Grammi residui. Linee continue leggerissime e sospese, frutto di una gestualita' rarefatta che porta la ceramica, alla rigidita' della geometria e alla tensione continua.
Mattia Bosco, scultore tra i più promettenti e intellettualmente vivaci del panorama italiano, condivide a INstudio la sua ricerca sulla materia e sul pensiero, rendendoci partecipi di un importante tassello del suo processo creativo.
‘Grammi Residui’ è una serie di sculture in ceramica mai esposte prima, in cui indaga il limite strutturale della materia. Linee continue leggerissime e sospese, frutto di una gestualità rarefatta che porta la ceramica, materiale plastico per eccellenza, alla rigidità della geometria e alla tensione continua, in pieno contrasto con la vocazione interna della materia.
Mattia definisce queste sculture 'terre in esilio': fuori dal loro terreno naturale anelano all’aria, fragilissime tendono alla leggerezza del nulla. Così eteree che - vero paradosso per una scultura - ciascun lavoro porta il nome del proprio peso in grammi. Il processo creativo di queste ceramiche, ricreato in plexiglass con la medesima intenzionalità, ha esiti inaspettati e molto differenti, innescando una profonda riflessione sull’identità inscindibile di forma e materia, essenziale per i lavori successivi.
Il 22 giugno Mattia Bosco porta questa ricerca, a lungo celata nel suo studio come traccia residuale del pensiero che ne è alla base, da studio a studio, in dialogo con lo Studio di Moreno Ferrari, designer che ha fatto della ricerca sui materiali la base della propria creatività.
Mattia Bosco (1976) vive a lavora tra Milano, Carrara e la Val d’Ossola. Respira l’arte come questione di famiglia e dopo gli studi di filosofia diventa scultore, indagando la materia per portarla al suo limite. Già al Design Museum della Triennale nel 2009 e nel 2012, partecipa nel 2014 a Database Carrara, a Dolomiti Contemporanee, al Premio Cairo e all’inizio di quest’anno presenta il suo lavoro in Atipografia - Arzignano. Attualmente le sue opere sono visibili al Museum Tinguely di Basilea, dove è stato invitato da Haroon Mirza a realizzare un’opera a quattro mani (hrm199 Ltd., fino al 6 settembre 2015), alla sua personale al Museo Diocesano (Mattia Bosco, fino al 30 agosto 2015) e al CAMeC di La Spezia (Cura, fino al 23 agosto).
INstudio è un progetto di Simona Sanvito, aperto e in divenire nel suo stesso compiersi.
Lo studio è indagine, ricerca, e presuppone il concetto di cura. E studio è un luogo. Qui si dà seguito agli incontri, si approfondisce. Qui le suggestioni vengono rielaborate, filtrate e sottoposte a quell’intenso labor limae che permette all’ispirazione di farsi progettualità. INstudio è un contenitore poliedrico all’insegna della curiosità intellettuale e della voglia di indagare il presente nel suo farsi, in modo conviviale e spontaneo. INstudio accade e accetta proposte, coinvolge saperi e discipline differenti: inanellare esperienze, ‘mettere insieme le cose’, permettere a chi partecipa di costruire la propria mappa mentale di collegamenti e suggestioni, il trait d’union è la stessa tensione creativa, la voglia di sinergie, di qualità, di confronto.
Moreno Ferrari, ligure, è uno dei progettisti più innovativi e trasversali della moda e del design italiani. Per un decennio direttore artistico per CP Company, nel 2001 vince Il Compasso d'Oro con I Trasformabili. Le sue creazioni sono state esposte al Centre Pompidou, al MoMA e al London College of Fashion e sono nella Collezione Permanente del Museo del Design della Triennale. Moreno Ferrari offre lo spazio privato del suo studio come luogo di ritrovo e di pensiero e ospita nella sua nuova sede milanese il progetto INstudio.
Inaugurazione 22 giugno ore 18
Studio di Moreno Ferrari
via Rosales, 3 Milano
18-21
ingresso libero