Galleria Gracis
Milano
Piazza Castello, 16 (interno, piano terreno)
02 877807
WEB
Giuseppe Amadio
dal 21/10/2015 al 22/12/2015
lun 15-19; mar-ven 10-19; sab su appuntamento

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ch2 ideazione e comunicazione eventi culturali



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Giuseppe Amadio



 
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21/10/2015

Giuseppe Amadio

Galleria Gracis, Milano

Dune. Le opere selezionate per la mostra hanno un duplice linguaggio, quello plastico delle estroflessioni su tela e quello scultoreo delle opere su ceramica.


comunicato stampa

Galleria Gracis e Galleria Le Pleiadi, in collaborazione con l’Archivio Amadio e con l’Associazione Culturale Spirale D’Idee presentano Dune, mostra personale di Giuseppe Amadio, con testi di Luca Beatrice, Vittorio Sgarbi e Roberto Sottile.

Le opere selezionate per la mostra avranno un duplice linguaggio, quello plastico delle estroflessioni su tela e quello scultoreo delle opere su ceramica; la sintesi espositiva sarà di circa cinquanta opere.

Giovedì 22 ottobre alle 18.30 presso la Galleria Gracis (Piazza Castello, 16 Milano) si terrà l’opening dove sarà possibile osservare l’ultima fase creativa dell’artista umbro caratterizzata da una purificazione del segno. All’ingresso e all’uscita della mostra due opere invece testimoniano il passaggio dal linguaggio antecedente a quello attuale del progetto “DUNE”.

Venerdì 23 ottobre presso Galleria Le Pleiadi, in Largo V Alpini n 9, sarà invece possibile ammirare le opere di piccolo formato già appartenenti al progetto “DUNE” e appositamente realizzate per questo evento accostate ad altre di maggiori dimensioni appartenenti a una fase precedente di ricerca, contraddistinte da una forte connotazione segnica e le cui campiture sono esaltate da un gesto forte e definito che copre tutta la supeficie dell’opera.

Giuseppe Amadio nasce a Todi nel 1944. Dopo aver studiato design e grafica, per oltre 20 anni lavora nello studio di Piero Dorazio, a cui si lega in amicizia.

Amadio utilizza la tecnica dell’estroflessione, creando un mondo in continuo movimento che gioca con luci e ombre. E’ una continua progressione di moti, sia che si tratti di un unico flessibile gesto che attraversa la tela o di un susseguirsi di continue variazioni. La tela per l’artista è come uno spazio vivo, caratterizzato da rilievi, spessori e avvallamenti su fondi rigorosamente monocromi: dai blu ai rossi, dal bianco al nero e all’oro.

“Per me non esiste la sera. Vivo perennemente nel mattino”, sostiene Giuseppe Amadio, il quale a lungo ha mirato la luce mentre accarezzava le forme aggraziate delle colline umbre che circondano Perugia, i tenui passaggi tonali che già in passato ispirarono Raffaello, motivo per cui la sua ricerca imperniata sulla esaltazione degli elementi essenziali del linguaggio artistico, superficie segno colore, non sfocia mai in risultati freddi, duri; le tensioni che mette in gioco sono riconducibili alle forze della natura, spinte e controspinte su campi monocromi animati dalle ombre che si addensano ai piedi dei rilievi, dove il segno trova energia nella convivenza della sua identità doppia, estroflessione e introflessione, in modo armonioso dal momento che non vi sono mai strappi, contrasti netti e perentori. Non si tratta di assiomi in cui si cerca di dimostrare una verità universale. Quel compito era stato ampiamente svolto dagli artisti come Fontana, Castellani, Bonalumi per citarne solo alcuni.

Il mistero si cela nel retro delle opere su tela dell’umbro il quale vi condensa tutto il sapere artigianale dell’artista rinascimentale che sceglie e informa i materiali piegandoli alle sue esigenze espressive in una ricerca continua verso un ideale di perfezione che si confronta man mano con i quesiti che la materia gli pone; una sfida che nelle tele ha risolto inventandosi una struttura portante saldamente ancorata al telaio comprensiva di fasce in acciaio e chiodi, mentre nelle ceramiche e nelle resine, di più recente produzione, ha affrontato, sebbene per superfici di dimensioni limitate, plasmando direttamente la materia.

All’interno del percorso artistico di Amadio è possibile individuare una linea di indagine che va dalle estroflessioni più semplici, in cui sono coinvolti al massimo due piani, a quelle più complesse e di questa ricerca si è tentato di offrire una testimonianza all’interno della mostra.

Questa mostra, che si articola in due sedi, ha la peculiarità di voler presentare solo opere pubblicate sul catalogo – dove sono compresi saggi e interventi di Luca Beatrice, Vittorio Sgarbi e Roberto Sottile – con l’intento precipuo di rafforzare l’adesione al più ampio progetto DUNE che già annovera la mostra pubblica svoltasi presso il Museo Diffuso di Albisola (MUDA).

Grazie allo stretto legame di Luca Gracis con Londra, la mostra proseguirà presso la prestigiosa Galleria Godson & Coles, dove l’arredo inglese dal tardo XVII secolo ai primi del XIX si sposa con l’arte del XX secolo.

La Galleria Gracis, attiva da decenni nel settore delle arti decorative inglesi, ha trovato naturale evoluzione nell’arte contemporanea ricercando opere che rientrano nei canoni di eleganza e sobrietà delle linee geometriche.

La Galleria Le Pleiadi invece è specializzata nel trattare pittura lombardo-veneta dell’800, attenta tuttavia anche al mercato dell’arte moderna e contemporanea, pur mantenendo come linea guida principale la lezione su forma e luce tratta da artisti come Hayez, maestri nel proporre un’estetica inconfondibile.

Inaugurazione 22 ottobre 18.30

Galleria Gracis
Piazza Castello 16, Milano
lunedì 15-19; martedì-venerdì 10-19; sabato su appuntamento
ingresso libero

Galleria Le Pleiadi
Largo V Alpini 9, Milano
lunedì 15-19; martedì-venerdì 9,30-19; sabato su appuntamento
ingresso libero

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