Ludovico Quaroni
Ignazio Gardella
Aldo Rossi
Arduino Cantafora
Renzo Piano
Guglielmo Mozzoni
Paolo Soleri
Arturo Mezzedimi
Giuseppe Ragazzini
Pietro Consagra
Gabriele Basilico
Luigi Ghirri
Alberto Burri
Alberto Ferlenga
Marco Biraghi
Carmen Andriani
Silvana Annicchiarico
Chiara Baglione
Gianni Canova
Fernanda De Maio
Paola Nicolin
Raffaella Poletti
Architettura, citta' e paesaggio dal dopoguerra al Duemila. Il corpo principale dell'esposizione e' composto da circa 120 opere, comprendenti modelli e disegni originali, e album che ne illustrano nel dettaglio gli aspetti progettuali. La mostra si apre con una scultura di Pietro Consagra.
A cura di Alberto Ferlenga e Marco Biraghi
La mostra racconta la vicenda dell’architettura italiana del secondo Novecento nel suo complesso, una vicenda la cui prossimità temporale, insieme ad altri fattori, aveva sinora impedito una trattazione più ampia e generale.
Il corpo principale dell’esposizione è composto da circa 120 opere, comprendenti modelli e disegni originali, e album che ne illustrano nel dettaglio gli aspetti progettuali. Da Ludovico Quaroni a Ignazio Gardella, da Aldo Rossi a Renzo Piano (per ricordarne solo qualcuno), sono presenti i lavori dei massimi protagonisti della storia dell’architettura italiana dal dopoguerra al Duemila; ma accanto a loro non mancano neppure i progetti e le opere di figure meno celebrate ma altrettanto importanti come Guglielmo Mozzoni, Paolo Soleri e Arturo Mezzedimi.
Oltre a mettere in evidenza una varietà linguistica che non ha pressoché paragoni in altri paesi, la mostra tratta dei profondi legami che l’architettura italiana ha intrattenuto con questioni, aspetti territoriali e discipline ulteriori, testimonianza di una vicenda ricca, articolata e unica che in alcuni momenti ha fortemente influenzato la cultura architettonica di altre parti del mondo.
Introdotta da un’installazione video elaborata graficamente da Giuseppe Ragazzini, che mette in scena i principali avvenimenti verificatisi in Italia nel corso del periodo abbracciato, la mostra si apre con l’opera scultorea di Pietro Consagra, La città orizzontale.
La prima sezione si articola in stanze dedicate a temi specifici. L’allestimento di ciascuna di tali stanze è stata affidata a una curatrice diversa: l’evoluzione del cantiere a Carmen Andriani, il design a Silvana Annicchiarico, gli archivi a Chiara Baglione, le scuole di architettura a Fernanda De Maio, le istituzioni culturali a Paola Nicolin, l’editoria di settore a Raffaella Poletti. Ogni stanza declina in varie forme il tema trattato, mettendolo in stretta connessione con la situazione italiana.
Da qui prende il via la sezione espositiva vera e propria, introdotta da una galleria dedicata al disegno in cui sono presenti alcune tra le opere grafiche e pittoriche più rappresentative del tempo, come le “città analoghe” di Aldo Rossi e di Arduino Cantafora.
Se il disegno come espressione autonoma accompagna l’intera esposizione, la parte centrale è caratterizzata da una sorta di paesaggio urbano composto da modelli di edifici e di quartieri, a testimonianza – tra l’altro – di un’ennesima particolarità della scena architettonica italiana del secondo dopoguerra: lo sviluppo di una grande arte della modellistica, che ha avuto interpreti eccellenti come Giovanni Sacchi. A fare da sfondo ai modelli vi sono i rilievi delle principali città italiane, disegnati in una stagione di particolare attenzione per le caratteristiche tipo-morfologiche delle città. In questa sezione i progetti selezionati sono illustrati anche con l’ausilio di album liberamente consultabili dai visitatori. Un altro rapporto importante sviluppato dall’architettura italiana è quello con la fotografia di paesaggio. Per questo una sezione della mostra è dedicata alle immagini di alcuni dei migliori fotografi italiani (da Gabriele Basilico a Luigi Ghirri), la cui opera – in particolar modo tra anni ’60 e ’90 – ha spesso incrociato e influenzato quella degli architetti.
L’uscita dalla parte centrale della mostra avviene attraverso una stanza dedicata a una modalità di rappresentazione – oltreché di percezione dei luoghi e di definizione del progetto – più privata: quella dei quaderni di schizzi e dei taccuini di viaggio, compendio fondamentale del lavoro di molti architetti italiani.
Infine, nella sua parte conclusiva, la mostra accenna alle trasformazioni in atto sul corpo fisico dell’Italia nel tempo presente. Lo fa attraverso la presentazione dei risultati – rielaborati da Gianni Canova e dallo IULM in forma di parete-video – della call Italy in a frame che intende fare il punto sullo stato attuale del paesaggio italiano. A questa installazione si affianca una selezione di video dal titolo Segnali di futuri, raccolti da Avanzi, che illustrano come nell’Italia contemporanea le occasioni di progetto stiano progressivamente cambiando, e come nuovi campi di applicazione e nuove necessità di formazione per i futuri architetti stiano emergendo.
Un’immagine del celebre Cretto di Gibellina di Alberto Burri accompagna all’uscita della mostra, a rendere emblematicamente l’idea delle contraddizioni che hanno segnato nel corso del secondo Novecento l’architettura italiana.
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Italy in a frame
Un progetto di Gianni Canova
In occasione della mostra Comunità Italia. Architettura, città e paesaggio dal dopoguerra al Duemila la Triennale di Milano e IULM-International University of Languages and Media hanno promosso Italy in a frame, un censimento popolare del paesaggio antropizzato italiano.
Sono stati selezionati 27 filmati che saranno proiettati per tutta la durata della mostra in una sezione dedicata. Il prossimo 27 gennaio verranno proclamati i vincitori del premio della giuria e del premio del pubblico. Durante il periodo di apertura della mostra i visitatori avranno la possibilità di esprimere la loro preferenza.
1 minuto.
Questa la durata massima dei video che la scorsa estate abbiamo chiesto di inviarci a tutti coloro che volevano partecipare a una sorta di racconto collettivo del paesaggio antropizzato italiano.
Hanno risposto in diverse centinaia, inviandoci immagini piene di sorprese, scoperte e epifanie.
In questa stanza presentiamo i lavori più significativi.
C'è chi ha puntato sulla documentazione oggettiva, chi sull'ironia, chi su un rapporto più emozionale con i luoghi e le emergenze architettoniche.
Ma il nostro rapporto con il paesaggio è fatto di tutte queste componenti, spesso mescolate l'una all'altra.
Italy in a frame ha l'ambizione di raccontare e documentare questa complessità. E ci trasmette visioni di paesaggi che regalano emozioni diverse a chiunque le veda.
(Gianni Canova)
I 27 selezionati che concorrono al premio finale:
Martina Monzillo - Terra di Approdo
Emmanuele Delrio - Ruderi di Gibellina
Pablo Munoz Montaner - Stormo di Uccelli sui tetti di Milano
Gianni Bolongaro - Nascondere per dare bellezza
Claudia Petraroli - Italy in a Frame
Luigi Di Bella - Pantelleria
Alessandro Chianese - Il tempo dello spazio
Andrea Signoretto - Maso Aspen
Fabio Patrassi - Matera
Elena Dalia - L'architettura di un messaggio
Luca Lupi - Landscapes
Simone Barbagallo - Tangenziali
Giulia Giannola - Brief immersion into History
Giovanni Torraco - Epoche
Rocco Mortelliti - Autostrada A3
Lorenzo Fodarella - Senza nome
Antonio D'Agostino - Lamezia
Stefano Di Corato - Cambiamenti
Davide Andrea Arcoraci - Senza nome
Ottavio Amaro - Paesaggi in divenire
Pasquale Amendola - Promenade Post-Industriel
Stefano Santamato - Comunità Italia
Pietro Baroni - Piazza Loreto
Pasquale Amendola - Strati e striature
Felice Amoruso - Venti
Matteo Pasin - Porto Marghera
Giulio Luperi - Muro di Contrasto
La Triennale di Milano Ufficio Comunicazione e Relazioni Media
Antonella La Seta Catamancio e Micol Biassoni 02 72434247, press@triennale.org
Inaugurazione venerdì 27 novembre ore 19.30
Triennale di Milano
viale Alemagna, 6, 20121. Milano
Orari di apertura:
Martedì - Domenica 10.30 - 20.30
La biglietteria chiude un’ora prima delle mostre. Lunedì chiuso.
Ingresso:
8,00/6,50/5,50 Euro
Biglietto unico per tutte le mostre 10,00 Euro