Nous autres - Studi teriografici sul divenire. Una nuova serie di lavori fotografici e di video-animazione intitolata "Naughty Messy Nature", dove le immagini vengono elaborate tanto dai processi digitali quanto da vere muffe.
a cura di Claudia Attimonelli & Vincenzo Valentino Susca
Traffic Gallery è felice di ospitare nei propri spazi
Nous autres - Studi teriografici sul divenire
la nuova mostra personale dell'artista tedesca
Karin Andersen a cura di
Claudia Attimonelli e Vincenzo Valentino Susca.
Da sempre incentrata sulla nozione di teriomorfismo l'arte di Karin
Andersen non conosce confini mediatici, spaziando dal disegno manuale fino
alla sua manipolazione digitale, passando dalla video-animazione fino alla
scultura. Non a caso il processo allestitivo della mostra prevede spazi in
cui i disegni e le bozze divengono opere stesse proponendo una sorta di
laboratorio inteso come luogo fisico in cui l'artista pensa e ricrea.
"Nous Autres – Noi Altri" è una mostra nella quale l'apporto curatoriale è
divenuto protagonista prima, durante e dopo il processo creativo
dell'artista. Molti dei lavori digitali presenti sono stati difatto
commissionati dai curatori per precedenti collaborazioni con la
prestigiosa rivista parigina "Les Cahiers européens de l’Imaginaire" (Cnrs
Paris), e per lo spettacolo teatrale "Angelus Novissimus" di Alain Béhar e
Vincenzo V. Susca (2014). E se gli estimatori della Andersen conoscono
perfettamente le delizie del suo benchmark nutrito di esseri animali lungi
dall’essere bestiali, essi verranno sorpresi – almeno apparentemente – da
una nuova serie di lavori fotografici e di video-animazione intitolata
"Naughty Messy Nature", dove le immagini vengono elaborate tanto dai
processi digitali quanto da vere muffe.
Citando i curatori Attimonelli e Susca, il cui testo critico invitiamo
caldamente a leggere, possiamo affermare che, ”la galleria di creature
forgiate dallo sguardo lucido e visionario dell’artista non è tanto
un’esibizione di diversità, quanto un’interazione con l’alterità, uno
stato del divenire nel quale ciascuno di noi quotidianamente si ritrova,
molle e cedevole, anche solo per un istante, suo malgrado
riconoscendovisi”.
NOUS AUTRES - Studi teriografici sul divenire -
di Claudia Attimonelli e Vincenzo Valentino Susca
Karin Andersen, artista multimediale nata a Burghausen (Germania) e da
tempo residente a Bologna, torna con una personale alla Traffic Gallery di
Bergamo in cui propone nuovi risultati della sua indagine ai confini con
l’umano. Da sempre interessata a svelare in modo giocoso e ineluttabile
quegli interstizi, nascosti ai più, dove la natura tecno-animale preme
perché affiori l’Altro, questa volta l’artista ammette anche la presenza
del pubblico a sbirciare fugace nel luogo dove il suo immaginario diviene
oggettivo e dà vita alle creature che lo abitano.
Sempre più distante dall’idea antropocentrica del creato, Karin Andersen
sposa una genealogia "antropoeccentrica", di cui questa esposizione rende
conto tramite linguaggi pittorici, grafici, fotografici, audiovisuali,
eteromaterici, scenografici e coreografici.
Da un lato della mostra vi è, infatti, il laboratorio dove finalmente
abbiamo accesso alla visione dei passaggi di stato e delle condizioni
metamorfiche cui sono soggette le creature meravigliose della Andersen:
alcuni oggetti transizionali da una Umwelt (ambiente abitato) ad un’altra,
quali curiose muffe e paste modellabili fissate lì in procinto del loro
divenire. In un altro ambiente, ecco trionfare, discreta e trasognante, la
rassegna tutt’altro che autoreferenziale, bensì "eteroreferenziale" di
soggetti che trovano sublime collocazione non più fra le fila degli umani bizzarri,
quanto tra le pieghe del quotidiano più intimo e familiare.
Da lontano vediamo avanzare "Angelus Novissimus", una degna figura
testimone del nuovo millennio e proveniente dalla stessa stirpe
dell’Angelus Novus di Paul Klee (1920), ma questa volta più leggiadro
malgrado le rovine su cui poggia i piedi; avvicinandoci agli altri,
sentiamo un’irrefrenabile ancorché indescrivibile prossimità con la
giovane creatura al desco solitaria, prima che essa si intrecci con
l’Altro da sé e se ne nutra, a fondo; ancora ammaliati dall’abbraccio
delle goffe bestiole accanto all’oblò innevato, desideriamo sostenere e
accompagnare all’esodo l’animale magico e vermiglio che ci attraversa la
strada portando in salvo tre rari esemplari in fuga dall’ignoto. Così,
dalla spessa pellicola dell’umanesimo che la Andersen, fin dagli anni
Novanta, ha tenacemente reso permeabile alle spore provenienti
dall’ambiente fertile del post-umano, si stagliano le linee delle sue
creature più antiche e si scorgono i bozzoli già schiusi di quelle più
recenti.
La "fisiognomica amorale" (titolo della serie presentata ad Arte Fiera
2012 nello stand di Traffic Gallery) dei suoi personaggi racconta di
un’alterità quale cifra comune dell’umano, laddove "Nous Autres – Noi
Altri", siamo, per l’appunto, noi stessi proprio essendo percorsi da
Altri, attraversati da ciò che è altro da noi e dall’altro resi Noi
stessi. La galleria di creature forgiate dallo sguardo lucido e visionario
dell’artista non è tanto un’esibizione di diversità, quanto un’interazione
con l’alterità, uno stato del divenire nel quale ciascuno di noi
quotidianamente si ritrova, molle e cedevole, anche solo per un istante,
suo malgrado riconoscendovisi. Sì, ci riconosciamo forse nello spaesamento
reso tenero degli animali che si proteggono tra loro, nel capriccio delle
orecchie a punta, in una coda e in una rada peluria tradita dallo strappo
di una stoffa, un profilo caprino, una fessura che evidenzia la pelle
maculata, una postura che ammette un certo disagio nell’essere sulla
soglia dei mondi.
A tratti maldestre, le creature di Karin Andersen sono presenti da tempo
nell’immaginario quotidiano, le abbiamo trascurate solo quando abbiamo
obliato il politeismo che presiede la nostra esistenza, ma esse albergano
nei nostri sogni algidi del mattino e costituiscono l’accesso ad un
interstizio di grazia. Esse vivono in uno stato che richiede continua traduzione, sia in quanto interpretazione – che cosa e chi sono questi
esseri? – sia in quanto trasferimento e trasformazione da uno stato ad un
altro. L’opera dell’artista in questa personale dal sottotitolo
emblematico: Studi teriografici sul divenire, si propone di illustrare in
quanti modi si possa abbracciare l’idea del divenire: non è (solo)
l’incontro tra l’umano e l’animale, che pur è evidente e lascia il segno,
bensì trattasi di uno spazio coerente proprio perché precario e mai
definitivo, dove interagiscono in filigrana l’intervento manuale e il
tocco digitale. All’artista interessa precipuamente quell’interzona dove
sismograficamente avvertiamo la scossa tra i vecchi paradigmi che
designavano credibilità all’arte originale e autentica, screditando
l’artificio e la tecnologia in quanto fautori di immaginari falsi. Con
"Nous Autres" siamo portati a credere che lo spazio reale è un luogo
nutrito di un immaginario potentemente divino la cui sacralità è,
tuttavia, affidata ai gesti semplici di ogni giorno. Sbocconcellare,
correre un po’ affannati, attraversare la strada smarriti, trovarsi sulla
sommità di un cumulo di macerie, sfidare un amico e cadere innamorati.
Karin Andersen coglie questa sublime rivelazione dell’essere e la chiama
teriomorfismo (K. Andersen, R. Marchesini Animal Appeal. Uno studio sul
teriomorfismo, 2003). A differenza dello zoomorfismo, che significa
prendere le forme di un animale, il teriomorfismo è una delle modalità,
oggi prevalentemente estetica, attraverso cui può emergere vistosamente
uno scenario transumano, il quale, pur partendo dall’umano assume di volta
in volta connotati, appendici, e organi animali. Dal greco antico, ϑηριο
«terio» è la bestia feroce, e μορϕος «morfos», la forma: “A forma di
bestia feroce”. A ben guardare qui nessuno degli esseri rappresentati
ostenta ferocia. A rendere feroce la forma è la verità della sutura stessa
tra il mondo animale ancestrale e quello umano che crediamo di conoscere.
Uno spettacolo reale, nel quale, come nei tempi antichi, e secondo il
teriomorfismo, si dava volto e senso alle divinità, raffigurandone le
fattezze in modo ibrido.
La Sfinge, Ganesh, il Coyote ed altri miti archetipali erano non tanto la
sintesi, quanto il superamento dell’identità umana, raggiunto
attraversando a passo di danza tutti i mondi possibili. Stampe, disegni,
amabili resti e financo videodocumentari di metamorfosi fantastiche e
reali sono le opere scelte a testimoniare l’essenza di "Nous Autres – Noi
Altri". Ormai da tempo il “noi” su cui si è retta la nostra civiltà è in
crisi, vive una fase di decadenza, di saturazione e forse anche di
convalescenza. Karin Andersen, con Nous Autres, non ci propone né una
soluzione del problema, né una via d’uscita e neanche un rinnovamento
dell’umano dovuto alla possibile accoglienza dell’altro. Ci pone, invece,
al cospetto di figure che ci stanno sussurrando con uno sguardo intriso di
malinconia e al contempo di stupefazione ciò che è già avvenuto nel nostro
immaginario e che emerge progressivamente tra i pori della nostra carne:
una mutazione radicale ma ciò nonostante dolce, un cambiamento di pelle e
di sostanza in cui c’è ancora spazio per l’incantesimo. E per la danza.
Claudia Attimonelli e Vincenzo Valentino Susca
Ispirazioni di Walter Benjamin, Paul Klee, Emmanuel Lévinas, Marshall H.
McLuhan.
Opening Venerdì 02 Ottobre 2015 - orario 18:30-21:00
Traffic Gallery Contemporary Art
via San Tomaso 92 | 24121 Bergamo