Radici (Trittico). Con l'immagine dei tralci riprodotti nelle loro contorsioni, da una parte si fa riferimento a paesaggi tradizionali, dall'altra la loro trasfigurazione rimanda all'essenzialita' del segno grafico.
C’è una doppia tradizione sulle origini del disegno e della pittura; alla rappresentazione di riprodurre quello che è, si contrappone la necessità di conservare quello che era, nella consapevolezza che sempre il disegno opera in absentia. Nelle opere di Capogrosso le due tradizioni sembrano sovrapporsi. Da una parte con l’immagine dei tralci di tendoni riprodotti nelle loro contorsioni, il riferimento a un fatto concreto della sua terra, della sua tradizione, dei suoi luoghi, dall’altra la loro trasfigurazione in una dimensione lirica dovuta anche all’essenzialità del segno grafico. Da una parte la realtà, dall’altra la memoria, fatta salva la possibilità, come nel Vermeer di Proust, di unificare le due tendenze, le due tradizioni, e rintracciare un intero mondo nella semplice macchia gialla su un muro, in un semplice frammento del reale.
C’è anche una sensazione di spaesamento nelle immagini in mostra, nel senso dell’unheimlich freudiana. Non sapere dove ci troviamo, sentirci in un luogo sconosciuto, senza punti di riferimento e senza radici. In forma di metafora possiamo affermare che i tendoni di Capogrosso riproducono questo smarrimento, questa vera e propria sospensione di senso. I tendoni scendono dall’alto, sospesi sulle loro stesse radici che non si vedono. Non è un caso, infatti, che essi siano una parte di una realtà più ampia che vive solo nel ricordo, un frammento in cui presente e memoria, sogno e realtà sembrano intramarsi e riprodurre un’immagine di sommessa nostalgia.
Romeo D’Emilio
Inaugurazione 9 giugno ore 19
Istituto Italiano di Cultura
Passatge Mendez Vigo, 5 Barcelona
tutti i giorni 10-19
ingresso libero