Le ricerche dei due artisti, lontane tra di loro in primis per motivi generazionali, sono accomunate da un approccio in cui arte e vita si fondono inestricabilmente. Dagli elementi costitutivi emerge l'organicita' della materia scultorea e pittorica.
a cura di Elisa Ci Penagini e Anna Musini
A Roma nel suo studio Enzo Cucchi parla con Gianni Politi del lavoro senza svelare troppo, forse non lo sanno neanche loro esattamente come si concretizzerà quest’idea di un’opera realizzata con materiali tradizionali e altri meno consueti nell’ambito delle arti visive; una miscela alchemica che coinvolge fabbri e pasticceri mescolando metalli, zuccheri, pigmenti di colore. “Meringhe iscritte in una cornice di ferro insidiate da un animale feroce anch’esso realizzato con una pasta dolce”. Dalle poche parole si delinea l’immagine della testa di un cinghiale bianco, vorace, con le fauci spalancate; una specie rara, in via di estinzione, ambito come una chimera dai cacciatori, preda che allo stesso tempo diventa predatore di meringhe nella leggenda raccontata da Enzo Cucchi e Gianni Politi.
L’opera non c’è ancora, eppure la sua immagine si può quasi toccare e sentire nella tensione spirituale e fisica dei due artisti mentre pensano e discutono tra loro, velocemente, con poche frasi dette, cenni, disegni appena abbozzati, che risuonano e si disperdono tra i dipinti e le sculture dello studio. La visione di un animale istintivo e forte s’incontra con la forma maestosa e friabile della pasta della meringa, e si confonde con l’odore degli olii e delle materie che evocano i gesti del desiderio e dell’aspirazione della ricerca artistica.
All’interno di un determinato momento storico e sociale l’artista comunica ed esprime la realtà in cui vive, registra degli attimi, fornisce una visione mossa dalla curiosità di conoscere, di penetrare nelle cose: in pittura e in scultura si avverte l’urgenza della vita attraverso un linguaggio che scaturisce come un impeto, e che, con elementi essenziali e simbolici, fornisce suggestioni e imprime un momento. Un’espressione capace di aderire al dato più concreto della realtà e al contempo di astrarlo e trasfigurarlo avvalendosi della fantasia, dell’ironia nel costruire narrazioni emozionali e immagini attraenti con un significato latente per la collettività.
Le ricerche di Enzo Cucchi e Gianni Politi, lontane tra di loro in primis per motivi generazionali, sono accomunate da un approccio in cui arte e vita si fondono inestricabilmente tra loro. L’atteggiamento sacro, quasi magico, dell’artista, attiva e ripete un rituale nella dimensione quotidiana e fornisce una funzione e una finalità sociale all’opera: un organismo complesso in cui forme e colori diventano segni della vita, di ogni suo aspetto e fase, naturale e organica, in cui fragile e forte, effimero e eterno, infimo e sublime si avvicendano, si sovvertono e si ricongiungono. Dagli elementi costitutivi vegetali e naturali emerge l’organicità della materia scultorea e pittorica dell’opera che fin dalla sua realizzazione l’artista consuma in modo viscerale, medita, mastica, ingerisce e digerisce per poi condividerla.
Inaugurazione domenica 13 dicembre 2015, alle ore 28
Studio Medico
via Vincenzo Bellini 1 Milano