Milano Art Gallery
Milano
via Galeazzo Alessi, 11
02 76280638
WEB
Gino De Dominicis
dal 29/4/2015 al 28/5/2015
lun 16-20, mar, mer, gio, sab 10-13 e 16-20, ven 10-13 e 16-23

Segnalato da

Milano Art Gallery




 
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29/4/2015

Gino De Dominicis

Milano Art Gallery, Milano

D'Io. "De Dominicis non ha voluto sottrarsi al confronto e ha ostinatamente cercato di verificare e dimostrare che e' il quadro che fa l'ambiente" (Vittorio Sgarbi).


comunicato stampa

a cura di Vittorio Sgarbi

Attesissima la mostra intitolata "D'Io", celebrativa dell'illustre artista Gino De Dominicis, curata da Vittorio Sgarbi, con la collaborazione di Marta Massaioli, che si svolgerà dal 30 aprile al 29 maggio 2015 nel rinomato contesto della "Milano Art Gallery", nel cuore di Milano, alla fine di Corso Genova, in via Alessi 11, in concomitanza con l'inizio imminente dell'Expo.

L'organizzazione è del manager Salvo Nugnes, direttore di Promoter Arte. Il vernissage inaugurale e' fissato per giovedi' 30 aprile, alle ore 17.30.

L'esposizione, nel concept di Vittorio Sgarbi e Marta Massaioli, ripropone l'importante mostra che si svolse nel 1971 presso la Galleria “L'Attico” di Fabio Sargentini, secondo una consuetudine cara a Gino De Dominicis di proporre a distanza di tempo la stessa mostra, con la precisa volontà di annullare e fermare la dimensione spazio tempo, come nel caso di "Particolare" presso la Galleria Pio Monti nel 1977 che ripetè identica l'anno seguente.

La mostra è accompagnata da due interviste inedite realizzate rispettivamente a Fabio Sargentini, che ricostruisce il clima culturale e la genesi dell'evento del 1971, e a Pio Monti che ricorda la personalità ed il suo sodalizio con l'artista, interrotto solo dalla morte di Gino De Dominicis.

L'esposizione verrà integrata e corredata da una serie di importanti contributi testimoniali audio e video, nonchè da un'intervista rilasciata da De Dominicis a Claudia Koll, nonchè dal contributo critico di Duccio Trombadori.

Gino De Dominicis
di Vittorio Sgarbi

Fin dagli inizi della sua attività, ho sempre provato un misto di curiosità e di simpatia per Gino De Dominicis (Ancona, 1º aprile 1947 - Roma, 29 novembre 1998), trasformatesi poi in infinita ammirazione. Ma non posso nascondere che per diverso tempo, quando era ancora in vita, l’obiettiva difficoltà di vedere il suo lavoro, la caparbietà capricciosa di sottrarsi a cataloghi e volumi precocemente commemorativi, la conseguente scarsa o nulla circolazione di fotografie, da lui giudicate corpi estranei, senza alcun legame con l’opera dell’artista, mi hanno creato una certa difficoltà a farmi un giudizio fondato e sereno.

Le amicizie e le frequentazioni di De Dominicis m’inducevano a ritenere la sua posizione piuttosto vicina ad arcaici residuati d’arte concettuale e povera, in verità molto più di lui pubblicizzati, visti e promossi. Mi sbagliavo. De Dominicis non aveva nulla a che fare con queste o altre espressioni, con pretese di globali interpretazioni del mondo. De Dominicis era solo, era il “grande solitario”, come lo era stato negli anni sessanta Domenico Gnoli. La sua posizione era infatti per definizione, e direi anche per carattere, eccentrica senza essere periferica, anzi essendo centrale al problema stesso dell’espressione. In un certo senso, ha agito in lui la lezione di Lucio Fontana, che arrivò al limite estremo dell’immagine senza uscirne. De Dominicis non ha voluto sottrarsi al confronto e ha ostinatamente cercato di verificare e dimostrare che è il quadro che fa l’ambiente. Per anni ha lavorato su superfici di legno dipinte con uniforme colore nero opaco, intervenendo su di esse preferibilmente con l’oro o con la matita. Penso al grande dipinto con i profili di Urvasi e Gilgamesh, in contemplazione di una marina sulla quale splende la luce solare di un solido geometrico. Il confronto tra il fondo e il segno determina una luce argentata simile all’incisione del niello.

Luce e mistero, in una sottilissima variazione della contemplazione e dell’infinito della pittura romantica: quasi un omaggio alle Rocce di Rütgen di Caspar David Friedric.
De Dominicis non evade, cambia rotta, trova un’immagine inedita dentro e attraverso il disegno; e l’immagine s’impone nello spazio, lo determina e lo deforma. L’intera sua opera è come magia che stupisce, rapisce, stordisce fino al punto di sostituirsi alla realtà stessa. Qui sta il mistero dell’arte, nella sua forza di sostituirsi alla vita. Raramente un artista contemporaneo ha espresso con le immagini un pensiero così forte.

De Dominicis era rigoroso e radicale, ma non rinunciava al paradosso, non assumeva atteggiamenti, prediligeva l’ironia, il divertimento nella vita e nel dialogo. Il luogo del pensiero era l’opera, superamento individuale, prima stilema che stile, che esce insieme dalla mente e dalla mano.

…l’artista più antico e contemporaneo che io abbia conosciuto: Gino De Dominicis, di cui tutti ricordano la vita eroica e misteriosa, e l’arte solitaria e intransigente. Nessuno può inserirlo in una corrente, in un gruppo, in una tendenza secondo le ripartizioni che hanno contraddistinto, dai futuristi all’arte povera, l’intero Novecento.

Gino fu ed è beffardo e indipendente, superbo e individualista. Attraversò, infilò con la sua lancia d’oro, avanguardisti, poveristi e transavanguardisti. Li mortificò con la sua calamita cosmica. Lui fu classico e ricco, allegro e malinconico, senza crisi e disagi, senza tormenti e turbamenti, luminoso e notturno, nero e oro; e nero e nero; e oro e oro.
Oggi riappare, presente e sfuggente, benché fosse più sfuggente quando era presente. E invece, ora e sempre, hic et nunc è. Nel nostro tempo. Nel suo tempo. In tutti i tempi. Fuori del tempo.

Onore a Gino De Dominicis.
Vittorio Sgarbi

Inaugurazione giovedi' 30 aprile, alle ore 17.30

Milano Art Gallery
via Galeazzo Alessi, 11 Milano
lun 16-20; mar-mer-gio-sab 10-13 / 16-20; ven 10-13 / 16-23
ingresso libero

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