Ternita'. L'antologica ripercorre i 25 anni di carriera dell'artista. La sua ricerca e' incentrata sui processi di trasformazione della materia, intesa sia come elemento organico presente in natura che come elemento artificiale elaborato dall'uomo.
A cura di Elisa Del Prete
Dall’11 ottobre 2015 al 6 gennaio 2016 l’Assessorato alla Cultura del Comune di Terni presenta nella sede di
Palazzo Primavera Ternità, la prima mostra personale di Carlo Steiner organizzata nella sua città natale.
L’esposizione antologica, a cura di Elisa Del Prete, ripercorre i venticinque anni di carriera dell’artista di
origine umbra e segna una fase di rinnovamento nella gestione del palazzo di origine cinquecentesca, volta a
rigenerarne l’identità come spazio espositivo dedicato all’indagine e alla valorizzazione dell’attività di artisti
contemporanei legati al territorio.
La scelta rientra in una nuova visione di sviluppo culturale della città che intende promuovere la creatività
diffusa e la sperimentazione di nuove modalità per il coinvolgimento e la partecipazione del pubblico. Spiega Giorgio
Armillei, Assessore alla Cultura del Comune di Terni: “Cambiano le modalità di selezione, cambia il rapporto tra
direzione, curatela, artista e pubblico, cambia il rapporto tra produzione e consumo di cultura. È la sede espositiva a
dover essere intesa come spazio essenzialmente di comunicazione e non viceversa la comunicazione al servizio dello
spazio espositivo”.
A sottolineare l’inizio di una nuova stagione culturale, la mostra inaugura sabato 10 ottobre in occasione
dell’undicesima edizione della Giornata del Contemporaneo, la tradizionale iniziativa promossa da AMACI –
Associazione dei Musei d’Arte Contemporanea Italiani con la finalità di promuovere la diffusione dell’arte
contemporanea presso il grande pubblico.
Nato a Terni nel 1957, durante gli anni del liceo Carlo Steiner scopre e si appassiona a importanti artisti della
grande tradizione umbra come Alberto Burri, Leoncillo Leonardi e Gerardo Dottori, si avvicina alle opere di Agapito
Miniucchi e frequenta il corso di scultura di Luigi Marras. Iscrittosi all’Accademia di Belle Arti di Viterbo, nel 1980 si
trasferisce a Milano per frequentare la neonata Nuova Accademia di Belle Arti dove segue i corsi di docenti di fama
internazionale quali Kengiro Azuma, Emilio Tadini, Luigi Veronesi, Gianni Colombo, Emilio Isgrò e Guido Ballo.
Pur non essendo mai tornato a vivere nella sua città natale, l’intero percorso artistico di Steiner è
contrassegnato da una sorta di “ternità” che sottintende il suo approccio, il suo sguardo e la sua pratica. Racconta
l’artista: “La ternità è una condizione che mi ritrovo addosso e che è costituita da legami con persone, luoghi e cose
che in qualche modo mi determinano ancora. Definire e mettere a fuoco questa condizione non é semplice. Il punto di
partenza lo trovo nell’esperienza vissuta, che si traduce in molti dei miei lavori come tracce visive che diventano
immagini su cui indagare per trovare qualcosa di apparentemente indicibile, strano e insolito”.
Il progetto Ternità, il cui titolo allude con un gioco di parole a questa condizione originaria, si propone di far
emergere tale identità ragionando, in un percorso a ritroso, sugli aspetti e sulle storie che caratterizzano il territorio
ternano nei suoi elementi paesaggistici, architettonici, religiosi, storici, culturali e sociali.
La mostra riunisce per la prima volta in uno spazio pubblico un ricco gruppo di opere realizzate da Steiner
dagli anni Ottanta ad oggi, consentendo una nitida lettura delle evoluzioni formali e concettuali della sua ricerca
incentrata sui processi di trasformazione della materia, intesa sia come elemento organico presente in natura sia come
elemento artificiale elaborato dall'uomo.
Affascinato dal mistero selvatico degli oggetti naturali, di cui é inesausto esploratore e raccoglitore, e dalla
sapienza tecnica che l'uomo ha continuato a perfezionare nel corso della storia, l'artista non cessa mai di attivare
processi, giocare con i materiali e sperimentare tecniche di lavorazione e strumenti. Pur adottando i materiali più vari -
dal legno alla lamiera, dalla carta di giornale alle ostie, il suo approccio non si ispira a quello tradizionale dello scultore
che forgia la materia bensì, al contrario, a quello dell'inventore che della materia vuole modificare la struttura.
In un’attitudine speculativa costantemente radicata nell’esperienza empirica e animata da uno spirito curioso,
talvolta quasi burlesco, è possibile rintracciare la trama che attraversa l’intero percorso espositivo con sottili corrispondenze. Ogni opera rimanda a un'altra e i medesimi elementi ricorrono nel corso degli anni, accompagnando il
pubblico nella scoperta di colori e forme nonchè dei meccanismi di costruzione che li determinano.
All’ingresso, la mostra si apre con un’inedita serie fotografica di 6 pezzi che documenta Dust (1985), un
intervento transitorio di land art realizzato da Steiner in Val Brembana a nord di Milano. L'opera, giunta da un passato
apparentemente distante dalla poetica attuale dell'artista, diventa invece immagine “guida” dell'esposizione proprio per
la sua capacità di definire ancora le linee guida della ricerca dell’artista in un dialogo tra uomo e natura che si gioca
sulla sfida costante tra elementi spontanei e creazione artefatta. Interessato alle forme organiche che la natura offre
spontaneamente allo sguardo, l'artista opera sempre alla ricerca di una loro “artificiale” trasformazione, prediligendo, a
un'attitudine puramente contemplativa, un agire volto, al contrario, al tentativo di “umano addomesticamento”.
A seguire, i lavori Allarmi e Neve ai lati, entrambi del 2004, mostrano come il processo che accompagna la
produzione, sempre artigianale e mai industriale, dell'opera, derivi da una costante e curiosa attenzione verso il “fare”:
ogni forma richiede la sua pratica e ogni pratica la sperimentazione e l'esecuzione diretta dell'artista. Ecco allora che
dadi e bulloni compongono i fiocchi di un cumulo di neve sovvertendo le idee di leggerezza e di candore insite nel
concetto stesso di neve, mentre la piastra di cottura per la produzione di ostie dà forma a una varietà di specie di
farfalle.
In opere successive l'elemento cartaceo, manipolato al limite della sua fragilità, dialoga con il senso di cui è
portatore. È il caso del ciclo di carte “traforate” Papier (2006) o di Festhyssen (2007/2008), in cui pagine di articoli di
stampa dedicati all’incendio divampato nell’azienda ThyssenKrupp a Torino nel 2007 diventano dissonanti festoni
giocosi da attaccare alle pareti. Nel ciclo Buone Nuove, iniziato nel 2009, l'artista invece si dedica a svelare le
dinamiche del linguaggio e della comunicazione massmediatica, partendo dalla sua ventennale esperienza di giornalista
grafico impegnato come art director per varie testate quotidiane.
Dal ciclo, Chiacchiere da bar è costituita da una serie di bacheche in cui la prima pagina di un giornale
ritagliata nei suoi “pieni” di testi e immagini viene mostrata secondo i principi che regolano gli spazi della notizia nella
strategia di comunicazione della testata, mentre la performance Kebab, incentrata su un’azione di grande impatto in cui
migliaia di copie di quotidiani, legate in mazzette incollate tra loro, vengono affettate dall’artista con una sega da
boscaiolo, riflette sul metodo di creazione della notizia giornalistica.
Al piano terra, infine, un'intera stanza è dedicata alla grande installazione Spore (2014/15), l'ultima
produzione dell'artista, appositamente realizzata per l'occasione, che anima la creazione di un vero e proprio luogo in
cui natura e artificio, fascino e circospezione sono antagonisti. Composta da una serie di tavole vitree in cui Steiner
sperimenta ed esplora densità e varianti cromatiche attraverso un processo di deposito delle spore di numerose varietà di
funghi, l'opera porta il visitatore a muoversi tra varie altezze e angolazioni, a interrogarsi sull'origine della forma e a
esplorare le possibilità del proprio sguardo, proprio come accade a chi, nel bosco, si trova costantemente a mettere a
fuoco la propria vista per adeguarla ai vari livelli di profondità che la vegetazione impone.
La mostra si completa con la pubblicazione Ternità, non un vero e proprio catalogo bensì un oggetto che
assume dignità di opera offrendo una chiave di lettura del percorso espositivo, e concedendo un ulteriore spazio
all'immaginario, alla memoria e allo scenario da cui i lavori esposti traggono origine.
Progettata con una veste grafica
anomala che rimanda a quella dei popolari rotocalchi, la pubblicazione si arricchisce di contributi visivi e testuali di
Elisa Del Prete, Giorgio Armillei, Francesco Andreani, Stefano Lanfiuti, Mario Stinchelli, Pietro Gagliardi, Massimo
Borgobello.
La realizzazione della mostra prevede il coinvolgimento delle classi 3° e 4° degli indirizzi Arti Figurative e
Audiovisivo e Multimediale del Liceo Artistico “Orneore Metelli” di Terni, che hanno affiancato l'artista
nell'allestimento delle opere negli spazi di Palazzo Primavera, hanno lavorato alla documentazione fotografica e video,
e curato il percorso di visite guidate che verrà offerto ai visitatori durante tutto il corso dell'esposizione sulla base di
contenuti realizzati direttamente dai ragazzi in collaborazione con gli esperti comunali di LaborArt e del Sistema
museale.
In occasione dell'inaugurazione l'artista realizzerà la performance Kebab, riproposta a Terni in una versione
pensata per gli spazi interni di Palazzo Primavera.
Carlo Steiner (1957, Terni) vive e lavora a Milano. Dopo il Liceo Classico si iscrive alla NABA / Nuova Accademia di
Belle Arti dove studia scultura con Kengiro Azuma, storia dell'arte con Guido Ballo e enviromental design con Gianni
Colombo. Negli anni Novanta vi insegna come assistente di scultura e tra dal 2007 al 2010 è docente di industrial
design. Tra 1984 e 2011 lavora come grafico giornalista per “Il Sabato”, “Avvenire”, “Amadeus”, “L'Eco di Bergamo”.
Tra le mostre personali recenti, nel 2013 realizza un'installazione all'interno del programma Conveying the Invisible, a
cura di Sara Corona per “No Longer Empty” al Queens Bvld a New York, espone nel 2005 e nel 2007 alla galleria di
Torino Gagliardi Art System, e nel 2006 alla Roberta Lietti Arte Contemporanea di Como. Tra le mostre collettive, nel
2015 partecipa a Why not?, a cura di Chiara Massimello, presso la Sede Ersel di Torino, nel 2013 a Homo faber, a cura
di Mimmo Di Marzio al Castello Sforzesco di Milano, nel 2012 al festival Seminaria di Maranola (Formia), nel 2010 a
Interface, a cura di Barbara D’Ambrosio e Silvano Manganaro al MLAC di Roma, nel 2007 a Linee all'orizzonte.
Paesaggio tra descrizione e astrazione a cura di M. Sciaccaluga, Galleria d’Arte Moderna di Genova, nel 2006 a
Outlook #1 - Panorama italiano a cura di L. Fassi, Palazzo Bricherasio, Torino; nel 2005 a Contemporanea 3 a cura di
E. Gravagnuolo, Pinacoteca Comunale, Como. Nel 2006 è artista in residenza a Hotel Pupik, Castello di Schrattenberg,
Judenberg (Austria) e nel 2008 è selezionato tra i progetti speciali di Independence, presso lo spazio non profit 1:1
Project che operava tra Roma e Londra.
Catalogo: distribuzione gratuita in sede di mostra
Informazioni Comune di Terni – Direzione Sistema Museale: Fulvia Pennetti tel. 0744 434210 | fulvia.pennetti@comune.terni.it
Ufficio stampa:
Eleonora Bonoli | tel. 328 5367897 | eleonorabonoli@libero.it
Inaugurazione: sabato 10 ottobre 2015 ore 17.30
Palazzo Primavera
via Giordano Bruno 3, Terni
Orario di apertura: 10.00 – 13.00 / 16.00 – 19.00; chiuso il lunedì
Ingresso gratuito
Visite guidate: gratuite, a cura degli studenti del liceo Artistico “Orneore Metelli”