'Impressionisti e Moderni. Capolavori dalla Phillips Collection di Washington' espone una selezione di 62 dipinti. Le opere in 'Russia on the road (1920-1990) registrano l'approccio degli artisti verso i soggetti tecnico-tecnologici. 'Una dolce vita? Dal Liberty al design italiano. 1900-1940' presenta oltre 100 opere tra arti decorative e arti plastiche.
Impressionisti e moderni
Capolavori dalla Phillips Collection di Washington
16 ottobre 2015 - 14 febbraio 2016
La mostra dal titolo “Impressionisti e Moderni. Capolavori dalla Phillips Collection di Washington” presenta sessantadue dipinti provenienti dal primo museo americano di arte moderna. Nelle intenzioni del fondatore Duncan Phillips, la prestigiosa istituzione, inaugurata a Washington D.C. nel 1921, avrebbe dovuto diventare "un museo intimo e raccolto, ma anche sede di sperimentazioni" in cui presentare l’arte contemporanea accanto a capolavori più noti. Oggi la Phillips Collection è una raccolta di opere d’arte moderna e contemporanea apprezzata in tutto il mondo. Nell’imminenza del suo centesimo anniversario, il museo ha organizzato un’importante mostra itinerante nel corso della quale il pubblico romano avrà per la prima volta l’occasione di ammirare una parte della sua ricca collezione.
Questa straordinaria mostra dedicata alla pittura europea e americana è organizzata cronologicamente, riflettendo in forma di macro-sezioni le grandi correnti culturali che hanno attraversato l'Ottocento e il Novecento fino al secondo dopoguerra. Si esordisce con le opere dei grandi artisti che all'inizio del XIX secolo hanno rivoluzionato la pittura europea da Goya a Ingres, da Delacroix a Courbet e Manet, messe in dialogo con quelle dei maestri dell’impressionismo francese come Cézanne, Degas, Van Gogh, Monet e Sisley. Un posto di spicco spetta ai maestri moderni che hanno plasmato la visione artistica del Novecento, tra cui Bonnard, Braque, Gris, Kandinskij, Kokoschka, Matisse, Modigliani, Picasso, Soutine e Vuillard, accanto agli americani Arthur Dove e Georgia O'Keeffe. Scoprire le opere fondamentali di grandi artisti americani ed europei del secondo dopoguerra come De Staël, Diebenkorn, Gottlieb, Guston e Rothko sarà per il visitatore un'esperienza intensa e completamente nuova.
La Phillips Collection è sostanzialmente diversa da altre istituzioni nate tra le due guerre poiché il suo fondatore, molto interessato al rapporto tra l'arte del passato e del presente, intendeva sostenere giovani artisti di vari orientamenti estetici e acquistò le opere giudicandone il merito, non perché illustravano scuole di pensiero, o erano alla moda o per il nome dei loro autori. Nel 1954, rivolgendosi alle nuove generazioni, Phillips scrisse: "Nelle nostre sale si mescolano epoche e nazionalità diverse, dipinti antichi e moderni che, accostati, acquistano senso e rilevanza in nuovi contesti, per contrasto o per analogia".
La mostra riunisce le opere dei più grandi maestri moderni e dimostra "che l'arte è un linguaggio universale", destinato a essere condiviso e apprezzato dal pubblico di tutto il mondo.
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Russia on the road (1920-1990)
16 ottobre - 15 dicembre 2015
Organizzata dall'Azienda Speciale Palaexpo in collaborazione con l'Istituto dell'Arte Realista Russa di Mosca, la mostra Russia on the road (1920-1990) presenta circa sessanta dipinti provenienti oltre che dalle collezioni dell'Istituto anche dai principali musei del paese, come la Galleria Tret’jakov o il Museo di Stato russo. La rassegna prende in esame quasi un secolo di storia dell'arte russa, in gran parte coincidente con l'esperienza sovietica: un'epoca in cui si tentò di trasformare le utopie in realtà e la realtà in mito. Attraverso un approccio tematico, la mostra racconta l'improvviso protagonismo nello spazio vitale del popolo russo dei nuovi mezzi di trasporto. Simbolo del progresso e di un inedito dominio dell'uomo sulla enorme vastità del continente russo, macchine e macchinari invasero anche l'immaginario degli artisti. Aeroplani, treni, navi, automobili ma anche autostrade, ferrovie, porti, stazioni della metropolitana, divennero soggetti interessanti e "nobili" quanto la figura umana o il paesaggio naturale, entrando nello spazio della rappresentazione artistica come simbolo positivo della condizione contemporanea.
Le opere in mostra registrano in modo assai multiforme l'approccio degli artisti verso i soggetti tecnico-tecnologici, variando notevolmente per forma e per atmosfera a seconda dell'epoca. Da un lato, opere fortemente ideologiche che celebrano i nuovi miti come simbolo del cambiamento; dall'altro lavori più intimi e poetici, lontani dagli obblighi della propaganda.
Oltre a presentare al pubblico alcuni celebri capolavori di Aleksandr Deineka, Yuri Pimenov, Georgy Nissky, corrispondenti al periodo più noto della storia artistica sovietica (dagli anni Venti agli anni Cinquanta), la mostra permette di ammirare opere sorprendenti ma meno conosciute degli anni dai Sessanta ai Novanta, in cui entrano in gioco corrispondenze con le contemporanee correnti culturali europee, come il Neorealismo italiano o la Nouvelle vague francese. Rimasta a lungo nascosta dietro la "cortina di ferro", questa pittura - oggi presentata nei più importanti centri espositivi d'Europa – consente di lanciare un rinnovato sguardo sulla storia dell'arte russa.
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Una dolce vita? Dal Liberty al design italiano. 1900-1940
16 ottobre 2015 - 17 gennaio 2016
a cura di Guy Gogeval, Beatrice Avanzi, Irene de Guttry, Maria Paola Maino
Mostra organizzata dall'Azienda Speciale Palaexpo in collaborazione con il Musée d'Orsay, Parigi.
Nell'Italia di inizio Novecento, le arti decorative, già eredi di un'importante tradizione artigianale e artistica, si fanno interpreti del desiderio di progresso di una Nazione che ha da poco conosciuto l'unità. Ebanisti, ceramisti e maestri vetrai lavorano spesso in collaborazione con i maggiori artisti del tempo, dando vita a un vero e proprio "stile italiano" destinato a influenzare la nascita stessa del design moderno. Si tratta di un periodo di "ottimismo paradossale", di intensa creatività con, sullo sfondo, una società in profonda trasformazione, alimentata all'inizio dalle speranze del governo Giolitti, ma presto costretta a subire il trauma della Prima guerra mondiale e il tragico esito del regime mussoliniano.
Per esplorare un simile contesto, la mostra procede attraverso un percorso cronologico composto da oltre cento opere e basato su un dialogo continuo tra arti decorative e arti plastiche. L'inizio del Novecento è caratterizzato dall'affermazione dell'Art Nouveau, noto in Italia come "stile Liberty" o "floreale".
A partire dall'Esposizione Internazionale delle Arti Decorative di Torino nel 1902, lo stile Liberty acquista via via una particolare originalità nelle opere di artisti come Carlo Bugatti, Galileo Chini, Eugenio Quarti, Ernesto Basile, Carlo Zen. La loro propensione per le linee curve ispirate alle forme della natura, con accenti talvolta esotici, si ricollega all'opera dei pittori divisionisti, vicini alle tendenze simboliste diffuse in tutta Europa e rappresentate in mostra da importanti quadri di Previati, Segantini, Morbelli, Pellizza da Volpedo.
Al gusto Liberty, divenuto lo stile dominante della nuova classe borghese, si opporrà con la sua volontà "antipassatista" il Futurismo. Questo movimento d'avanguardia, nato nel 1909 dalla mente di Tommaso Marinetti, si estenderà tuttavia alla arti decorative solo dopo la Prima guerra mondiale, durante il cosiddetto "Secondo Futurismo".
Nel 1915, Giacomo Balla e Fortunato Depero firmano un manifesto intitolato "Ricostruzione futurista dell'universo", in cui si annuncia l'intento di estendere l'estetica futurista a tutti gli aspetti dell'arte e della vita. Questi due artisti, che dichiarano di voler ricostruire l'universo "rallegrandolo", daranno vita a numerosi oggetti di arte decorativa e di uso quotidiano, dai mobili ai vestiti, dagli arazzi ai giocattoli.
Durante gli anni del "Ritorno all'ordine" - che seguono, in tutta Europa, la stagione delle avanguardie - il recupero della cultura classica assume in Italia diverse declinazioni nell'ambito delle arti plastiche e decorative. Tra le versioni più interessanti ricordiamo la Metafisica di De Chirico e di Savinio, e il Realismo magico il cui maggiore rappresentante fu Felice Casorati.
In maniera analoga, una visione incantata, sospesa tra ispirazione classica e gusto déco, caratterizza le ceramiche di Giò Ponti, o ancora le prime creazioni in vetro di Carlo Scarpa. Per quanto riguarda la produzione architettonica e l'arredo, lo stile monumentale di Giovanni Muzio e Piero Portaluppi coincide con il ritorno al classicismo celebrato dal "Novecento", il movimento sostenuto da Margherita Sarfatti e destinato a diventare il mezzo di espressione ufficiale del regime fascista. Negli stessi anni, il regime seppe tuttavia aprirsi agli esperimenti modernisti di artisti quali Giuseppe Terragni e Mario Radice (gli autori della famosa Casa del Fascio di Como), a cui si avvicinano le opere astratte di Fontana, Melotti o ancora Licini.
Infine, nel campo delle arti applicate, lo stile razionalista - conformemente alle tendenze europee artisti come Albini, Baldessari, Figini e Pollini, segnano il passaggio verso la produzione industriale e il design nella sua accezione moderna.
Conferenza stampa di presentazione giovedì 15 ottobre ore 12
Inaugurazione 15 ottobre su invito
Palazzo delle Esposizioni
via Nazionale, 194 Roma
Orario:
martedì, mercoledì, giovedì: 10.00 - 20.00, venerdì, sabato: 10.00 - 22.30, domenica: 10.00 - 20.00
L'ingresso è consentito fino a un'ora prima della chiusura
Biglietti:
Intero € 12,50 - ridotto € 10,00 ridotto 7/18 anni € 6,00 – gratuito fino a 6 anni scuole € 4,00 per studente con prenotazione obbligatoria per gruppi e scuole