Villaggio Globale International
Carlo Andreasi
Maria Rebecca Ballestra
Irene Coppola
Irene Fenara
Alessandro Ruzzier
Tomaz Furlan
Michele Spanghero
Christoph Weber
Bruno Fadel
Stefan Doepner
Alessandra Lazzaris
Davide Bevilacqua
Isabella Brezigar
Giorgia Gastaldon
Decima edizione con un programma di 4 mostre che ribadisce l'identita' della rassegna stessa. Il Premio In sesto si apre internazionalmente, e' sottolineata la centralita' della collezione Punto Fermo, due esposizioni sono progetti specifici.
In questo 2015 la rassegna d'arte contemporanea Palinsesti raggiunge il traguardo della decima edizione con un programma di quattro mostre che ribadisce, e allo stesso tempo innova, l'identità della rassegna stessa. Il Premio In sesto si rinnova, aprendosi internazionalmente all'Euroregione Alpe-Adria: i tre artisti partecipanti sono infatti attivi in Slovenia, Austria e Friuli Venezia Giulia. In secondo luogo è ribadita la centralità della collezione Punto Fermo, con una mostra personale che dà il via ad una serie di approfondimenti sul lavoro degli artisti della collezione. Due ulteriori mostre sono invece progetti specifici per quest'edizione: novità che portano avanti una sperimentazione sull'arte contemporanea, da sempre cifra identificativa di Palinsesti.
Città che si vedono
Palazzo Altan, San Vito al Tagliamento
a cura di Giorgia Gastaldon
Artisti: Carlo Andreasi, Maria Rebecca Ballestra, Irene Coppola, Irene Fenara, Alessandro Ruzzier
«Anche ciò che sembra evocazione di una città arcaica ha senso solo in quanto pensato e scritto con la città di oggi sotto gli occhi»: nel trentesimo anniversario della scomparsa di Italo Calvino la mostra collettiva Città che si vedono prende spunto dalla lettura de Le Città invisibili (1972), nel tentativo di portare avanti una riflessione su alcuni temi fondamentali legati all'uomo ed al suo modo di costruire le città e starci (o non starci) dentro. La memoria, il desiderio, i segni che caratterizzano gli spazi urbani sono gli spunti narrativi di questa mostra, assieme alle tematiche del viaggio, della scoperta, della fragilità delle metropoli moderne, del rapporto tra l'uomo e la natura. Questa mostra fa parte di un nucleo più ampio di tre eventi espositivi organizzati in Regione per ricordare il trentesimo anniversario della scomparsa di Italo Calvino: si svolge infatti in collaborazione con il Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Udine (Casa Cavazzini, Per una gioiosa entropia, 4 luglio – 20 settembre 2015) e con la Galleria Comunale d’Arte Contemporanea di Monfalcone (Se una notte d’inverno, 3 ottobre 2015 – 10 gennaio 2016).
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Premio In Sesto 2015
a cura di Isabella Brezigar e Giorgia Gastaldon
Artisti selezionati: Tomaž Furlan, Michele Spanghero, Christoph Weber.
Artista vincitore edizione 2014: Bruno Fadel.
Il Premio In sesto Il luogo come arte rinnova la sua formula e, in questa settima edizione, si apre al contesto internazionale favorendo la partecipazione di artisti residenti nell’Euroregione Alpe Adria: Tomaž Furlan per la Slovenia, Michele Spanghero per l’Italia e Christoph Weber per l’Austria.
Le regole cardine del concorso rimangono invariate: gli artisti, selezionati da una commissione interna, elaborano un progetto di scultura o installazione per uno spazio pubblico della città e il voto dei visitatori della rassegna decreta l’opera vincitrice, che verrà in seguito realizzata e collocata permanentemente nella sua destinazione finale. In aggiunta è allestita una selezione di lavori dei tre partecipanti, ciascuno presente in una sala di taglio monografico con una piccola sezione di lavori più o meno recenti.
I tre progetti sono ideati per il tracciato del fossato adiacente al Castello di San Vito, caratterizzato dai resti delle mura di età patriarcale; questo spazio, dopo un attento restauro, è oggi valorizzato come sede di incontri e conversazioni culturali: un intervento d’installazione o scultura pubblica di un artista contemporaneo renderà ancora più vivo questo dialogo tra storia e presente, tra memoria e attualità.
Tomaž Furlan
Oggetti riciclati e ferramenta arrugginite, assemblaggi meccanici e ritagli di poliuretano compongono la serie di lavori Wear Series realizzata dall’artista sloveno Tomaž Furlan. Una serie che vede la luce nel 2005 e viene implementata negli anni con oggetti e sculture meccaniche che riportano alla mente ora strumenti di tortura medievale, ora protesi bioniche. Attraverso una velata ironia Furlan vuole sottolineare il senso estraniante e claustrofobico della società contemporanea imperniata sulla supremazia economica di reddito e proventi. Congegni azionati da gesti ripetuti, circuiti meccanici che si rivelano del tutto improduttivi: le azioni compiute non portano al profitto, che governa ormai ogni filiera dell’agire contemporaneo, non perseguono la creazione di un prodotto o la soddisfazione di un bisogno.
I lavori di Furlan non invitano alla contemplazione estetica da una rispettosa distanza, sono assemblaggi che destano stupore e stimolano una curiosa diffidenza nello spettatore. Volutamente le opere non sono identificate con un titolo esplicativo, riportano infatti il nome dalla serie seguito da una numerazione progressiva. Il visitatore non è facilitato nella lettura dell’opera, ma deve trovare autonomamente un significato e dare un senso all’oggetto che si trova di fronte attraverso la diretta interazione.
Michele Spanghero
Per il fossato del Castello di San Vito ho pensato di ragionare su ciò che in quel luogo non c’è più e le sue tracce, immaginando che l’acqua abbia lasciato dei detriti dietro di sé oltre ai ciottoli del Tagliamento sul letto della roggia. Ho pensato ad un’installazione che fosse discreta per non alterare la percezione dello spazio storico e che tuttavia entrasse in dialogo con esso.
Il progetto consiste nell’installare una serie di semisfere metalliche di varie dimensioni lasciate arrugginire che affiorano nel letto del fossato confondendosi con le pietre, ma questi ciottoli metallici, quando vengono percossi, rivelano una natura sonora inaspettatamente armoniosa. Come sovente accade nel mio lavoro, è l’intervento sonoro che dà senso alla scultura mettendola fisicamente in relazione con il pubblico, così questi ciottoli (Pebbles, appunto) svelano la loro presenza acusticamente quando i bambini o i cittadini di San Vito interagiscono con essi. Come i sonagli che hanno ispirato nella lontananza notturna Magritte ne La voix des airs, così queste semisfere connotano con una voce sonora il fossato del castello di San Vito e possono essere usate come uno strumento musicale per intonare semplici melodie.
Christoph Weber
Il cemento, pietra artificiale d’invenzione moderna, è il materiale principale con cui l’artista austriaco Christoph Weber conduce le sue ricerche in campo artistico. Il composto, nel passaggio da uno stato liquido ad uno stato solido, viene modellato in sculture e installazioni che innestano contraddizioni tra il concetto di durevolezza e staticità e la percezione di frantumazione e precarietà. Grandi monoliti o bassi cubi riportano sulle superfici fenditure e fessurazioni, squarci e ferite che minano la solidità scultorea dei volumi. Un materiale pesante e greve, dalla presenza bruta, viene domato dall’artista sotto la cui direzione fogli di calcestruzzo divengono duttili e malleabili: sottili lamine si inchinano flessuose verso le pareti, sequenze di piani si torcono e collassano, adagiandosi morbidamente sotto il peso della gravità. Forzando la natura intrinseca del materiale, Weber restituisce una delicatezza insospettata che, sostituendo lo studio e la resa dei panneggi, dei rapporti tra luci e ombre con l’investigazione cruda del cemento contaminato con ferro, cera e legno, anima lo spazio e innesca una reazione di turbamento nell’osservatore. Le dolorose fratture della materia suggeriscono un’indagine introspettiva alla disperata ricomposizione di un “io” conflittuale che convive all’interno di due opposti.
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A measurement measures measuring means / Stefan Doepner
Castello - San Vito al Tagliamento
a cura di Davide Bevilacqua
Per l'artista Stefan Doepner la tecnologia elettronica è materiale esecutivo delle proprie opere e tema centrale della propria ricerca. Doepner esplora le estetiche del nostro rapporto quotidiano con essa, scandagliando l'universo degli elettrodomestici di tutti i giorni per rivalutarne ed esibirne il comportamento elettromeccanico. Il titolo della mostra, A measurement measures measuring means, richiama proprio la relazione conflittuale tra uomo e tecnologia: gli strumenti [measuring means] nascono come estensioni del nostro corpo, ma nel momento in cui vengono utilizzati [a measurement] rivelano [measures] solamente sé stessi, rovesciando il ruolo tra “attuatore” e “attuato” e tra “prodotto” e “produttore”. Stefan Doepner rovescia ulteriormente questo rapporto, smontando e analizzando fisicamente e concettualmente le macchine di tutti i giorni, ricombinandone le funzioni e reinventandone l'utilizzo. Costruisce così grandi installazioni cibernetiche di luce, suono e movimento, che coinvolgono il pubblico in un'atmosfera elettronica pulsante di vita. Lo spettatore può così riscoprire attraverso momenti poetici generati dalle macchine stesse l'ambiente tecnologico che lo circonda.
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Punto Fermo / Alessandra Lazzaris
Essiccatoio Bozzoli, San Vito al Tagliamento
a cura di Giorgia Gastaldon
L’opera di Alessandra Lazzaris dal titolo Sectioned (2011), conservata nella collezione d’arte contemporanea di San Vito al Tagliamento, è il punto di partenza di questa mostra personale che vuole essere un approfondimento sul lavoro che l’artista ha portato avanti negli ultimi anni, ma anche un fondamentale affondo su quello che è, di fatto, il patrimonio culturale della cittadina di San Vito al Tagliamento. La ruggine rappresenta il materiale d’elezione di Alessandra Lazzaris fin dall’inizio della sua ricerca. Questo fenomeno dell’ossidazione del metallo – che l’artista tenta di gestire inducendolo con l’utilizzo dell’acido, ma che resta sempre inevitabilmente in parte governato dal caso – è stato declinato negli anni in vari modi: con composizioni e cuciture (dal 2002), abbinando la ruggine allo smalto tra 2005 e 2007, accostando il metallo ossidato all’acciaio specchiante attorno al 2009, trasformando la ruggine in “reperto” nelle “sezioni scientifiche” di resina del 2010-2011. Dal 2012 ad oggi il lavoro sulla ruggine di Alessandra Lazzaris smette di essere “additivo” – creando cioè ruggine per mezzo dell’acido sul metallo – per divenire “estrattivo”, con il prelievo della ruggine che viene letteralmente “strappata” dall’artista da vecchi oggetti di metallo non più creati ma trovati, in luoghi abbandonati e dimenticati; un rovesciamento di prospettiva che mantiene però una sua forte coerenza nell’indagare il tema centrale di tutta questa ricerca: l’impossibilità di rovesciare il fluire del tempo, l’inesorabilità dell’entropia.
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Racconto / Bruno Fadel
opera vincitrice del Premio In Sesto 2014
Fondazione Furlan, Pordenone
a cura di Isabella Brezigar
All’interno della rassegna d’arte contemporanea Palinsesti, organizzata dal Comune di San Vito al Tagliamento, la Fondazione Furlan ospita una personale di Bruno Fadel, vincitore con l’opera Racconto della sesta edizione del Premio In Sesto. Progettata per il vano d’ingresso dell’Essiccatoio Bozzoli, l’opera si compone di due sagome triangolari che si inseriscono nello spazio architettonico sottolineandone la verticalità. All’interno di telai geometrici Fadel dispone un’aggregazione di forme e materiali eterogenei – materiali di recupero, interventi pittorici, tessere musive – su cui traccia segni e grafie, in un racconto personale e al tempo stesso universale dove l’uomo riscrive con le parole dell’arte la stratificazione attuata dal tempo sulla memoria.
L’osmosi tra passato e presente, la ricomposizione di oggetti e forme al fine di imprimervi una nuova vita sono temi ricorrenti nel percorso artistico di Bruno Fadel. Egli rielabora oggetti tridimensionali e bidimensionali innestandoli in forme totemiche, sovrappone parole e tessiture geometriche generando nuove trame, opera commistioni tra fotografia e pittura, tra segno e significato. All’interno dello spazio della Fondazione un percorso installativo presenta opere in cui il silenzio che traspare non è muto e doloroso per un’assenza, ma per il timore che il filo del tempo si sfilacci lasciando l’uomo naufrago di se stesso. Un’esposizione che suggerisce una riflessione sul silenzio, che invita il visitatore a coglierne la bellezza e l’armonia e lo induce, attraverso la visione di parole e immagini, a ricercare risposte a mai sopiti interrogativi e domande.
Immagine: Stefan Doepner, Jedinica Jedan/UnitOne, 2013, installazione luminosa con lampadine a fluorescenza, campo elettromagnetico e suono
Inaugurazione: 15 novembre, ore 11:00
Orari
sabato, domenica:
10.30-12.30 / 15.30-19.00
Informazioni
Ufficio Beni e Attività Culturali
Comune di San Vito al Tagliamento tel. 0434833295
Ente promotore
Comune di San Vito al Tagliamento
Assessorato Beni e Attività Culturali
con il sostegno di
Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia
Provincia di Pordenone
con il patrocinio e la collaborazione di
Università degli Studi di Udine
Fondazione Ado Furlan
Casa Cavazzini, Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Udine
Galleria Comunale d'Arte Contemporanea di Monfalcone
Scuola Mosaicisti del Friuli
Gruppo Volontari della Cultura di San Vito al Tagliamento
Ufficio stampa: Antonio Garlatti
Ufficio stampa
Villaggio Globale International tel. 041/5904234 - 335/7185874 a.lacchin@villaggioglobale.191.it
SEDI:
San Vito al Tagliamento:
Antiche Carceri
Castello
Essiccatoio Bozzoli
Palazzo Altan
Pordenone:
Fondazione Ado Furlan
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