Family Games. E' nel dato sensibile e tattile, nelle dinamiche ludiche del supporto che l'immagine immortalata dall'obiettivo fotografico si differenzia da una semplice stampa.
Alessia Calarota, direttrice della Galleria d'Arte Maggiore G.A.M. presenta l'opera di un giovane artista emergente italiano: Niccolò Montesi che con "Family games" rappresenta un originale concetto di fare arte.
Nell'opera di Niccolò Montesi (Padova, 1977) l'atto di mettere a fuoco assume una nuova valenza, non solo visiva. È nel dato sensibile e tattile, nelle dinamiche ludiche del supporto che l'immagine immortalata dall'obiettivo fotografico si differenzia da una semplice stampa per diventare un'opera d'arte unica in cui è richiesta la partecipazione attiva del fruitore. La realizzazione formale rende centrale il tema del gioco in tutti i suoi aspetti e conduce a un significato più universale che, partendo dai risvolti più leggeri dell'infanzia, si inserisce nel contesto più ampio dei grandi giochi di potere.
In tutte le sue opere il gioco di logica, dove l'artista seduce e al tempo stesso sfida lo spettatore a confrontarsi con se stesso e a dare una propria personale interpretazione, si collega al diletto ludico dove il ritorno all'innocenza e alla spensieratezza infantile - spesso in forte contrasto con l'immagine in cui le tematiche dai risvolti emotivi, sociali o di attualità sono espresse in un equilibrio formale di fascinazione estetica – creano realtà differenti che si incastrano e si ripetono tra loro.
Tramite meccanismi magnetici l'immagine si scompone e si ricompone, dando vita così a un continuo scambio, che dalla figurazione realista, porta all'astrazione (più o meno pronunciata) e viceversa, non solo nella sua forma estetica, ma anche e soprattutto nel cercare di rappresentare e mettere in evidenza un valore immateriale come quello contenuto in un significato, in un concetto, in un'emozione, in un pensiero.
Come svelato dal titolo Family Games, tema centrale di questa prima mostra di debutto sono i legami familiari nei loro risvolti emotivi.
In "La scusa è servita" un vassoio apparecchiato, un bottone con impresso lo stemma di una famiglia storica italiana dove appaiono 5 mezze lune che corrispondono a 5 crociate, si mescolano con il sangue di un erede e l'inquietante presenza della zampa di corvo tranciata. Un "gioco dei 15" dove l'immagine si scompone e ricompone, dalla figurazione all'astrazione.
In "L'erede", che richiama il noto gioco "Forza 4" in una variante rappresentata dal numero 7, l'orsacchiotto compagno di giochi dell'infanzia è innalzato sulla coppa, come a voler sottolineare nell'inserimento dei gettoni, le variabili che possono influenzare e cambiare la vita di un bambino.
In "Famiglia" la forma a cerchi concentrici richiama un bersaglio del tiro con l’arco, in cui diversi oggetti: un calice del XVII secolo, la veste talare, il porta bouquet e il giullare simboleggiano l'unione sugellata dal matrimonio con i suoi aspetti sacri e profani.
In "Rito di passaggio", un teschio bendato e lordo dello stesso “sangue del suo sangue” rivela la circolarità del rapporto viscerale tra i genitori e i figli.
In "Guerra di secessione" il gioco della dama cinese svela e rivela due Galli Buccellati su dei giocattoli da infanti.
Ispirato alle mutevoli combinazioni dei "Lego", "Intrecci" rappresenta un albero genealogico e lo stemma su una una tomba come se il passato intrecciasse il presente in un incastro sempre variabile.
Di matrice apparentemente pop le tre opere "Torture Garden", "Educazione di un altro tempo" e "Lava e asciuga" dietro il volto rassicurante di Micky Mouse, che appare in duplice versione, grazie all’effetto di barre magnetiche che scompongono e ricompongono l’immagine a seconda del punto di vista.
Niccolò Montesi è nato a Padova nel 1977. Vive e lavora a Milano.
Inaugurazione 14 novembre ore 18
Galleria d'Arte Maggiore
via d'Azeglio, 15 Bologna
lun 16-19.30, mar-sab 10-12.30 e 16-19.30
ingresso libero