Gillo Dorfles
Ludovica Carbotta
Gabriele de Santis
Anna Franceschini
Diego Marcon
Alek O
Miren Doiz
Jose' Guerrero
Rubén Guerrero
Teresa Solar Abboud
Anna Talens
Vera Lehndorff
Holger Trulzsch
Fabio Ingrassia
Carlo Ingrassia
Vito Acconci
Franco Angeli
Giorgio de Chirico
Plinio De Martiis
Stefano Di Stasio
Giosetta Fioroni
Gilbert&George
Francesco Guerrieri
Urs Luthi
Carlo Maria Mariani
Bruce Nauman
Cristiano Pintaldi
Ennio Calabria
Candy Candy
Giacinto Cerone
Mariana Ferratto
Luigi Ontani
Luca Maria Patella
Arnulf Rainer
Sissi
Sten
Lex
Valentina Moncada
Maria de Corral
Ilaria Gianni
Lorena Martinez de Corral
Vicent Todoli'
Claudio Crescentini
Gillo Dorfles 'Essere nel tempo'; la collettiva Art Situacions II; le opere di Vera Lehndorff e Holger Trulzsch in 'Sirius. Where the Dog is Buried'; nella Project room #1 i dipinti di Carlo e Fabio Ingrassia e la collettiva 'Egosuperegoalterego. Volto e Corpo Contemporaneo dell'Arte'
Gillo Dorfles - Essere nel tempo
27 Novembre 2015 - 30 Marzo 2016
Roma celebra per la prima volta l’opera totale di Gillo Dorfles, la sua arte e il suo pensiero.
Dal 27 novembre 2015 al 13 marzo 2016, il MACRO – Museo d’Arte Contemporanea Roma ospita la mostra Gillo Dorfles. Essere nel tempo a cura di Achille Bonito Oliva, coordinamento scientifico e progetto di allestimento di Fulvio Caldarelli con Maurizio Rossi: la prima antologica che rende omaggio all’opera totale di un padre storico della cultura visiva italiana, tra produzione artistica, pensiero critico e teorie estetiche.
La mostra è promossa dall’Assessorato Cultura e Sport di Roma - Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, con il patrocinio del MiBACT, e organizzata dal Centro interdisciplinare di ricerca sul paesaggio contemporaneo in collaborazione con Zètema Progetto Cultura.
Gillo Dorfles, l’artista e il critico d’arte: due anime distinte, due differenti modi di vivere la relazione con il tempo. Da un lato, i tempi del mondo interiore: la sua vivacità espressiva autarchica e personalissima, imperturbabile di fronte all’avvicendarsi di avanguardie e correnti artistiche. Dall’altro lato, i tempi del mondo esteriore, l’orizzonte mobile della storia: il suo sguardo che indaga le oscillazioni del gusto, le evoluzioni estetiche e comportamentali del presente che caratterizza ogni epoca.
Oltre 100 opere, alcune delle quali esposte per la prima volta: dipinti, disegni e opere grafiche, ma anche una selezione di ceramiche e gioielli. Un inedito percorso attraverso il tempo, dalle creazioni più recenti (inclusi tre dipinti inediti realizzati nell’estate 2015) alla fondazione del Movimento di Arte Concreta (in mostra, anche documenti originali e cataloghi storici delle prime esposizioni), fino agli esordi giovanili degli anni Trenta.
Per la prima volta, l’esposizione delle opere d’arte di Dorfles, è completata da due sezioni dell’allestimento, complici e complementari, che diventano occasione per ripercorrere oltre un secolo di storia, tra parola e immagine.
Istantanee è la sezione documentaria che raccoglie un ricchissimo repertorio fotografico e il corpo inedito dei carteggi che testimoniano il dialogo, l’amicizia e le affinità elettive di Dorfles con alcuni degli artisti e intellettuali più significativi del Novecento. Biografia che da personale si fa collettiva.
Previsioni del tempo è la sezione intitolata allo sguardo lungimirante di Dorfles che ha sempre saputo avvistare il domani. Citazioni tratte dalla produzione saggistica (Kitsch e fenomenologia del cattivo gusto, architettura e design, musica e teatro, sistema dell’informazione, moda e costume), contributi iconografici, filmati inediti e di repertorio (in collaborazione con RAI Direzione Teche), documentano la vastità dei territori esplorati, al di là dei recinti disciplinari. Critica d’arte, estetica, filosofia dell’arte, psicologia, sociologia sono alcuni dei saperi che concorrono alla lettura e all’interpretazione dello spirito dei tempi.
Durante il periodo di programmazione della mostra, il MACRO ospiterà il ciclo di incontri Parola critica, occasione per approfondire i temi fondamentali del pensiero critico di Gillo Dorfles. Tra i relatori: Giovanni Anceschi, Giorgio Battistelli, Mario Botta, Aldo Colonetti, Andrea Cortellessa, Stefano Catucci e Ugo Volli.
Il catalogo della mostra (pubblicato da Skira Editore, Milano) comprende, oltre al saggio critico del curatore Achille Bonito Oliva, scritti di Umberto Eco e Luigi Sansone, interventi a firma dei ministri Dario Franceschini e Stefania Giannini e del Sindaco Ignazio Marino. La pubblicazione è impreziosita da una vasta antologia critica dedicata alla produzione artistica di Dorfles e da una sua recente conversazione inedita con Fulvio Caldarelli e Federica Pirani.
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Art Situacions II
a cura di María de Corral, Ilaria Gianni, Lorena Martínez de Corral e Vicent Todolí
27 Novembre 2015 - 31 Gennaio 2016
ART Situacions II propone un’attenta ricerca sulle poetiche e sui linguaggi presenti oggi nell’arte visiva in Italia e in Spagna, presentando al MACRO i lavori degli artisti italiani Ludovica Carbotta, Gabriele de Santis, Anna Franceschini, Diego Marcon, Alek O., e degli artisti spagnoli Miren Doiz, José Guerrero, Rubén Guerrero, Teresa Solar Abboud, Anna Talens, selezionati all’unanimità da un comitato di esperti composto da María de Corral, Ilaria Gianni, Lorena Martínez de Corral e Vicent Todolí.
Gli artisti selezionati rappresentano una significativa panoramica delle odierne giovani generazioni di artisti nei due Paesi, le cui ricerche trasmettono, attraverso diverse sfumature e forme, un fedele ritratto del tempo di oggi.
La mostra intende presentarsi come un paesaggio stimolante e variegato, offrire un punto di vista privilegiato su alcune delle pratiche più strutturate, evocative e coerenti di questo momento storico e, allo stesso tempo trasmettere articolate e diverse interpretazioni del tempo che stiamo vivendo.
Consapevole del fatto che il sistema di valori sul quale la nostra società si fonda è ora in completa ridefinizione, ART Situacions considera la cultura, e l’arte in particolare, come un efficiente strumento per affinare i criteri che indirizzano verso un cambiamento, un percorso che permette di illuminare le incertezze cui l’essere umano è soggetto. Facendo i conti con la mancanza di opportunità che oggi le giovani generazioni si trovano a dover affrontare, ART Situacions si propone di sostenere e promuovere le ricerche attive nel campo dell’arte contemporanea e di diffonderle ad un pubblico più ampio.
ART Situacions non intende riflettere i gusti dei mecenati dietro l’iniziativa, né mettere in mostra un particolare tema o disciplina artistica, ma gettare un possibile sguardo sull’arte nell’epoca attuale, concentrandosi su alcuni dei discorsi più interessanti e coerenti.
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Lehndorff / Trülzsch - Sirius. Where the Dog is Buried
a cura di Valentina Moncada
27 Novembre 2015 - 17 Gennaio 2016
Dal 1984 al 1988, gli artisti Vera Lehndorff e Holger Trülzsch lavorano alla serie 'SIRIUS' (presentata per la prima volta nel 1986 alla Bette Stoler Gallery a New York), un progetto realizzato in Italia, a Prato, all'interno di magazzini di indumenti usati, che prende il suo titolo dalla omonima costellazione, Sirius, detta anche Stella del Cane, la più brillante del cielo notturno, la guida dei viaggiatori. Il sottotitolo 'Where the Dog is Buried' viene coniato per la prima volta in occasione dell'esposizione alla Scott Hanson Gallery di New York nel 1988.
Le foto vengono realizzate sullo sfondo di pile di stracci colorati, trasferendo sul corpo della modella/artista l'immagine astratta creata dalla materia variopinta per poi sparire, mescolandosi nell'accumulo di tessuti, diventando quasi invisibile. L'esposizione viene accompagnata da una selezione di polaroids che catturano i diversi momenti del lavoro, come una traccia completa del processo creativo.
Trülzsch dipinge il corpo di Lehndorff riproducendo una mimesis dell'area circostante. Entrando a far parte dello spazio, il corpo sostituisce l'area riprodotta, talvolta fino a sparire completamente. Il corpo diventa un dipinto e il dipinto si fonde con il muro e scompare, come scriveva Gary Indiana nel 1985.
Una suggestione surreale che, a partire dal concetto di objet trouvé, descrive una metamorfosi poiché il corpo, fondendosi con lo sfondo, lo evidenzia, rappresentando se stesso all'interno di qualcos'altro.
In questo senso lo spettatore viene invitato a ricercare l'essenza delle cose e ad andare oltre l'apparenza in un 'gioco di perdizione' in cui il desiderio di sparire diventa contemporaneamente anche quello di apparire; la maschera non solo nasconde ma rivela.
Così commenta Trülzsch in una intervista: “I felt like a Pygmalion, having a fearful vision that beauty could turn into a mostrous creature; well, it did, in a quite and satirical manner. And technically, it was an incredible challenge for me to paint in a hyperrealistic way, like in an old master's fresco technique”.
Cenni biografici
Vera Lehndorff, nasce nel 1939 in Königsberg/Kaliningrad. Dal 1958 al 1961 studia pittura e design al Fachschule für Gestaltung, Hamburg. Nel 1961 Lehndorff arriva in Italia, dove continua a dipingere; a Firenze viene scoperta dal fotografo Ugo Mulas cominciando la sua carriera da modella diventando da qui a pochi anni famosa in tutto il mondo con il nome di “Veruschka” affermandosi come una delle più importanti top model nel mondo. Nel 1963 conosce l'artista Salvator Dalì che la introduce al Surrealismo e con il quale realizza numerose performance artistiche e fotografie. Attraverso questa esperienza, Vera impara a concepire il suo corpo come un mezzo artistico. Nel 1968 infatti si dipinge come una pietra nel film diretto dal fotografo Franco Rubartelli, sperimentando la pittura e il disegno su foto-immagini di se stessa. Nel 1970 incontra l'artista Holger Trülzsch con il quale comincerà una lunga collaborazione artistica. Porta avanti contemporaneamente progetti personali come la serie di foto in bianco e nero che la ritraggono coperta di cenere nelle strade di New York, esposte al MoMa-PS1 nel 2001, lavorando successivamente ad altri progetti come Veruschka Self-Portraits (2000) e producendo l'installazione e il video Burning City (1996). Dal 2005 vive e lavora a Berlino.
Holger Trülzsch, nasce nel 1939, vive e lavora a Parigi e Berlino. Dal 1960 al 1965 studia pittura e scultura presso l'Academy of Fine Arts a Monaco di Baviera (Akademie der Bildenden Künste, München); è vicino ai membri del SPUR, WIR e Geflecht groups. Nel 1961, durante l'esposizione del Gruppo Zero presso la NOTA Gallery a Monaco, incontra Otto Piene che lo introduce all'arte cinetica e informale, in particolare all'arte lumino-cinetica. Nel 1965, Trülzsch lavora alla relazione tra pittura, scultura e suono. Dal 1970, in collaborazione con Vera Lehndorff, usa l'affresco e le tecniche anamorfiche, fissando la natura effimera dei body paintings in tableaux fotografici. La combinazione di pittura e fotografia è essenziale per creare l'illusione, facendo apparire e sparire il corpo rispetto allo sfondo. Fino al 1988, Vera Lehndorff / Holger Trülzsch realizzano numerose serie di body paintings come “Oxydation” (1973), “Striptease” (1973), “Eruption a creation of a mask” (1973) e “Mimicry dress art” (1973). Insieme a J. F. Chévrier and F. Hers, è stato il co-fondatore, membro e il curatore artistico dell'esposizione"Mission Photographique de la Datar" (1985, Palais du Tokyo, Parigi), una delle più grandi missioni in Europa del XX secolo. Il lavoro di Holger Trülzsch crea una connessione tra fotografia, pittura, disegno, video, scultura, suono e luce, realizzando grandi installazioni e interventi in esposizioni e spazi pubblici.
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Carlo e Fabio Ingrassia
a cura di Cornelia Lauf - Assistente Curatore: Eleonora Tempesta
27 Novembre 2015 - 31 Gennaio 2016
Al MACRO gli Ingrassia presentano i primi dieci anni del loro lavoro, con opere che nascono dal dialogo continuo tra disegno e scultura sovvertendo il modo tradizionale di concepire le grammatiche del colore, fino a far dissolvere la scultura nel tratto della matita, dove attraverso la saturazione e le velature del grigio, scaturisce il colore.
Allo stesso tempo, la grammatica dei colori e la grammatura della carta sembrano sovrapporsi e comporsi di volta in volta in forme plastiche, e il disegno diventa scultura, con opere che si materializzano dal supporto cartaceo in strati di pastello su cartone, immagini mentali scolpite attraverso gesti puliti e calibrati, fino a secernere spessori, suggerire contorni.
Biografia
Carlo e Fabio Ingrassia (Catania, 1985), vivono e lavorano a Catania (Italia). Dopo aver conseguito il Diploma in Grafica Pubblicitaria presso l’Istituto d’arte di Catania nel 2004, si laureano all’Accademia di Belle Arti di Catania (sezione Scultura) nel 2011. Nel 2013 conseguono il diploma in Discipline plastiche e Scultura al Liceo Artistico M. M. Lazzaro di Catania.
Gli Ingrassia hanno esposto in diverse mostre nazionali ed internazionali. Sono stati secondi classificati al Premio FAM Giovani per le Arti Visive e finalisti al Premio Cairo a Milano.
Tra le principali mostre si ricordano: PIANETA X, a cura di Daniela Bigi, Museo Riso, Palermo (2015); Premio FAM Giovani per le arti visive (II classificato); Viaggio in Sicilia #6 - Quando il paesaggio è in ascolto, a cura di Valentina Bruschi, Cantine Planeta (2014); Sezioni e Polvere (mostra personale), Ritmo Independent Cultural Space, Catania, (2013); opere selezionate Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico Artistico, Museo Nazionale Palazzo Venezia, Roma (2012); 54° Biennale di Venezia Esposizione Internazionale d’Arte, Padiglione Italia / Accademia, Venezia, (2011); I° classificato al Premio Nazionale delle Arti ’08, sessione Scultura e Decorazione, (2008).
Catalogo
The Everyday Press (Londra)
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Egosuperegoalterego. Volto e Corpo Contemporaneo dell’Arte
a cura di Claudio Crescentini
27 Novembre 2015 - 8 Maggio 2016
Diventa così anche un modo per approfondire e dimostrare, nel concreto dell’arte stessa, quella che storicamente è definita come “pittura di genere”, con riferimento appunto all’autoritratto e al ritratto e, se vogliamo ampliare la denominazione attualizzandola, al selfie.
La mostra propone un’analisi del volto e del corpo nell’arte contemporanea, mediante l’esposizione di opere in cui l’artista stesso si auto-rappresenta (tra gli altri Vito Acconci, Franco Angeli, Giorgio de Chirico, Plinio De Martiis, Stefano Di Stasio, Giosetta Fioroni, Gilbert&George, Francesco Guerrieri, Urs Luthi, Carlo Maria Mariani, Bruce Nauman, Cristiano Pintaldi), di opere in cui l’artista è “rappresentato” da un altro artista, come nelle fotografie di Claudio Abate, Marco Delogu, Mimmo Iodice, Nino Migliori, e ancora di opere in cui l’artista non ritrae se stesso ma un altro personaggio, in cui però riesce a ritrovarsi e specchiarsi, come nei lavori, tra gli altri, di Ennio Calabria, Candy Candy, Giacinto Cerone, Mariana Ferratto, Luigi Ontani, Luca Maria Patella, Arnulf Rainer, Sissi, Sten e Lex.
In tal senso, si inserisce in mostra il doppio focus dedicato ad Alberto Moravia e Achille Bonito Oliva, due exempla, fra i tanti possibili nel mondo della cultura italiana contemporanea, famosi anche a livello internazionale, sul quale abbiamo voluto porre una maggiore attenzione visuale, attraverso l’esposizione dei ritratti di Moravia realizzati da Renato Guttuso, Carlo Levi e Mario Schifano e quelli di ABO di Sandro Chia, Francesco Clemente e Mario Schifano.
Fra dipinti, fotografie, installazioni site specific, stencil, la mostra cercherà anche di approfondire e dimostrare, nel concreto dell’arte stessa, l’iter contemporaneo di quella che storicamente è definita come “pittura di genere”, con riferimento appunto all’autoritratto e al ritratto, ampliando e attualizzando la denominazione fino al selfie che, in poco tempo, si è andato imponendo a livello mass-mediale come nuova forma di comunicazione e diffusione del sé, riportando, consapevolmente o meno, il volto e corpo contemporaneo di nuovo in primo piano nella società e di riflesso nell’arte contemporanea.
Il MACRO, infatti, ha lanciato, in correlazione con la presente mostra, attraverso il suo sito e i social network, una campagna selfie – contest#MACROego – mediante la quale il pubblico, dal 10 settembre al 10 novembre 2015, è stato invitato a postare il proprio selfie, finendo così per fare attivamente parte della mostra stessa. Divenendo artista e nello stesso tempo “opera”, quasi in una unione estrema fra la teoria, ormai storica, espressa da Walter Benjamin ne L'opera d'arte nell'epoca della sua riproducibilità tecnica con la profezia di Andy Warhol, ormai ampiamente verificata dai tempi, di «In the future, everyone will be world-famous for 15 minutes». Tutti i selfie arrivati, infatti, sono trasmessi in mostra, mentre i primi cento diventeranno la copertina stessa del catalogo della mostra (Palombi Editori), nel quale sono pubblicati saggi di Hans Belting, Claudio Crescentini, Marco Fabiano, Annamaria Licciardello e Federica Pirani.
Inaugurazione 26 novembre ore 18
Ufficio Stampa MACRO
Patrizia Morici p.morici@zetema.it - stampa.macro@comune.roma.it
Inaugurazione: 31 ottobre 2015 ore 19. Ingresso da via Reggio Emilia, 54
MACRO via Nizza
Orario: da martedì alla domenica ore 10.30-19.30 (la biglietteria chiude un’ora prima)
Chiuso il lunedì
Tariffa intera: non residenti 13,50 €, residenti 12,50 €.
Tariffa ridotta: non residenti 11,50 €, residenti 10,50 €.