Caesar Salad. I lavori prendono forma nel loro esistere come idea multiforme e mai unica: una palla montata su un muro, o stampata in fotografia o intagliata nella cera.
Era il 1920 – a dir la verità nessuno sa dire esattamente il giorno – quando Caesar Cardini, un ragazzo proprietario di un ristorante a Tijuana in Messico, avendo esaurito in cucina tutti gli ingredienti dei piatti in menù, decise di combinare in modo casuale quelli rimasti, per creare un’insalata che facesse scena. Se fino a quel momento un piatto d’insalata era stato composto principalmente da lattuga ro- mana, Caesar provò a realizzarne una versione speciale, aggiun- gendo un condimento fatto di uno strano mix di parmigiano, succo di limone, olio d’oliva, uova, salsa Worchestershire e pepe nero. Senza acciughe però. Caesar non intendeva utilizzare acciughe nella sua insalata. Per cui il fatto che queste siano poi diventate così co- muni nella Caesar Salad é dovuto al fatto che anche suo fratello Alex aveva elaborato una ricetta di insalata molto simile, chiamata “Avia- tor”, che prevedeva l’uso di acciughe in sostituzione della Worche- stershire sauce.
La storia della nascita della Caesar Salad é dunque quella dell’im- probabile combinazione di diversi ingredienti in un solo piatto – ormai diventato un’istituzione culturale – caratterizzato da quel suo carattere d’insieme di elementi differenti.
La Caesar Salad, nella ricetta attuale, è da tutti considerata un’inven- zione americana, anche se è stata di fatto creata in Messico da un immi- grato italiano. In un certo senso, il contesto multiculturale nel quale è stata creata rafforza l’immaginario di un’appartenenza alla cultura ame- ricana, idea ancor più legata a quel mix dei diversi ingredienti che la compongono. Malgrado si tratti di un piatto comune nei menù delle steakhouse americane (la sua prima documentazione ufficiale risale al 1946 nel menù del ristorante Lawry’s Steakhouse di Los Angeles), in America la sua origine viene erroneamente associata a un’eredità dell’an- tica Roma, quando l’unica vera relazione con la presunta provenienza del suo inventore consiste nella speculazione di un’omonimia imperiale. Tale attribuzione, priva di fondamento, ha fatto sì che le grandi aziende che producono condimenti per insalata, decorino spesso le loro bottiglie con foglie di ulivo, colonne romane e in certi casi persino con un busto di marmo di Paul Newman, nelle vesti di Giulio Cesare, con la testa cinta da una corona d’alloro.
La ricetta originale della Caesar Salad si é evoluta nel tempo in di- rezioni diverse, adattandosi alla cucina regionale, alle diverse cul- ture e assumendo sempre nuove forme. I salutisti californiani hanno dato vita alla Kale Caesar, i fanatici delle spezie del sud hanno creato la Cajun Chicken Caesar, i messicani hanno inventato la loro variante a base di coriandolo e succo di lime, per non parlare poi di piadine, panini e sandwich di ogni tipo.
La Caesar Salad, le sue origini, le associazioni culturali, la connota- zione geografica e le sue potenziali forme future rappresentano lo spec- chio anamorfico della mostra personale di Michael Manning. Tali connessioni discorsive, dislocate tra Roma e la California, operano come sinapsi contrastanti – far fuoco e mancare, far fuoco e colpire. I lavori prendono forma nel loro esistere come idea multiforme e mai unica: una palla montata su un muro, o stampata in fotografia o inta- gliata nella cera. Manning trae il suo immaginario dalla ricerca in campi apparentemente estranei e li sintetizza in un formato fluido che appartiene distintamente al suo sentire sud-californiano, nella co-esi- stenza di diverse forme di rappresentazione. In tal senso il suo lavoro è un'insalata, una Caesar Salad, nata dalla necessità e dall’ambiente, frainteso e costantemente ritratto in uno stato di flusso rappresentativo.
Michael Manning (b. 1985) vive e lavora a Los Angeles. Il suo lavoro esplora approcci alternativi nella produzione e circolazione di oggetti d’arte tradizionali, attraverso l’utilizzo di tecnologie e social network. Man- ning crea dipinti, video e istallazioni, attingendo da internet e dai software, utilizzando la cripto-materialità della tecnologia informatica messa in rela- zione al suo interesse per la controcultura dei movimenti punk
Inaugurazione 2 luglio ore 19
cura. project room
via Ricciotti, 4 Roma
lun- ven 14.30-18.30
ingresso libero