Visioni pre-ecologiche nell'arte italiana (1967-73). Prosegue l'indagine sul rapporto tra pratiche artistiche, mutazione sociale e produzione dell'ambiente; sono presentate le ricerche pionieristiche di: 9999, Gianfranco Baruchello, Ugo La Pietra, Piero Gilardi.
9999, Gianfranco Baruchello, Ugo La Pietra, Piero Gilardi
a cura di Marco Scotini
Venerdì 6 novembre, alle ore 17.30, inaugura EARTHRISE, terza mostra collettiva a cura di Marco
Scotini che, nell’ambito del programma artistico 2015 del PAV di Torino, aggiunge un nuovo capitolo
alla genealogia del rapporto tra pratiche artistiche, politiche ed ecologiche.
Con la nuova mostra il PAV intende approfondire la propria indagine sulla genealogia del rapporto tra
pratiche artistiche, mutazione sociale e produzione dell’ambiente, presentando un insieme di ricerche
pionieristiche condotte in Italia negli anni cruciali attorno al ‘68. Un Sessantotto che non è solo quello
della rivolta del movimento studentesco e dei lavoratori ma anche quello della celebre foto scattata da
William Anders il 24 dicembre di quel fatidico anno. Una foto meglio nota come “Earthrise” appunto, da
cui prende il titolo l’esposizione, e dove la Terra - isolata nello spazio cosmico - appare per la prima
volta vista dalla Luna.
“L’dea che faremo meglio a tornare alla terra intesa come risposta polemica all’esplorazione spaziale è
l’idea di base dalla quale sono partito per questa avventura chiamata Agricola Cornelia” scriveva
Gianfranco Baruchello in un libro dal titolo ormai noto How to Imagine. A Narrative of Art, Agricolture
and Creativity del 1983. La fattoria sperimentale, che porta il nome di Agricola Cornelia S.p.A., inizia a
prendere forma nel 1973, “alla fine – cioè – di tutte le esperienze politiche con le quali eravamo stati
connessi dal sessantotto in poi e ci scoprivamo alla ricerca di valori diversi dalla normale militanza”. Nel
1971 è il gruppo di architettura radicale 9999 a lanciare invece un manifesto-volantino con lo slogan:
“Caro studente o cultore dell’ambiente, stai attento! Il tuo ecosistema è in crisi, la tua capacità creativa
è assopita”. Ciò che unisce queste esperienze estetico-politiche ai celebri Tappeti Natura di Piero
Gilardi della seconda metà dei ’60, così come alle incursioni sugli orti urbani spontanei e periferici di
Ugo La Pietra, è l’assunto etico della terra vista come “luogo del ritorno”.
Piuttosto che alimentare l’euforia per un’espansione illimitata, la foto del paesaggio spaziale scattata da
Anders nel ‘68 genera in molti un rovesciamento di prospettiva. È la Terra a divenire l’oggetto di una
nuova consapevolezza antropologica e responsabilità sociale: quella della limitatezza e finitudine del
pianeta. L’ultima avventura possibile diventa allora quella che alcuni cominciano a chiamare
“ecologica”. Ma non si tratta di ritornare a mitiche e impossibili condizioni originarie, tantomeno di
sbarazzarsi della tecnologia avanzata, il cui uso politico appare ora la vera posta in gioco di ogni futuro
possibile. Per la piccola costellazione di artisti e architetti al centro della mostra Earthrise questa
prospettiva diventa immediatamente praticabile e oltre ogni dimensione conservazionista.
Lontano dagli earthworks di matrice americana ma anche dal simbolico e dall’archetipico sviluppato
dall’Arte Povera, i lavori che sono presenti all’interno di Earthrise, negli stessi anni coniugano la
dimensione ecologica come pratica attiva nei rapporti umani, a tutti i livelli del sociale. Alcuni dei lavori
in esposizione apparvero riuniti anche nella mostra ormai storica Italy: The New Domestic Landscape
presso il MoMA, del 1972. Oggi ci appaiono come gli unici precursori, nel contesto italiano, del
rinnovato rapporto contemporaneo tra pratiche artistiche e ambito ecologico. Al Progetto Apollo (1971)
dei 9999, in cui gli architetti fiorentini vedono la Luna come l’arca su cui conservare i modelli della vita
terrestre mentre la Terra si sta autodistruggendo, fa seguito il modello abitativo Vegetable Garden
House dello stesso anno. Si tratta di un arredo-dispositivo tecnologico che introduce un frammento di
natura all’interno delle abitazioni e che è abitabile e consumabile secondo il principio delle risorse
riciclabili. Ancora l’idea di riciclo fa la sua comparsa nelle registrazioni e prelievi urbani in cui La Pietra
individua gli orti spontanei ai margini della città come “gradi di libertà” e di creatività sociale ancora
praticabili. Si tratta del recupero dei rifiuti della società dei consumi entro un processo di reinvenzione e
nuovo utilizzo che non contrappone l’agricolo all’urbano ma che entra in merito alla gestione integrale
della città.
Il progetto a lungo termine di Gianfranco Baruchello, Agricola Cornelia S.p.A., assembla in un’unica
ampia azione individuale e collettiva l’estetica, l’agricoltura, la zootecnia e la vita. Per Baruchello si
tratta di rileggere il “valore d’uso” in una accezione allargata e completamente rinnovata. L’idea di
ecoambiente sviluppata da Baruchello è implicita anche nei frammenti paesistici di Piero Gilardi che,
invece, cerca di ricostruire in poliuretano (dunque in un materiale sintetico) e quindi di salvare quanto
l’inquinamento ambientale sta distruggendo. Questa dialettica dimensione scultorea soft e auspicabile
è ciò che lo condurrà, in questi stessi anni, ad allontanarsi dal sistema dell’arte per una immersione
radicale nella vita sociale reale. E ciò con largo anticipo su quanto in tempi recenti chiameremo, con
Félix Guattari, “ecosofia”.
La mostra è realizzata con il sostegno della Compagnia di San Paolo e della Fondazione CRT.
All’interno delle iniziative previste per l’approfondimento della mostra Grow It Yourself le Attività
Educative e Formative propongono Immersioni Urbane, laboratorio per le scuole secondarie di
primo e secondo grado. L’attività propone una riflessione sulla città a partire dal lavoro di Piero Gilardi
e Ugo La Pietra che, nel corso delle loro ricerche, hanno indagato e attivato esperienze artistiche
partecipative volte a una riappropriazione dell’identità collettiva e degli spazi pubblici. Abitare uno
spazio significa restituire centralità al bene comune in senso territoriale, culturale ed ecologico attuando
azioni concrete che siano frutto dell’immaginario soggettivo e contestuale.
Per partecipare alle attività è necessaria la prenotazione: 011 3182235 - lab@parcoartevivente.it
PAV
via Giordano Bruno 31, 10134 -Torino
Orari: venerdì, 15 - 18; sabato e domenica, 12 - 19; Ingresso: 4 euro; ridotto: 3 euro; gratuito: Abbonamento Torino Musei, Torino+Piemonte
Card, minori di 10 anni, over 65, persone con disabilità