Habitat. Fotografie. "Il tipo di immagine suggerisce una possibile funzionalita' dell'antico occhio di focalizzare l'attenzione solo su determinati elementi".
Chi sono stati i progenitori della specie homo, i più antichi, ancor prima del periodo cacciatore – raccoglitore? Branchi di scimmie ciarliere (le si possono immaginare perfettamente a richiamarsi e ad inseguirsi) dovevano popolare le foreste vivendo le fronde degli alberi e mangiandone i frutti. Da questa suggestione parte una ricerca fotografica, nonché da una personale predisposizione dell’autore a sentire “vicini” gli alberi come “compagni” di vita sul pianeta Terra. Una suggestione che spinge a tentare di indovinare una visione primordiale dell’ambiente che doveva ospitare quelle popolazioni e una interpretazione, per così dire “in soggettiva”, del campo visivo di individui il cui orizzonte è interamente e solamente costituito dall’intrico dei rami e delle foglie. Il tipo di immagine suggerisce una possibile funzionalità dell’antico occhio di focalizzare l’attenzione solo su determinati elementi lasciando al di fuori della soglia di intellegibilità quella moltitudine di altri che altrimenti costituirebbero solo una distrazione o un sovraccarico cognitivo: lo sguardo va dove la necessità del momento lo conduce e si focalizza su alcuni elementi chiave che sono quelli importanti a determinare l’azione. Si assiste qui, tra l’altro, al ribaltamento del concetto di barriera: se, oggi, per noi una selva intricata costituisce un ostacolo, per le scimmie ciarliere doveva, al contrario, rappresentare la migliore opportunità di spostamento. L’atmosfera non è surreale ma semmai apocalitticamente carezzevole nel tentativo di sottolineare la persistenza di quelle contraddizioni che nelle società evolute vengono chiamate “ferocia” (brutalità, efferatezza, spietatezza) ma che in natura sono da sempre la regola. Alla luce di queste immagini Il nostro più disinteressato amore per il verde diventa strumento per capire se almeno qualcosa di quel mondo e quella situazione stia ancora vivendo in noi.
Carlo Columba,
classe 1956, maturità classica, laurea in ingegneria ma, di fatto, non ha mai esercitato la professione. Insieme alla natura, al silenzio e alle buone letture la fotografia è la sua passione più schietta e duratura con un’esperienza professionale di realizzazione di spettacoli in multivisione datata negli ormai lontani anni ottanta. Nel tempo bazzica un po’ tutti i media, non tralasciando i cd rom interattivi e i siti web. Approfondisce le tecniche e le tecnologie per l’apprendimento in rete e in ambiente tecnologico. L’avvento del digitale “risveglia il neurone fotografico” dando l’avvio ad una nuova fase, quella attuale, nella quale si dedica ad una ricerca personale verso una fotografia “poco fotografica”.
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Inaugurazione 14 maggio ore 19
XXS aperto al contemporaneo
via XX Settembre, 13 Palermo
martedì-sabato dalle 17 alle 20
ingresso libero