria e concreta, viene restituito “a bassa definizione”. La nuova dimensione è discreta, velata dietro trame brulicanti di elementi grafici discontinui, come pixel in versione analogica.
Questa modalità non è un debutto per Vaccari. Già nel primo decennio del duemila abbiamo visto le sue tele trasformarsi in superfici mosse da elementi corpuscolari – linee e segni che non facevano altro che esaltare la bidimensionalità della tela. I soggetti tuttavia appartenevano alla realtà popolare, provenienti dal mondo dello sport e dei mass media.
Oggi, in quello scorrere di pixel troviamo le figure archetipiche del primo Vaccari: l'uomo seduto ripreso da una prospettiva aerea, il tuffatore, il viandante, … un popolo di osservatori (o voyeur?) che solo ora trova un nome, un ruolo e un fine ultimo.
Sono proprio opere come “L'osservatore”, “Il tuffatore” o “Il viandante in blu” (2014), a rivelare nel titolo il loro archetipo e a portare lo stile dell'autore modenese ad una sintesi compiuta.
Un elemento di novità viene ora dall'universo scientifico. Vaccari infatti non si limita più a suggerire la parzialità della percezione umana attraverso la resa pittorica. L'artista cita direttamente le teorie della fisica che stanno alla base di questa verità scientifica, racchiusa nella meccanica quantistica. Un esempio su tutte è la serie dedicata al paradosso del “Gatto di Schrödinger” (2013) in cui viene citato non solo l'esperimento in questione, ma anche la formula matematica del principio di indeterminazione di Heisenberg.
Scienziati, esploratori e studiosi immersi in una costante ricerca sulle origini della materia riprendono le sembianze e le pose esemplari delle tele anni novanta. Non solo. Questa umanità viene circondata da un insieme tangibile di elementi surreali come atomi macroscopici, elettroni che con la loro rotazione formano vere e proprie aureole, o ampolle di vetro che contengono formule e concetti.
L'artista si diverte a travalicare la linea che separa l'assurdo dal possibile, provocando nello spettatore uno stato d'animo di perturbante incertezza. La stessa che prova “L'osservatore” davanti a una tela bianca o ad un varco diretto in profondità.
Inaugurazione 28 aprile
Kunsthaus
Striehlstrabe, 8 Hannover
mar-ven 11-17
ingresso libero