Luca Melchionna Ufficio Stampa Mart
Giovanni Segantini
Bartolomeo Bezzi
Gino Rossi
Umberto Moggioli
Eugenio Prati
Giacomo Favretto
Antonio Rosmini
Giuseppe Craffonara
Carlo Bellosio
Ferdinando Bassi
Antonio Canova
Giuseppe Sogni
Franz von Stuck
Francesco Hayez
Gabriella Belli
Alessandra Tiddia
Principi, artisti e borghesi tra 1815 e 1915. La raccolta permanente del XIX secolo del Mart si presenta nella sede storica che ha visto, gia' dagli anni '80, la nascita del museo. Le opere esposte permetteranno di indagare gli intrecci e le relazioni nate dall'incontro fra la cultura artistica del Nord Europa e quella classica del mondo latino. Un percorso che dalla Venere di Hayez arriva fino all'olio del 1904 'Susanna e i vecchioni' del grande protagonista della Secessione monacense Franz von Stuck. A cura di Gabriella Belli e Alessandra Tiddia
Principi, artisti e borghesi tra 1815 e 1915
A cura di: Gabriella Belli in collaborazione con Alessandra Tiddia
Comitato scientifico: Pierangelo Schiera, Gianna Piantoni, Gert Ammann, Mercedes Garberi, Maria Damigella, Sergio Marinelli, Fernando Mazzocca
Coordinamento: Alessandra Tiddia e Margherita de Pilati
Sarà la famosa Venere che scherza con due colombe, uno dei capolavori di Francesco Hayez, il fulcro della mostra Il Secolo dell'Impero. Principi, artisti e borghesi tra 1815 e 1915, allestita negli spazi di Palazzo delle Albere, sede del Mart a Trento, dal 25 giugno al 31 ottobre 2004.
La raccolta permanente del XIX secolo del Mart, si presenterà a giugno nella sua veste migliore nella sede storica che ha visto, già dagli anni '80, la nascita del museo.
Principi, artisti, borghesi: non una mostra temporanea, ma l'occasione per ricreare, in via permanente, un periodo storico e per raccontare una storia: quella appunto del collezionismo e della committenza borghese e aristocratica nel Trentino del XIX secolo.
''Il Secolo dell'Impero'' nasce anche come progetto per realizzare a Palazzo della Albere il primo centro pubblico di ricerca permanente sulle arti figurative dell'Ottocento.
Ad arricchire il percorso delle collezioni del Mart del XIX e dei primi anni del XX secolo, ci saranno sculture e dipinti provenienti da prestigiose raccolte pubbliche e private. Tra queste il Tiroler Landesmuseum Ferdinandeum di Innsbruck, la Narodna Galerija di Lubiana, Palazzo Pitti di Firenze, la Galleria d'Arte Moderna di Milano, la raccolta Marzotto di Valdagno e la Fondazione Canova di Possagno.
Le opere permetteranno di indagare gli intrecci e le relazioni nate dall'incontro fra la cultura artistica del Nord Europa e quella classica del mondo latino. E' proprio l'incrocio fra queste due culture a costituire il filo rosso dell'esposizione, mostrando ora significative convergenze, ora le rispettive diversità .
Le coordinate cronologiche sono state fissate fra il 1815 e lo scoppio della prima guerra mondiale; un percorso che dalla Venere di Hayez arriva fino all'olio del 1904 Susanna e i vecchioni, del grande protagonista della Secessione monacense Franz von Stuck, che curiosamente, dopo quasi un secolo, ricorda proprio il modello iconografico del capolavoro di Hayez.
Principi, artisti e borghesi
Leitmotiv de ''Il Secolo dell'Impero'' è la commistione, in molti degli artisti rappresentati, di istanze neoclassiche da un lato, e di sentori romantici dall'altro. L'aspirazione neoclassica per eccellenza è qui rappresentata a partire dal Busto dell'Imperatore Francesco I° d'Austria, databile attorno al 1820, del grande scultore italiano Antonio Canova. E', questo, il primo di una serie di rappresentazioni di principi e imperatori, tra i quali non mancherà l'oleografica rappresentazione dell'amatissima principessa Sissi, ad opera di Giuseppe Sogni, in un dipinto proveniente dalla Galleria d'Arte Moderna di Firenze .
I ''borghesi'' della mostra sono quelli rappresentati in una serie di ritratti di collezionisti, letterati e artisti trentini. Sono i personaggi che hanno dato vita al panorama culturale della prima metà dell'Ottocento.
Si tratta ad esempio di Giuseppe Craffonara, nato nel 1790 a Riva del Garda, grazie al quale molti artisti trentini si accostarono alla sensibilità neoclassica. In mostra si troverà il suo celebre Ritratto del Canova, databile attorno al 1820.
Innovativa per la prima metà del diciannovesimo secolo fu l'esperienza, breve ma intensa, di Giustiniano degli Avancini, che, formatosi a Milano sotto la guida di Pelagio Pelagi, si trasferì successivamente a Roma, dove frequentò l'ambiente dei Nazareni, e in particolare lo studio di Peter Cornelius. Della sua produzione, ancor'oggi purtroppo in gran parte inedita, il Mart possiede uno straordinario nucleo di opere, tra le quali Cristoforo Colombo e il figlio Diego al Convento de la Robida, Il Levita di Efraim e Nello studio del pittore.
Andrea Maffei, uomo di lettere di Riva del Garda e animatore, insieme alla moglie Clara, di uno dei principali salotti milanesi fu, com'è noto, anche uno dei più importanti collezionisti delle opere di Francesco Hayez.
Il pittore milanese, grande interprete della pittura romantica in Italia, legò parte della propria fama alla committenza del conte trentino Girolamo Malfatti. La Venere che scherza con due colombe fu dipinta da Hayez proprio su richiesta del conte, nel 1830, e oggi è al Mart come deposito della Fondazione Caritro. Raffigura la ballerina Carlotta Chabert, che del conte Malfatti fu l'amante. Esposta a Brera nel 1830, suscitò una vivacissima polemica; gran parte della critica si scagliò contro il realismo e la sensualità di questo dipinto, oggi annoverato tra i capolavori di Hayez. Fu proprio la Venere a portare in Trentino il vento del romanticismo, e dunque del rinnovamento artistico. Il dipinto agì come potente catalizzatore dell'interesse e della curiosità degli artisti locali, che poterono avvicinarsi alla nuova sensibilità romantica, ritrovando così il gusto per le grandi composizioni a carattere storico-didascalico.
Nell'ambito del collezionismo trentino, una figura altrettanto determinante fu quella di Antonio Rosmini, con il suo mecenatismo illuminato. Ovviamente di segno opposto rispetto alla committenza laica di Maffei e Malfatti, il ruolo di Rosmini fu fondamentale per orientare le scelte iconografiche a tema sacro. Hayez dipinse nel 1853 il famoso Ritratto di Antonio Rosmini, che sarà al Mart in prestito dalla Pinacoteca di Brera. La naturale severità del volto del sacerdote roveretano - tra i maggiori studiosi di filosofia, teologia ed etica-politica dell'epoca - è messa in risalto dal colore scuro dello sfondo.
Principi, artisti e borghesi come protagonisti di una ''civiltà del ritratto'' ottocentesca, testimoniata prima con tele ancora legate alla tradizione della perfezione ideale, della composizione classica (Giuseppe Craffonara, Carlo Bellosio, Ferdinando Bassi), per poi passare ad un realismo che punta la sua attenzione documentaria sugli aspetti del vivere quotidiano, e sulle conquiste del nuovo ambiente sociale della borghesia ottocentesca.
Secondo piano: la Gipsoteca e le ''poetiche del vero''
Salendo al secondo piano, il visitatore si ritroverà dentro un vero e proprio studio d'artista Ottocentesco. E' la straordinaria gipsoteca di Andrea Malfatti, che - attraverso una selezione dei suoi busti in gesso, ora finalmente fruibili nella quasi totalità dei pezzi - ricreerà l'atmosfera dell'atelier dello scultore di Mori, formatosi all'accademia di Brera e diventato una personalità di spicco dell'ambiente artistico milanese.
Dall'atelier il percorso conduce alle sale dedicate alle ''poetiche del vero'', nelle quali si potranno ammirare alcuni capolavori di Eugenio Prati, di Bartolomeo Bezzi, il cui Giorno di magro fu esposto con grande successo all'esposizione universale di Parigi del 1900, e di Giacomo Favretto (Mercato a San Polo).
La sensibilità del quotidiano apre al confronto con l'area mitteleuropea, dove la resa di questo tema già conteneva la complessità di una storia civile che per decenni diventerà metafora della politica dei paesi confinanti col Trentino. E' il caso delle opere del grande pittore austriaco Franz Von Defregger e di Karl Blaas.
Giovanni Segantini, Bartolomeo Bezzi, l'esperienza della Secessione.
Del maestro di Arco, questa mostra propone un aspetto inedito e di sicuro interesse per gli studi segantiniani. Si tratta di cinque nature morte del periodo giovanile di Segantini. Com'è noto Segantini, negli anni in cui frequentava l'ambiente accademico milanese, si esercitò, per ragioni di puro sostentamento, in composizioni floreali e in nature morte con cacciagione. In queste opere il giovane Segantini sembra riecheggiare certi accenti della Scapigliatura lombarda.
Una produzione ancora lontana dai suoi capolavori divisionisti, ma che mostra come già a metà degli anni '80 dell'Ottocento Segantini fosse assolutamente in sintonia con le maggiori correnti pittoriche del tempo in Europa. In questa occasione sarà possibile ammirare per la prima volta il dipinto Ortensie, al Mart come deposito della Fondazione Caritro, accanto alle due Decorazioni di Fiori della collezione del Credito Valtellinese di Sondrio. Accanto alla Natura morta con cacciagione, recentemente donata al museo grazie ad una sottoscrizione pubblica tra i lettori del quotidiano trentino L'Adige, ci sarà invece il capolavoro assoluto del periodo giovanile di Segantini, la Natura morta con uova e pollame, del 1886, dalla collezione Marzotto.
Non poteva mancare l'omaggio ad un altro artista che è sicuramente tra i grandi pittori del secondo Ottocento italiano. Bartolomeo Bezzi, nato il val di Sole nel 1851, vicino alla scuola del realismo lombardo, eccelse soprattutto nei paesaggi, prediligendo le spiagge del litorale adriatico (Spiaggia del Lido, 1991) o le pietraie monocrome delle rive dell'Adige (Sulle rive dell'Adige, 1885).
La mostra si conclude con due sezioni che lambiscono il confine crologico della Prima Guerra Mondiale.
Da un lato il rivolgersi di molti artisti trentini - Luigi Bonazza, Luigi Ratini, ma anche il meranese Leo Putz - alle scuole di Monaco e di Vienna, scenari privilegiati per l'incontro con la modernità , rappresentata a quella data dall'esperienza della Secessione.
Dall'altro, l'esperienza capesarina di Umberto Moggioli, allievo di Bartolomeo Bezzi. Oggi il Mart, grazie alla donazione della famiglia Moggioli, avvenuta negli anni '70, e al nucleo di dipinti della Fondazione Caritro, può vantare la più importante collezione pubblica delle sue opere. Morto nel 1918, Moggioli, può essere considerato, insieme a Gino Rossi, l'interprete più diligente del rinnovamento artistico nell'ambito delle esperienze del postimpressionismo.
Il suo ultimo lavoro, Il Viale di Villa Strohlfern (1918), con la sua vorticosa scrittura può essere letto come un anello di congiunzione fra l'esperienza postimpressionista e la nuova sperimentazione dinamica futurista
E' proprio Moggioli, parrebbe, il vero trait d'union tra Ottocento e Novecento, e - simbolicamente - tra le collezioni di Palazzo delle Albere e quelle della nuova sede roveretana del Mart, che si apre con il Futurismo.
Immagine: Francesco Hayez, Ritratto di Clara Maffei (1845)
Inaugurazione alle ore 12 del 24 giugno a Palazzo Geremia, la sede del Comune di Trento.
Inaugurazione alle 18 a Palazzo delle Albere.
Mart
Museo d'Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto
Corso Bettini, 43
38068 Rovereto (Tn)
call center 800 - 397760 (numero verde)
Orari: martedì, mercoledì, giovedì, sabato e domenica 10.00 - 18.00
venerdì 10.00 - 21
lunedì chiuso
Biglietti: Intero 8 euro, Ridotto 5 euro
Luca Melchionna - Mart, Ufficio Stampa tel 0464 454127
Antonella Lacchin - Villaggio Globale International tel 041 5904893
Lucia Crespi - Mara Vitali Comunicazione tel 02/73950962