Jenga. Il suo linguaggio sfrutta le capacita' ricettive della scultura per raccogliere le energie disperse del quotidiano e del dialettale.
a cura di Gabriele Tosi
Jenga è la prima personale di Fabrizio Perghem. Mossi da interesse per situazioni specifiche, i suoi interventi scultorei innescano processi umani e materici tramite l’attivazione di risorse indigene. E’ come se il suo linguaggio sfruttasse le capacità ricettive della scultura per raccogliere le energie disperse del quotidiano e del dialettale. Tale pratica ha generato nell’autore una particolare attenzione per ciò che intercorre tra l’esperienza artistica e la sua narrazione. In assenza di opere plastiche, Perghem utilizza il display della personale per sperimentare il ruolo dell’oralità nell’evoluzione della scultura, nella costruzione e demolizione del suo significato, nella propagazione del suo esistere.
Fabrizio Perghem (Rovereto,1981) Vive e lavora a Milano e Venezia. Si forma presso l'Accademia di Belle Arti di Bologna dove si laurea con una tesi in antropologia culturale. Nel 2014 è residente presso la Fondazione Bevilacqua La Masa di Venezia. Tra le collettive dell'ultimo anno si ricordano "FluxBooks:…to the Future" a cura di Stefano Coletto e Angela Vettese presso Fondazione Bevilacqua e Fondazione Bonotto. "Another Second Skin" a cura di Marco Tagliafierro e Stefano Coletto. "Mal di Montagna" a cura di Michela Lupieri presso Mars di Milano. "Afterimage, rappresentazioni del conflitto" a cura di Valeria Mancinelli, Chiara Nuzzi e Stefania Rispoli alla Galleria Civica di Trento e "Errare humanum est" a cura di Denis Isaia e Federico Mazzonelli in collaborazione con MART presso la Galleria Civica di Arco.
Si ringrazia
Audio Video SOS
per il service audio.
Inaugurazione 14 maggio 2015 ore 18,30-22
Localedue
via Azzo Gardino, 12c Bologna
dal mercoledì al venerdì, dalle 16 alle 19 e su appuntamento
ingresso libero