A+A Centro Espositivo Sloveno - A plus A
Venezia
calle Malipiero, 3073 (San Marco)
041 2770466 FAX 041 2770466
WEB
Borders
dal 20/6/2004 al 31/7/2004
041 2770466 FAX 041 2770466
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Segnalato da

Galleria A+A




 
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20/6/2004

Borders

A+A Centro Espositivo Sloveno - A plus A, Venezia

La prima esposizione artistica realizzata nell'ambito del Progetto Borders - ricerca multimediale sui confini oggi - ospita le opere dei gruppi di lavoro coordinati dagli architetti Fernanda De Maio, Mauro Marzo e Sandro Grispan (gia' presentati in occasione del secondo convegno internazionale Borders. luoghi di confine) insieme a video e progetti di artisti sloveni.


comunicato stampa

MOSTRA MULTIMEDIALE Borders
Interreg IIIA Phare CBC Italia Slovenia

La prima esposizione artistica realizzata nel progetto Borders

MOSTRA MULTIMEDIALE BORDERS
Interreg IIIA Phare CBC Italia Slovenia

Dal 21 giugno al 31 luglio 2004
presso la Galleria A+A
Centro Espositivo Sloveno di Venezia

La prima esposizione artistica realizzata nell'ambito del PROGETTO BORDERS - ricerca multimediale sui confini oggi - ospita le opere dei gruppi di lavoro coordinati dagli architetti Fernanda De Maio, Mauro Marzo e Sandro Grispan (già presentati in occasione del secondo convegno internazionale Borders.luoghi di confine) insieme a video e progetti di artisti sloveni.

Con riproduzioni fotografiche e grafiche, installazioni, video e videointerviste, i gruppi di lavoro di Borders mettono in scena una nuova idea del viadotto che collega Mestre e Marghera: da luogo marginale, di devianza, il cavalcavia diviene luogo dell'abitare, conferendogli una nuova centralità urbana. Un allestimento reso possibile dall'osservazione attenta dell'identità complessa del luogo e delle sue caratteristiche architettoniche, nell'intenzione di interpretarlo altrove, dove -per contrasti- può raccontare i germi che contiene.

Altre opere di artisti sloveni completano la mostra, addentrandosi nelle zone di confine del territorio, della società e della politica. Video e progetti che indagano tra le pieghe della contemporaneità mettendone a nudo i risvolti oscurati dal mondo ufficiale. Sicuramente si tratta di sguardi e procedimenti non neutrali.
Artisti e opere:
Cona C / Zone C (Irena Pivka & Brane Zorman)
situazione audiovisiva
Brida (Jurij Pavlica, Tomi Kerševan, Klemen Brun, Sendi Mango)
video Border

DAVIDE GRASSI
video Trst je Nostra!
FIRST WORLD CAMP (Emil Hrvatin, Peter Å¡enk)
progetto Campo profughi per i cittadini del primo mondo

Durante la serata d'inaugurazione l'artista Andrea Morucchio presenta in anteprima l'installazione luminosa che ha progettato per la Punta della Dogana (bacino San Marco) e che sarà visibile dal 7 al 13 settembre 2004.

Con il contributo musicale del gruppo elettronico Talk Show Host, allestito per l'occasione, si vuole rendere l'avvenimento come una grande festa e un'occasione di incontro.

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Borders. Luoghi di confine

Gruppo di ricerca
Architettura-territorio
Coordinatori: Fernanda De Maio, Mauro Marzo, Sandro Grispan

Guardarsi intorno
Claudia Faraone, Andrea Sarti
Il cavalcavia su cui ci è stato chiesto di lavorare, che separa -fisicamente e visualmente- Mestre da Marghera, può essere visto come un grande oggetto che si posa sul suolo raddoppiandone la superficie, moltiplicando e frantumando lo spazio, creando un vasto repertorio di ambienti e interstizi e instaurando una serie di percorsi altri rispetto a quello prestabilito per gli autoveicoli.
Il grande flusso che lo attraversa, incanalato come un fiume, viene in ogni luogo attraversato da percorsi, piccoli passaggi minuti e informali, di cui se ne ha una traccia solo grazie all'insistenza con cui vengono battuti e che rivelano, affiancandosi a quelli stabiliti, una propensione di questo oggetto a mettere in comunicazione piuttosto che dividere o separare.
Come una grande spugna con diversi 'buchi', che assorbe con diverse intensità e non come differenti e separati vasi comunicanti.
Come un crocevia di cose, merci, persone, che non ha però la forma geometrica e chiara di un incrocio, ma di una figura molto più complessa, composta di piccole parti che si intersecano con questo grande oggetto e si stratificano a diversi livelli.
Questo crocevia è attraversato, percorso, abitato, colonizzato, in maniera più o meno evidente da moltissime persone di ogni strato sociale e di qualsiasi provenienza: professionisti, spacciatori, imprenditori, operai, immigrati interni e no, turisti, barboni, prostitute di ogni sesso... a diverse ore della giornata e in diversi giorni della settimana, in maniera alternata e complementare tale da rendere questo luogo sempre 'attivo', sempre 'vivo'.
Una intricata matassa di relazioni che si estende ben al di là della dimensione fisica dell'oggetto, una spazialità definita dalle relazioni e dalle pratiche continuamente mutevoli e non inscrivibili all'interno di precise classificazioni.

Border-life/Interviste alla Terra di Nessuno
Barnaba Bortoluzzi, Manuela Canto, Francesca Fioraso, Marco Wilhelm Neidhardt, Marco Nonveiller, Eleonora Stolcis, Pietro Tomasi
Nel cavalcavia fra Mestre e Marghera, loro confine amministrativo, si trova anche una frontiera temporale: di giorno per molti è una linea di confine da attraversare, dopo il tramonto per altri diventa una area di margine in cui sostare. Il nostro gruppo, composto da studenti di architettura, ha voluto documentare queste vite attraverso delle video-interviste: non siamo documentaristi, piuttosto curiosi indagatori.
Il cavalcavia stesso ci ha 'risposto' con numerosi oggetti non abbandonati ma momentaneamente lasciati incustoditi, preziose tracce di vita.
Ci siamo rivolti alle persone che transitano per il confine, testimoni, con loro sguardo magari distratto ma quotidiano, dei suoi cambiamenti. Abbiamo cercato quanti abitano in questo territorio: anziani vi trascorrono il tempo al margine della vita cittadina; omosessuali vi cercano incontri al di fuori dalla società dei locali; spacciatori e tossicodipendenti si inseguono in questo luogo in cui coincidono il confine della città e quello della legalità; fuori anche dalla giurisdizione della 'pubblica decenza', è il posto adatto ad appartarsi con una prostituta; stranieri senza identità e alloggio fondano qui la propria nazione.
La presenza di una comunità ci fa quindi pensare più ad una terra di nessuno, 'il luogo' dove rifugiarsi quando nessuna delle due sponde ci piace oppure dove cercare qualcosa di diverso, dove nascondersi se si scappa da qualcosa, da qualcuno. Dove è possibile incontrarsi per scambiare opinioni, merci, esperienze o altro, senza pensare di aver perduto qualcosa, ma nemmeno con l'idea di aver conquistato qualcosa d'altro. Uno spazio non limitato, dunque, dove l'incontro può avvenire se non in termini amichevoli almeno senza ostilità' (Piero Zanini, Significati del confine, Bruno Mondadori, Milano, 1997).
Abbiamo voluto chiedere a studiosi e professionisti se questa terra di nessuno ha sempre avuto le stesse caratteristiche, se è stata progettata come un confine o piuttosto è nata come area di risulta.
Noi per primi riconosciamo in questo luogo grandi potenzialità e dunque abbiamo intervistato docenti di architettura che si sono occupati di casi analoghi per discutere i possibili sviluppi delle aree liminari.

Con-fine potenziale
Camilla Fabbri, Andreas Faoro, Pietro Ferrara, Antonella Intrigo, Sara Merizzi, Claudia Pirica, Luca Ugolini
(...) Nelle società cosiddette primitive, esiste una certa forma di eterotopia che chiamerò eterotopia di crisi, ciò significa che vi sono luoghi privilegiati o sacri o interdetti, riservati agli individui che si trovano, in relazione alla società, e all'ambiente umano in cui vivono, in uno stato di crisi (Michael Foucault _ Spazi altri).
Attraverso la rilettura del concetto di eterotopia riconosciamo questo come uno spazio eterotopico sia per le relazioni sociali / marginali / di risulta / di bordo, che per la struttura dello spazio.
Riteniamo che non sia efficace ri_progettare funzionalmente l'area, considerato che ciò produrrebbe un semplice spostamento di quel 'bordo sociale' in un'altra realtà altrettanto difficile da 'mappare'.
Quanto alle eterotopie propriamente dette, come potremmo descriverle e che senso hanno? Si potrebbe supporre, non dico una scienza, dato che questa parola attualmente è troppo svilita, ma una sorta di descrizione sistematica che porterebbe ad avere come oggetto, in una società data, lo studio, l'analisi, la descrizione, la' lettura' come si ama dire adesso, di questi spazi differenti, di questi luoghi altri, una specie di contestazione al contempo mitica e reale dello spazio in cui viviamo; questa descrizione potrebbe chiamarsi eterotopologia.
La 'schizofrenia di bordo' evidenziata dall'analisi eterotopologica si trascrive nelle seguenti caratterizzanti dello spazio:
A_ la possibilità di scomparire al suo interno.
B_ l'impossibilità di 'mapparlo'.
C_ la facilità di partecipare al flusso della rete.
Quarto principio. Le eterotopie sono connesse molto spesso alla suddivisione del tempo, ciò significa che aprono a quelle che si potrebbero definire, per pura simmetria, delle eterocronie; l'eterotopia si mette a funzionare a pieno quando gli uomini si trovano in una sorta di rottura assoluta con il loro tempo tradizionale...
Riteniamo che lo strumento più appropriato per indagare e prefigurare conformazioni spaziali possibili, in questo territorio, sia il mezzo multimediale che consente di applicare il concetto stesso di eterocronia ad uno spazio che individuiamo come eterocronico.

Eight week pollution test
Donatello De Mattia, Stefano Graziani, Fabio Marullo, Daniela Nacci, Enrico Piccioni
Non è forse vero che ogni punto delle nostre città è il luogo di un delitto? (Walter Benjamin)

Questa è l'essenza del crimine: se è perfetto non lascia indizi e non lascia tracce. Quindi ciò che garantisce l'esistenza del mondo è il suo carattere accidentale, imperfetto, criminale. (Jean Baudrillard)

Il progetto prevede la semina di 1000 piante di Arabidopsis Thaliana geneticamente modificate.
La tecnologia sviluppata che intendiamo utilizzare si basa su piante OGM che sono in grado di cambiare colore dal verde al rosso in presenza di specifiche sostanze nel terreno, quali i metalli pesanti.
Il monitoraggio di larghe porzioni di territorio in questo modo è possibile senza l'utilizzo di strumenti sofisticati e costosi.
I motivi della scelta della Arabidopsis Thaliana sono:
Il suo ciclo di vita oscilla tra le 6 e le 8 settimane.
La pianta cresce normalmente su tutta la superficie terrestre, ad eccezione dei poli.
La pianta ha un modello genetico completamente conosciuto.
La sterilità maschile è geneticamente controllabile per evitare il rischio di dispersioni di pollini, questo permette un controllo completo sulla semina della Arabidopsis Thaliana.
Quello che ci interessa nell'esperimento è investigare la necessità di tale azione, e se questa possa essere considerata la rappresentazione di un crimine. Il delitto che sarà compiuto è costituito dal complesso di azioni che portano con se la contraddizione tipica che caratterizza un crimine.

alchimie e prefigurazioni al limite
Laura Abbascià, Massimo Marchetti, Andrea Pietrucci
L'oggetto di studio è spazio di limite, realtà marginale e nascosta, negata come luogo da vivere, e tuttavia confermata come luogo da attraversare.
Sulla base di queste considerazioni ci siamo posti come obiettivo quello di superare l'abitudine comune di guardare le cose, e in particolare questi spazi, con disattenzione e superficialità, cercando di cogliere tutte le caratteristiche possibili, le particolarità e le potenzialità. Una sorta di 'esercizio spirituale, un processo di addestramento ad osservare il mondo come se lo stessimo scoprendo per la prima volta'. 'Cosa vedi? Cosa senti quando sperimenti questo luogo?'
Lo studio effettuato si propone, partendo da un'attenta osservazione 'sul, del, nel' luogo, di smontarlo via via in elementi caratteristici e sempre dettagliati, per poi ricostruirlo esaltandone le forme nascoste.
La prima fase compila un vero e proprio abaco con gli elementi che compongono il luogo: l'acqua, la luce, la vegetazione, la terra, la struttura, i materiali di accumulo e le tracce di chi passa.
L'area del sottocavalcavia viene sezionata e scomposta nelle sue parti per estrarre il maggior numero possibile di componenti che diventano veri e propri 'layers' di studio.
Nella seconda fase invece si realizza una prima ricucitura degli elementi, che li pone in dialogo con il contenitore e ne indica le interazioni nella composizione dello spazio.
Nella terza fase infine vengono proposte una serie di visualizzazioni incrociate tra diversi sistemi di elementi, con il fine di suggerire vocazioni dell'area o scenari verosimili di sviluppo degli elementi stessi, o ancora nuovi rapporti tra sistemi di elementi che vanno così a cambiare le gerarchie compositive.
Gli scenari-limite proposti si offrono come punto di partenza per rivedere l'area, per ripensarne relazioni e forma, per renderla spazio vissuto non perdendo però la sua intrinseca natura di limite e di conseguenza il fascino che la caratterizza.

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Promotore progetto Borders: Ass. Cult. Patagonia Art - Galleria A+A – Comune di Venezia
In collaborazione con: Senato IUAV di Venezia, Comune di Venezia – Politiche Giovanili, GAI, Insula S.p.a., Circuito Cinema, Archivio Montanaro.
Ideatrice progetto: Aurora Fonda
Coordinatrice: Lucia Pecoraro
Coordinatore progetto luce (Punta della Dogana): Arch. Massimiliano Cirillo
Coordinatrice Sezione Scuole: Valentina Berno
Ufficio Stampa: Francesca Colasante – Sara Cucco

Inaugurazione:
lunedì 21 giugno, ore 18:00
alla Galleria A+A di Venezia
*contributo musicale del gruppo elettronico
Talk Show Host

in mostra dal 21 giugno al 31 luglio 2004
presso la Galleria A+A
Centro Espositivo Sloveno di Venezia
aperto dal martedì al sabato
dalle ore 11:00 alle ore 18:00

Per informazioni:
Galleria A+A - Centro Espositivo Sloveno
San Marco, Calle Malipiero 3073
30124 Venezia -I- Tel/Fax: +39 041 27 70 466
info@bordersproject.org
http://www.bordersproject.org

IN ARCHIVIO [193]
Silvia Mariotti
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