Urlo - Groviglio - Nudo. Scatti che abbracciano un arco temporale ventennale dell'opera del fotografo romano, dal 1977 al 1997, con un lavoro inedito esposto quale opera omnia.
Fondazione 107 presenta URLO – GROVIGLIO – NUDO, trilogia che raccoglie 75 opere vintage dell’artista Dino Pedriali. Scatti che abbracciano un arco temporale ventennale dell’opera del fotografo romano, dal 1977 al 1997, lavoro inedito esposto oggi per la prima volta quale opera omnia. In una sezione separata sarà visibile “Egeo” realizzato nel 2014, dieci scatti che evidenziano la vitalità dell’artista in questi ultimi anni.
Dino Pedriali è il fotografo del nudo per eccellenza, riconosciuto “il Caravaggio della fotografia” non solo per l’intensità della luce e i forti contrasti tonali presenti nelle opere ma anche per il livido contenuto e la scelta dei protagonisti: i suoi modelli, i ragazzi di vita, ed è qui, su questi soggetti che l’opera di Pedriali si interseca con l’opera di Pierpaolo Pasolini, di cui ha documentato gli ultimi giorni di vita attraverso un prezioso reportage. Allora giovanissimo, è Pasolini ad indicargli la via, il primo scatto di nudo ha come protagonista il poeta nella Torre di Chia, ma Pedriali è stato anche il fotografo di Andy Warhol, Rudolf Nureyev e prima ancora di Man Ray e in ultimo di Carol Rama, amica di una vita.
Pedriali è il fotografo dell’anima, dai ritratti ai nudi, li preleva dal loro ambiente, molto spesso la strada, oggi potremmo dire la strada che li ha condotti dal mare, i migranti, i clandestini e li restituisce nudi, spogliandoli del superfluo, addobbati solo dal loro “essere”, immortalando ed impressionando sulla pellicola e su ognuno di noi in modo indelebile il loro stato emozionale, cosìcchè le sue opere sono destinate a non lasciare il fruitore indifferente.
La scelta dell’artista di aprire il catalogo con una frase di Jean Genet «Creare non è un gioco un po' frivolo. Il creatore si è impegnato in un'avventura terribile, che è di assumere su di sé, fino in fondo, i pericoli che corrono le sue creature» ci conduce nel cuore del fotografo presentandoci la poetica di Pedriali ed è così che lucidamente si palesa la sua autenticità.
Il rimando all’iconografia sacra è fortemente presente nel fotografo, così possiamo trovarci di fronte alla crocifissione, alla pietà e i suoi modelli potrebbero essere dei San Sebastiano, l'unico santo ad essere ammesso senza vesti nell’iconografia religiosa, dipinto nei secoli costantemente con l'intento di esaltarne la bellezza e di conseguenza esonerato dal flagello dal martirio.
La scelta della macchina fotografica e dell’obiettivo con cui fotografare, le dimensioni delle stampe di piccolo medio formato, l'utilizzo del bianco e nero, lo sviluppo analogico, sono una dichiarazione esplicita che Pedriali prima di tutto si consideri un fotoreporter.
Inaugurazione 5 maggio ore 18
Fondazione 107
via Sansovino, 234 Torino
gio-dom 14 - 19
ingresso 8 euro – 5 euro ridotto (dai 13 ai 18 anni) ingresso gratuito sino ai 12 anni e per i possessori di Abbonamento Musei Piemonte