Museo d'Arte Contemporanea di Lissone MAC
Lissone (MB)
viale Padania, 6
039 2145174 FAX 039 461523
WEB
Beyond Environment / Zero in the mirror / FuoriStrada
dal 25/9/2015 al 28/11/2015
mer e ven 10-13, gio 16-23, sab e dom 10-12 e 15-19

Segnalato da

Anna Defrancesco




 
calendario eventi  :: 




25/9/2015

Beyond Environment / Zero in the mirror / FuoriStrada

Museo d'Arte Contemporanea di Lissone MAC, Lissone (MB)

Il concetto di enviroment attraverso il lavoro di Gianni Pettena e le opere di Allan Kaprow, Gordon Matta-Clark, Robert Smithson, Ugo La Pietra, UFO e 9999, stabilendo una serie di relazioni tra arte, architettura e natura. "Un ovvio riferimento all'atmosfera artistica e vitale creata dal Gruppo Zero negli anni '60, e all'utilizzo dello specchio da parte di Christian Megert e Nanda Vigo". Nel piazzale antistante il MAC e' collocata la scultura di Enrico Cazzaniga.


comunicato stampa

Beyond Environment

A cura di Emanuele Piccardo e Amit Wolf

Beyond Environment indaga il concetto di enviroment attraverso il lavoro di Gianni Pettena e le opere di Allan Kaprow, Gordon Matta-Clark, Robert Smithson, Ugo La Pietra,
UFO e 9999, stabilendo una serie di relazioni tra arte e architettura, tra arte e natura, nella consapevolezza che solo un'educazione non convenzionale può essere ancora attuale nel "progetto dell'ambiente".

L'esposizione si pone l'obiettivo di indagare l' environment e l'happening a partire dalle teorie di Allan Kaprow, che ne aveva attualizzato i significati espressi dalle Avanguardie storiche. La ricerca definisce gli ambiti de l' environment in Europa e in America nel decennio Sessanta-Settanta; mentre in Italia l' environment è urbano, rappresentato dalla piazza come spazio di espressione del pensiero politico, negli States l'environment coincide, nella versione di Kaprow, con lo spazio della galleria (ben rappresentato dai 18 Happening in six parts) per poi spostarsi nello spazio esterno (con i progetti Fluids e Record II). Diverso è il caso di Robert Smithson, che sin dall'inizio agisce in un contesto alterato dall'azione della natura stessa oltre che da l'uomo, come dimostra la sua celebre Spiral Jetty.
La differenza nel concepire l'environment tra Italia e America è testimoniata dagli interventi condotti da Gianni Pettena, appartenente al movimento della Superarchitettura. La ricerca che lui attua, dal '68 al '72, si focalizza sull'emersione delle criticità della città, enfatizzando in modo provocatorio il rapporto tra spazio e pubblico. I suoi progetti italiani, insieme a quelli elaborati da Ugo La Pietra e dal gruppo UFO risentono infatti del clima politico del Sessantotto e delle rivolte studentesche.

Diversamente, i lavori americani di Pettena, liberi da quel vincolo, riescono a esprimere forme e linguaggi autonomi che - senza imitare le ricerche dei landartisti - continuano a rimanere all'interno dei confini urbani, attitudine che ne caratterizza la ricerca teorica.
Formatosi nelle gallerie d'arte più che nella Facoltà di Architettura di Firenze, Pettena dialoga non tanto con i "radicali" della Superarchitettura quanto semmai con artisti come Mario Merz e Jannis Kounellis. Oltreoceano intrattiene rapporti con Kaprow, Matta-Clark e in particolar modo con Robert Smithson, anche prima del periodo in cui si trova a Salt Lake City. L'avventura americana di Pettena ha inizio nell'aprile 1971, con gli studenti del Minneapolis College of Art and Design, coinvolti nel lavoro Wearable Chairs, che li vede "indossare" le sedie e portarle in giro per la città, sedendosi all'improvviso sui bus o lungo le strade. Le sperimentazioni con gli studenti continuano anche per le Ice House I e II, interventi che utilizzano il ghiaccio come elemento naturale e immateriale che degrada nel corso del tempo.
La ricerca di Pettena è spesso realizzata con materiali poveri (l'acqua, i cespugli, la creta) e anticipa modalità e linguaggi architettonici contemporanei. In tal senso l'esempio più significativo è il Tumbleweeds Catcher, realizzato a Salt Lake City nel 1972: una torre rivestita con i cespugli del deserto.

L'esposizione curata da Emanuele Piccardo e Amit Wolf è stata realizzata con il sostegno della Graham Foundation for Advanced Studies in the Fine Arts e della Woodbury University. Nel periodo della mostra sarà disponibile un catalogo delle edizioni plug_in.
L'iniziativa è inserita nel progetto Meet Brianza Expo_Fuori Expo in Brianza finanziata da Regione Lombardia e Camera di Commercio di Monza e Brianza, con il coordinamento dela Provincia di Monza e della Brianza.

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Zero in the mirror
Christian Megert e Nanda Vigo
26 settembre - 29 novembre 2015

A cura di Marco Meneguzzo e Alberto Zanchetta

A cavallo degli anni Cinquanta e Sessanta, Zero fu un movimento transnazionale che coinvolse molti centri della cultura europea, favorendo un fervido scambio di idee e progetti. Il susseguirsi di esposizioni connesse a Zero anche in anni recenti è una lampante testimonianza di quel clima culturale che gravitava attorno alle suggestioni di un nuovo idealismo e di una rinnovata sensibilità (al reale, alla vita, alla percezione, alla luce) in cui potesse avverarsi un'integrazione tra arte-design-architettura e riuscisse a conciliare tra loro l'uomo, la natura e la tecnica.

Le opere esposte nella mostra Zero in the mirror ricorrono a superfici specchianti che, nelle intenzioni degli artisti, sono impressioni avvolgenti, essenziali e allo stesso tempo illimitate. In modo autonomo ma affine, Nanda Vigo [Milano, 1936] e Christian Megert [Berna, 1936] hanno incentrato le loro ricerche sull'impiego di specchi che - in base alle
sovrapposizione e al loro orientamento non uniforme - sono in grado di generare un movimento spaziale in cui l'immagine viene deviata, moltiplica, frammenta. Al di là di
un'ottica convenzionale, le opere ci introducono a una visuale in perenne mutamento.

Marco Meneguzzo, curatore della mostra, descrive il progetto Zero in the Mirror come «un ovvio riferimento all'atmosfera artistica e vitale creata dal Gruppo Zero negli anni Sessanta, e all'utilizzo dello specchio come strumento espressivo da parte di Christian Megert e di Nanda Vigo, entrambi partecipi riconosciuti di quell'esperienza, e tuttora legati a quello strumento come una delle principali peculiarità del proprio lavoro. Sia Megert che Vigo, in maniera del tutto indipendente l'uno dall'altra (uno in Germania, l'altra in Italia), hanno iniziato la loro attività matura utilizzando le proprietà dello specchio e dei suoi derivati: riflessione, trasparenza, luminosità, frammentazione dell'immagine, simmetria, sono solo alcuni elementi fisici legati allo specchio, che possono trasformarsi in elementi metaforici e addirittura etici, se si considera l'invito vitalistico del Gruppo Zero a cambiare i modi della propria vita attraverso una nuova visione del mondo e viceversa».

Se Megert ha esortato più e più volte le persone a tenere uno specchio sollevato di fronte a un altro specchio per "trovare uno spazio di infinite possibilità", Nanda Vigo ha sempre ribadito la necessità di sperimentare le "rifrazioni degli specchi che rimandano labirintici sistemi di luci". In queste loro opere ritroviamo infatti quella purezza della luce vaticinata da Otto Piene [Bad Laasphe, Vestfalia, 1928 - Berlino, 2014], fondatore e teorico del Gruppo Zero cui è dedicata la mostra lissonese. Gli artisti ricordano inoltre con affetto la recente scomparsa di un altro grande artista del "movimento" Zero, Bernard Aubertin [Fontenay-aux-Roses, 1934 - Reutlingen, 2015] amico e gentile compagno di strada

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Enrico Cazzaniga
FuoriStrada

Dal 26 settembre, nel piazzale antistante il MAC di Lissone verrà collocata l'opera FuoriStrada di Enrico Cazzaniga (Mariano Comense, 1966). La scultura è stata originariamente collocata nel 2009 a Cabiate, due anni dopo a Torino, nella Sala Nervi del Palazzo delle Esposizioni. Dal 2011 fino ai primi mesi del 2015 è stata ospitata nel Parco Sculture di Briosco (Rossini Art Sit) e dal mese di giugno di quest'anno presso il Museo del Legno - Riva 1920 di Cantù.

L'intenzione dell'artista è quella di rendere una comune automobile oggetto artistico significante: si tratta un'opera simbolica di ampio respiro, che trasforma un mezzo meccanico in icona del nostro tempo. La vettura, che ha macinato innumerevoli chilometri, diviene essa stessa agglomerata alla strada, perciò si rende contemporaneamente luogo adatto al viaggio nonché sede di viaggio. Al suo interno rimangono gli arredi canonici, che tuttavia non potranno essere raggiunti dall'osservatore, pur restando come archetipo di un sito un tempo abitualmente vissuto. La carrozzeria è interamente ricoperta di uno strato di composto bituminoso a caldo, tale da renderla d'asfalto come le strade finora percorse.

Enrico Cazzaniga è un artista comasco che ha indagato la città e più approfonditamente la strada, quale luogo di vita, di incontro, di commercio e di passaggio dell'uomo. I suoi lavori hanno dapprima utilizzato il catrame e l'asfalto veri e propri, poi si sono concentrati su altri temi e mezzi, portandolo agli ultimi cicli riguardanti la tematica del "Togliere".

Immagine: Gianni Pettena, Ice House II, Minneapolis - USA, 1971 © Gianni Pettena

Ufficio stampa
CLP Relazioni Pubbliche - Anna Defrancesco Tel. +39 02 36755700 anna.defrancesco@clponline.it

Inaugurazione: sabato 26 settembre ore 18:30

Museo d'Arte Contemporanea
viale Padania, 6 20851 Lissone - MB
Orari:
mer e ven 10/13
gio 16/23
sab e dom 10/12-15/19

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