Simile, ma non identico. Gaeta ama costruire architetture ardite su cui il colore viene tirato come un elastico. Sammartano ama le lunghe e larghe pennellate che gonfiano le tele di aria nuova.
“Simile, ma non identico” è la sintesi del matrimonio combinato da Franca Prati tra Tony Gaeta e Antonio Sammartano. Due pittori che amano il colore dalle tinte forti in modo “simile”, ma di cui sperimentano le capacità plastiche in modo “non identico”. Gaeta ama costruire architetture ardite su cui il colore viene tirato come un elastico. Sammartano ama le lunghe e larghe pennellate che gonfiano le tele di aria nuova. Il primo subisce il fascino dell’horror vacui e spinge il colore ad occupare vorticosamente tutti gli spazi che sembrano non riuscire a contenere l’impeto delle figure rappresentate. Il secondo lascia che le parti vuote, o apparentemente tali, della tela vengano riempite dal visitatore che viene spinto a completare il gesto dell’artista.
Le tinte forti e la ricerca di spazi nuovi da esplorare, colorare, analizzare, criticare, seminare, raccontare o semplicemente godere sono alla base di questa altalena matrimoniale, che vive contemporaneamente la dimensione onirica degli sbuffi di Sammartano e la concretezza delle superfici di Gaeta, nel rispetto del gioco delle parti di ogni matrimonio.
Tony Gaeta, costruire lo spazio
di Andrea Lombardo
Tony Gaeta è un artista che ha voglia di costruire pezzo per pezzo gli spazi della sua creatività. La sua ricerca e sperimentazione lo portano a leggere di continuo gli eventi della vita quotidiana, i sentimenti, le aspettative, le speranze e i vizi propri di ciascuno di noi. Questi temi trovano la loro dimensione fisica nelle tele allungate, prolungate, smussate, livellate e sopraelevate: un gioco di curve e spigoli che impegnano lo spettatore in un viaggio plurimo. Si tratta di più percorsi, ciascuno può scegliere se seguire le sfumature dei colori, la forma della telatavola o essere travolti dal dialogo serrato degli elementi dinanzi gli occhi.
Il lavoro di Gaeta è attento e minuzioso, volto alla ricerca di quella calma e fermezza che fanno percorrere il filo teso all’equilibrista: proiettato verso il futuro. La luce è una compagna di viaggio mai abbandonata, mai lasciata indietro. Camminare lungo queste opere è un percorso faticoso e affascinante, che costringe a seguire le scie del vento, del fuoco, dell’acqua e della terra. Lasciarsi rapire dalla curiosità è d’obbligo. Nelle forme si riscoprono immagini già viste e familiari: uomini, onde, pesci, occhi, quadrupedi e mille altri segni di esperienze vissute.
Le opere di Tony Gaeta sono chiassose nei volumi e nell’impatto, ma solo il silenzio ci restituisce la loro personalità. Nate nello studio dell’artigiano paziente, che cerca un preciso taglio del legno, una leggera pennellata o una luminosa tonalità di colore, queste opere trovano la loro forma definitiva ben oltre l’idea di partenza. Il progetto iniziale, ben saldo nella mente del pittore, si arricchisce di passaggi musicali, storie, miti e leggende. La semplicità dell’inizio ha lasciato lo spazio alla complessità delle circostanze della vita, a tutte quelle diramazioni appuntite o arrotondate che il quotidiano ci regala.
Antonino Sammartano, liberarsi dei pesi
di Andrea Lombardo
Antonio Sammartano ha i piedi ben piantati a terra, così bene da permettergli di guardare in alto verso le stelle. Senza avere capogiri o vertigini, dipinge in modo deciso le sue superfici in espansione: reminiscenza di avventure passate e preludio di nuove conquiste.
I corpi densi, tracciati sulla tela, si spostano a tratti morbidi o lineari. Vengono fissati sulla tela mentre tendono a raggiungere la loro meta: quella meta cui solo l’osservatore potrà farli arrivare. L’autore, infatti, lascia sospese le forme per spronare il visitatore a partecipare all’opera e completare i movimenti accennati sulla tela.
Una pittura, quella di Sammartano, che, fatta di percorsi a zig zag e cerchi, muove energia e cerca energia da cui essere alimentata. Si può camminare avanti e indietro, sia sulla linea del tempo sia su quella dello spazio, ripercorrendo i gesti della creazione artistica. Il prima e il dopo si inseguono senza fermarsi: risvegliando sensazioni ed emozioni intorpidite per la vita incasellata nelle scadenze giornaliere.
Sammartano vuole spronare lo spettatore a completare l’opera, secondo i propri desideri. Vuole risvegliarlo, fargli recuperare la sua capacità di riconoscere i percorsi possibili, farlo camminare su strade nuove rispetto alla monotonia del paesaggio urbano. Partecipare al progetto dell’autore significa percorrere le tracce abbozzate, riscoprendo il fascino del viaggio attraverso sé stessi e le proprie inclinazioni.
L’artista che aspetta di vedere la partecipazione dell’osservatore, accetta anche di vedere la sua attesa cadere nell’indifferenza. Quell’indifferenza che non fa riconoscere la diversità dei luoghi, che non permette di cogliere la personalità di un quartiere o di una borgata. Il rischio di perdere ogni sforzo è elevato, ma l’autore non abbandona la possibilità di creare lo spunto, lo sprone, la pietra d’inciampo che costringa a prendersi cura di sé e liberarsi dei pesi.
Inaugurazione 12 giugno ore 18.30
Franca Prati Galleria d' Arte Moderna
Via Quintino Sella 77 Palermo
ingresso libero