Le sue opere pittoriche parlano di tortura in carcere, di sofferenze dei proletari mandati a combattere delle donne violentate dagli eserciti invasori e dalle guardie di regime.
Zaineb Hassan Auda,
è tra le vittime della ferocia del capitalismo.
Giornalista e artista a Baghdad, la città dove è nata,
esprime nei suoi dipinti e nei suoi articoli
la condanna per la guerra e la dittatura.
Le sue opere pittoriche parlano di tortura in carcere,
di sofferenze dei proletari mandati a combattere
delle donne violentate dagli eserciti invasori e dalle guardie di
regime.
Espone le sue opere anche in mostre internazionali,
per esempio ad Amman, in Giordania, in Oman e a Parigi
(tra il 1988 e il 1998).
Scrive per diversi giornali in Iraq
quando viene avvertita che vogliono ucciderla
per ciò che ha espresso nei suoi scritti e nei suoi quadri.
E’ costretta a lasciare il suo paese con infinito dolore,
probabilmente dopo aver subito una violenza.
Arriva nel 2002 in Italia,
un paese che la maltratterà fino alla morte.
Non può recuperare i suoi soldi depositati su una banca araba
e ben presto comincia ad avere problemi abitativi.
La solidarietà apparente di una cooperativa
ben presto lascia il posto ad un odioso e criminale ricatto :
assunzione di psico-farmaci in cambio di un tetto,
dopo un ricovero coatto e abusivo.
E’ una misera stanza in una casa-famiglia
per persone con problemi mentali
e la giovane artista irachena ne è prigioniera.
Dalla grande Baghdad,
antichissimo centro di cultura
che ha attraversato i millenni
rinnovandosi e fiorendo continuamente,
finisce nella periferia cementificata di Napoli,
tra campagne avvizzite e discariche a cielo aperto.
Cerca nonostante l’isolamento e la repressione
di continuare ad esprimersi
partecipando a mostre di pittura e ceramica.
Nel periodo in cui l’ accanimento terapeutico è più forte,
insieme allo sfruttamento della sua presenza nella casa-famiglia
da parte della direttrice per intascare la retta governativa,
Zaineb Hassan Auda reagisce alla violenza psichiatrica
con la luce e l’armonia di paesaggi naturali
in cui prevalgono magnifici fiori.
Una reazione che ricorda l’ esperienza di Van Gogh.
Ma in una Italia governata dai servi dell’ imperatore capitalista
e dove la distruzione e il massacro del suo paese, l’ Iraq,
vengono fatti passare per opera di democratizzazione,
l’intellettuale non riesce a riscuotere il successo che merita.
Quando viene liberata dalla casa-famiglia, nel gennaio 2013,
grazie all’ intervento deciso della persona che l’ ama,
le dosi di farmaco vengono progressivamente ridotte fino alla fine
ma hanno intanto avvelenato il suo corpo.
Ha il tempo di visitare il Marocco e Parigi (primavera 2013)
e di esporre di nuovo le sue opere a Napoli, presso Evaluna,
ma il 9 settembre cade in coma diabetico.
Come se non bastassero i danni provocati
dalla assunzione forzata di psico-farmaci
e che la conducono al coma diabetico,
un maresciallo di Polizia avvia un ulteriore sfregio :
una accusa infondata di documenti falsi
nei confronti della irachena
e di pestaggio fino al coma ai danni del compagno.
Il maresciallo cercherà di imporre un interrogatorio in ospedale
ma il tentativo verrà bloccato dallo staff medico
e dalla determinazione del compagno della irachena,
mentre lei è già stata sottoposta a tracheotomia.
Una ulteriore ferita viene inferta al corpo della irachena,
(che cerca disperatamente di reagire al diabete) :
la setticemia contratta nel reparto di rianimazione
e che è una ulteriore testimonianza
delle conseguenze letali della gestione capitalista
che ogni governo italiano impone alla sanità pubblica.
Zaineb Hassan Auda compie 45 anni
nel reparto di rianimazione di un ospedale.
Il cuore indebolito di Zaineb Hassan Auda
non resiste alla infezione di setticemia
e si ferma la mattina del 18 ottobre 2013.
Il giorno prima il vice-primario
ha annunciato per il giorno successivo
la liberazione di due posti nel reparto ....
Il corpo di Zaineb Hassan Auda
attende di essere lavato
secondo il rituale musulmano,
ma a causa della persecuzione messa in atto dal maresciallo
dovrà attendere una settimana in frigorifero.
Lo sfregio del maresciallo di Polizia
si infrange finalmente contro la decisione del magistrato :
la salma della intellettuale irachena
viene liberata, senza neanche bisogno di autopsia,
ed è proprio il compagno a poter disporre
di far procedere al lavaggio rituale
e poi alla sepoltura in cimitero musulmano.
Il maresciallo è l’ ultimo “caporale”
che cerca di farla prigioniera e distruggerla,
ma Zaineb Hassan Auda è di nuovo libera.
Una giovane e coraggiosa irachena è stata uccisa
affinché non dicesse la verità sulla guerra,
sulle condizioni del suo popolo e delle donne del suo paese,
sulle responsabilità dell’ Occidente nelle stragi
che ancora quasi quotidianamente vengono commesse nel suo paese.
Non è stata uccisa con una arma dichiarata tale
ma la sua uccisione ricorda l’ uso politico della psichiatria
comune a tante dittature, così frequente nella storia del mondo.
Ottenebrare la mente per impedire che si esprima liberamente,
colpire al cuore e al cervello
chi si ribella alla ideologia capitalista dominante.
Colpire al cuore e al cervello
chi condanna pubblicamente guerre e dittatura.
Questa volontà annientatrice da parte del capitalismo
viene espressa e condannata nelle opere di Zaineb Hassan Auda
con costanza e grande forza simbolica e cromatica :
un mirino disegnato sul cervello, una x sul cuore,
un televisore con volto umano e lacrime da coccodrillo
che rappresenta la propaganda dei regimi.
Zaineb Hassan Auda è stata una ribelle solitaria
e i padrini del caporale iracheno l’ hanno infine assassinata
così come assassinano i prigionieri dei CIE
e come assassinano coloro che migrano annegandoli in mare
o respingendoli verso luoghi di tortura e annientamento.
Zaineb Hassan Auda lascia i suoi quadri contro la guerra,
contro la violenza ed ottusità dei regimi,
contro ogni forma ideologica e materiale di maschilismo,
ed un vuoto incolmabile in chi l’ ha amata e apprezzata.
Le sue opere verranno ancora esposte,
come lei avrebbe voluto,
a monito contro i caporali,
e rispettando le sue volontà,
ma non saranno più in vendita
Marco Sbandi 31 Agosto 2015
Info:
sbandim@virgilio.it
Inaugurazione 4 settembre ore 19
Galleria Gino Ramaglia
via Broggia, 10 Napoli
ingresso libero