MAM - Museo D'Arte Moderna e Contemporanea dell'Alto Mantovano
Gazoldo degli Ippoliti (MN)
via Marconi, 126
0376 659615 FAX 0376 657488
WEB
Biennale d'Arte Postumia Giovani
dal 24/9/2004 al 1/11/2004
0376 657952 FAX 0376 657488
WEB
Segnalato da

Alessia Comunian




 
calendario eventi  :: 




24/9/2004

Biennale d'Arte Postumia Giovani

MAM - Museo D'Arte Moderna e Contemporanea dell'Alto Mantovano, Gazoldo degli Ippoliti (MN)

Il mondo artistico giovanile si presenta come un pianeta multiforme ricco di stimoli, riferimenti, citazioni, un effervescente campo d'azione difficilmente inquadrabile ma prezioso angolo di visione della contemporaneita'. La Biennale Giovani Postumia, giunta alla sua quarta edizione, si propone ancora una volta di valorizzare l'arte delle nuove generazioni nelle sue differenti espressioni, rendendo questo evento espositivo una fucina di talenti (alcuni dei partecipanti alle scorse edizioni sono oggi ben piu' di semplici promesse del panorama nazionale) e un palcoscenico privilegiato di espressione.


comunicato stampa

Quarta Edizione

LA BIENNALE

Il mondo artistico giovanile si presenta come un pianeta multiforme ricco di stimoli, riferimenti, citazioni, un effervescente campo d’azione difficilmente inquadrabile ma prezioso angolo di visione della contemporaneità. La Biennale Giovani Postumia, giunta alla sua quarta edizione, si propone ancora una volta di valorizzare l’arte delle nuove generazioni nelle sue differenti espressioni (pittura, scultura, video, installazione,…), rendendo questo evento espositivo una fucina di talenti (alcuni dei partecipanti alle scorse edizioni sono oggi ben più di semplici promesse del panorama nazionale) e un palcoscenico privilegiato di espressione.

La selezione della quarta edizione è stata curata da Paola Artoni, Adriano Castelli e Antonella Gandini, con la consulenza del direttore del museo Renzo Margonari, su un gruppo di giovani under 40 attivi nel territorio attraversato dalla via romana della Postumia (ovvero dalla Liguria al Friuli).
Proprio per sottolineare questo itinerario storico e artistico, in concomitanza con la Biennale, il Museo – di concerto con le Provincie attraversate dalla via Postumia, il Rotary Postumia e l’Associazione Postumia - promuove incontri e convegni letterari, storici e scientifici, teatrali, musicali e di spettacolo dedicati alla civiltà della via consolare romana e alla identità dei propri musei (MAM e Museo delle Cere).

ARTISTI SELEZIONATI

Alessandro Ambrosini nato a Vicenza nel 1981, dove vive e lavora.
Con Agopunture (un ciclo di disegni a china) Ambrosini si ritrova a riflettere sulla malattia come “eredità” della propria stirpe e come segno ineluttabile del proprio essere. Protagonisti di questo ciclo dedicato all’agopuntura sono alcuni personaggi, selezionati accuratamente dall’artista tra le fila dei “Simpsons” per individuare altrettanti profili di malattia (e non sono scelti a caso, in quanto si tratta ora di personaggi palesemente malati ora di individui qualificati come “diversi” dalla pubblica opinione, talvolta anche di “supereroi” che celano la loro malattia). Le silhouette di questi sedici personaggi sono utilizzate come schemi sui quali sono tracciati i meridiani interessati dalla pratica dell’agopuntura. Un modo per sottolineare come le cure, gli ospedali, gli aghi siano familiari a chi è sofferente dalla nascita e come le risorse creative del bambino, anche in una situazione di malattia, possano esercitarsi per tutta la vita nel difficile compito di coltivare una speranza.

Marco Anzani, nato a Cremona nel 1978, vive e lavora a Castelvetro piacentino
La percezione del fluire del tempo e la registrazione dei suoi movimenti ispirano il lavoro di Anzani. Goodbye bluesky è un addio dato a una nave che un tempo solcava orgogliosa le onde del mare ma è soprattutto un addio che la stessa imbarcazione dà all’acqua e al cielo, alle sue rotte e ai suoi porti. La visione d’insieme trova espressione su un frammento di ferro (dipinto) ormai preda dell’attacco della ruggine, mentre la “predella” di questo polittico laico si focalizza su piccoli particolari (fotografici) di un’identità che si va acquisendo nel suo spogliarsi di tutto ciò che ora risulta superfluo: le funi, gli oblò, la chiglia, gli ormeggi,…

Matteo Bergamasco, nato a Milano nel 1982, dove vive e lavora
Il quotidiano svolgersi di riti sociali è l’oggetto della pittura di Bergamasco. Una pittura liquida, “sporca”, dove il disegno si scioglie nella luce artificiale di interni piccolo-borghesi. Il ripetersi di gesti, la socialità vuota di contenuto, le contraddizioni e i conflitti del nucleo familiare… Bergamasco restituisce le sue “istantanee” pittoriche (che, per taglio e soggetti, ricordano le foto amatoriali scattate nelle cerimonie di famiglia) in interni tenebrosi, rischiarati solamente da bagliori di lampadari e sorrisi di circostanza. In un continuo svelamento della solitudine.

Paolo Cavinato, nato a Asola (Mn) nel 1975, vive a Rodigo (Mn).
Cavinato sviscera le coordinate dei rapporti domestici con ansiosa dedizione. Con The family- I mangiatori di pane (dittico fotografico), alla rasserenante immagine della famiglia radunata attorno a una mensa (modellata con con briciole di pane) si accompagna la consapevolezza della precarietà, dello sgretolarsi fisico e della continua mutevolezza delle particelle di ciascun individuo e di ogni individuo in relazione all’altro. Il tavolo brucia, con una fiammella che segna il tempo consumando a poco a poco l’ambiente e i suoi abitanti, ricollegandosi idealmente con altri drammatici incendi. Sono i paesaggi bruciati dell’ex Jugoslavia, memoria di un recente viaggio dell’artista, dove le case - luogo della condivisione sociale - sono state devastate dagli incendi dei conflitti bellici.

Sabine Delafon, nata a Grenoble (Francia) nel 1975, vive a Torino
La Delafon presenta il suo diario dell’anima che, con appunti e foto, registra come un sismografo stati d’animo, entusiasmi e incertezze, presenze forti e assenze laceranti. Sabine continua il suo itinerario sulla scia dei centossessanta “Journaux Intimes” scritti sino ad ora, un archivio di sensazioni che si ricollega per certi versi alla serie dei vestiti messi in sacchetti “A vendre” o alle “Buste” dove aveva raccolto documenti (più o meno di valore) da vendere a peso. Sabine lavora sulla mutazione e sul tempo registrando i cambiamenti del quotidiano, attraverso l’auto-rappresentazione e la riproposizione di attimi di vita legati alla fragilità del ricordo e alla forza vibrante di un’interiorità modellata dalle emozioni.

Enzo Fiore, nato a Milano nel 1968, vive e lavora tra Milano e Crema
Le sculture di Fiore sono aggregazioni “spontanee” di materiali difformi catturati dalla natura e inglobati in una medesima miscela (metalli sbrindellati, impasti di cemento, pezzetti di rami,…), nel battesimo di un fuoco che li ha resi unica materia espressiva. In Elevazione il latrato del lupo si alza verso il cielo, in un groviglio di fili metallici che ne accentua l’invocazione. La superficie è ispida, contorta, feroce nella sua ricerca della figura, e l’osmosi tra l’interno e l’esterno è sempre in atto (la scultura “respira” il mondo circostante ma si lascia anche inglobare da esso), in un dialogo che parte dalla disgregazione per cercare il pulsare della vita.

David Fragale, nato a Caracas (Venezuela) nel 1979, vive a Cremona
Fragale è un rabdomantico cacciatore di sensazioni e sogni. O meglio incubi. I suoi ritratti dall’inferno sono agghiaccianti urla che squarciano il silenzio vibrando brividi. I suoi mostri hanno volti quasi familiari di delicate fanciulle che sembrano disgregarsi a poco a poco nei loro connotati in bolle evanescenti. Non a caso i suoi personaggi sono ectoplasmi indefiniti che trovano il loro alter ego nelle performance. In Portrait from Hell first variation è la sorella dell’artista, Tamara (“palma” in ebraico), che presta il linguaggio della danza per interpretare la furia di un dannato, il lato oscuro dell’interiorità individuale, gli incubi di ogni generazione, la paura e l’azzardo. Fragale non teme la provocazione perché in essa sente pulsare lo spirito libero dell’arte e dell’espressione.

Michelangelo Galliani, nato nel 1975 a Montecchio Emilia (Re), dove vive e lavora.
Per Galliani il marmo è materia viva, testimone della forza della natura, sempre in dialogo: nel tempo (con l’arte classica ma anche con le civiltà precolombiane e con la statuaria orientale antica), nello spazio (riscoprendo elementi ricorrenti ad ogni latitudine, basti pensare all’iconografia della figura umana che si tramuta in animale) e con i materiali (Galliani ha sperimentato l’accostamento del marmo con il legno, il metallo, la pelle e con l’acqua). La sua Mutazione di un anfibio è tutto questo: la scultura in marmo rappresenta una metamorfosi in atto nell’elemento acquatico, visibile in quanto collocata in un contenitore trasparente. Le suggestioni sono molteplici: vengono alla mente episodi della mitologia ma anche i primi studi scientifici, non senza lasciarsi condurre verso le tematiche contemporanee delle mutazioni genetiche.

Elisa Gemelli, nata a Mantova nel 1973, vive a Quingentole (Mn)
Il segno della Gemelli è un movimento ampio e vigoroso che miscela due anime apparentemente contraddittorie. L’impostazione geometrica dei suoi volumi, siano essi visioni anatomiche o angolazioni astratte, si completa con una cromia liquida, sofferta, delicata ed essenziale. Le sintetiche tensioni dei corpi, tesi nella loro apnea, sono esplose in un urlo che squarcia il silenzio, il timore si è mutato infine in una dissolvenza dove i filamenti del colore si sbrecciano per lasciare filtrare il respiro a lungo trattenuto.

Milena Giacomazzi, è nata a Volta Mantovana nel 1975, dove vive e lavora.
Con il ciclo fotografico L’esilio, la Giacomazzi racconta una storia silenziosa. Ogni vibrazione emozionale è affidata all’espressività del corpo nudo femminile con il volto celato. La memoria corre alla citazione di altrettante figure rese in pittura da Savinio o Max Ernst. La narrazione dell’esilio, della lontananza, della solitudine avviene con l’utilizzo del chiaroscuro, con una porta utilizzata come quinta scenica, ad incorniciare la luce che disegna tagli diagonali restituendo solamente piccole verità di identità nascoste.

Junko Imada, nata nel 1971 a Kunamoto (Giappone), vive e lavora a Milano.
Con l’installazione Bio, la Imada si prende un angolo di respiro nel mondo che corre senza sosta. I suoi grandi, soffici teli sono superfici ovattate sulle quali ella depone dei piccoli esseri in ceramica. Si ricrea così l’immagine della bachicoltura, con i lepidotteri impegnati nel loro pasto di foglie di gelso e il vento che solleva dolcemente il loro giaciglio. La leggerezza dell’essere e il ritmo della natura reclamano la loro silenziosa forza.

Michele Lombardelli, è nato a Cremona nel 1968, vive e lavora a Castelvetro Piacentino.
La ragazza ritratta da Lombardelli è l’immagine della bellezza canonica turbata dallo sguardo: le pupille sono vuote, due cavità luminose, due scintille puntate nella notte. Le foto di Lombardelli (che ha debuttato come pittore e che, in fondo, “dipinge” ancora con il mezzo fotografico) non si curano della natura, inseguono piuttosto sogni volatili e nel volto femminile si rintraccia più un’idea che un ritratto vero e proprio. Resta l’immagine di uno scatto rubato alle ombre, un pensiero sfuggito dai sogni e fissato, appena per un istante, come un lampo.

Gianluca Mangano, nato a Cremona nel 1978, dove vive e lavora.
Tutto era nato con delfini e farfalle, poi è arrivata lei: la rana. Protagonista scintillante di colore del mondo di Mangano. Le regine se ne stanno elegantemente stagliate su un fondale nero, con gli occhi sporgenti e le zampe proiettate fuori da un corpo minuto. La natura, prima maestra di colore e forme, ispira Mangano nella ricerca di sempre nuove cromie, in una pittura luminosa che gioca con le vernici provocando contrasti tra superfici opache e brillanti. Il colore diventa gioco, come nel polittico Rainbow Iland (stampa digitale ritoccata ad acrilico e vernice) le rannocchie sono sette, sette tavolette che si inseguono a creare una suggestione di forme, colori, accostamenti caleidoscopici.

Roberto Manzi, vive e lavora a Cremona
La sperimentazione di forme e materiali appartiene al mondo di Manzi, che ama cercare sempre nuove, personalissime, soluzioni. Non a caso per la Biennale ha realizzato sculture in materiali tra loro molto differenti: travertino, rovere e pietra serena. Tre mondi plastici a confronto (con tradizioni e lavorazioni differenti), per uno stile vigoroso, lontano da mode e cliché, che racconta i tormenti dell’essere, ma anche la forza della plasticità. All’insegna delle emozioni della natura e di colui che ha realizzato l’opera.

Antonio Marchetti Lamera, nato a Torre Pallavicina (Bg) nel 1964, dove vive e lavora
La libertà del colore si sprigiona dalle tele astratte di Marchetti Lamera con il sapore intenso della pittura aniconica. Il vero e unico protagonista è quindi il colore, distillato da ogni volontà di riproduzione del reale, alla ricerca dell’essenza pura della cromia e delle sue suggestioni evocative. Questo solo basta, senza nulla aggiungere proprio perché si vuole raggiungere l’essenzialità del fare pittura.

Francesco Martinelli, nato a Brescia nel 1972, dove vive e lavora.
Martinelli si avvicina al sacro con l’atteggiamento di chi cerca l’eterno nell’infinitamente piccolo. Basterebbe questa scelta di materiali a spiegare la poesia di un mondo con il quale l’uomo si confronta sempre meno: il mondo contadino e la semplicità dell’essere. L’umile parte dall’humus, dove brulica la vita, per avvicinarsi al sacro, l’effimero testimonia con la sua vanitas un tempo che non esaurisce nell’immanenza. Sarà Madre recita il titolo di questa scultura (in argilla prelevata in natura, fieno e legno). Lei, la Madre che siede su un trono di terra, ha accettato l’umiltà del servizio per diventare scintilla dell’infinito.

Lorena Matic, nata a Trieste nel 1966, dove vive e lavora.
Con i Mestieri in movimento, la Matic ha messo in scena il canto e la danza in contesti stranianti, allestiti come una scena teatrale. Lei stessa è la regista di queste performance (iniziate a partire dal ’95) che trasformano il quotidiano in un set cinematografico con uno studio minuzioso dei protagonisti, delle scenografie e delle luci. Si crea così un dialogo tra realtà e finzione, tra desideri e frustrazioni. Il medesimo personaggio è infatti ritratto in diverse situazioni lavorative e questo rimanda agli inquietanti scenari della clonazione, ipotizzando la possibilità di vivere molte più vite alternative.

Loris Oberrauch, nato a Trento nel 1973, vive a Gardolo (Tn)
Nella convenzionale frenesia contemporanea il lavoro di Oberrauch suona come un ampio respiro a pieni polmoni nel cuore di un bosco. Il lavoro parte da uno spunto semplice quanto ormai inusitato: l’osservazione della natura e dei suoi mutamenti. La scansione del tempo allora avviene al mutare di un corso d’acqua ghiacciato, al “respiro” delle pigne,… in quelle osservazioni minute di un cosmo sempre in moto. Le installazioni di Oberrauch prevedono un primo intervento sul paesaggio, la documentazione fotografica e la presentazione di una sequenza di “nature vive” composte da pigne, ardesia, ghiaccio,…. Il vero protagonista è però il tempo, il suo travolgente scorrere che accende nell’animo antiche, forse dimenticate, sensazioni. Una riflessione sulla vanitas che si carica di significati ancestrali.

Guido Pigni, nato a Milano nel 1966, dove vive e lavora.
Con la serie T-shirt, Pigni ha raccolto un ciclo di illustrazioni che, iniziate nel 1998, sta tuttora elaborando con sempre nuovi personaggi. Il punto di partenza è l’indagine sui miti contemporanei e sulla moda di stampare la magliette con il volto delle celebrità. Il primo personaggio è stato Che Guevara (probabilmente il viso più riprodotto in assoluto), poi sono seguiti Mao Tse Tung, Saddam Hussein, Mickey Mouse, Lenin,… e lo stesso Pigni. Indossatori di queste magliette sono uomini immaginari (una sorta di ritratto-prototipo dell’uomo medio), insicuri, talvolta volgari e con la necessità di diventare “qualcuno” che conta.

Alex Pinna, nato a Imperia nel 1967, vive e lavora a Torino.
Il mondo di Pinna è popolato da omini filiformi e creature di corda, funamboli in equilibrio sul mondo e figurette che camminano su candide bolle. Le sculture e le installazioni si presentano sempre a metà strada tra gioco e poesia, tra raziocinio e emozioni. Lo spettatore viene così coinvolto in questo gioco sensoriale, invitato a prendere parte a questo universo di leggerezza e di sospensione dal reale.

Riccardo Pirovano, nato a Milano nel 1977, dove vive e lavora.
Le immagini di Pirovano sono un divenire continuo di fluido e di colore. Non ci si aspetti delle rappresentazioni con elementi riconoscibile poiché si tratta piuttosto di sospensioni spazio-temporali in un contesto straniante. Impossibile ricondurre le immagini a elementi concreti perché tutto è suggestione, impronta emozionale, riflesso di una sensazione, una sorta di discesa al degrado che si eleva a meditazione sacrale.

Brikena Pulleja, nata a Tirana (Albania) nel 1978, vive a Verona.
L’eterno canto della seduzione del corpo femminile non conosce sosta temporale. Nel pulsante mezzo fotografico (in questo caso con interventi digitali, accompagnati a distorsioni di visione) la Pulleja ha scelto questa tematica per raccontare la vitalità: le sue figure sfumate, accese da cromie calde e da dinamiche forze compositive, non sono il racconto della vita, sono la vita stessa. Nel corpo femminile si incontrano amore-nascita-morte, misteri insondabili a dispetto di scienza e tecnologia.

“L+L”: Linda Scuizzato, nata a Vicenza nel 1981, Laura Montorio, nata a Noventa Vicentina nel 1981
Il duo “L+L” lavora in simbiosi: Laura interpreta se stessa mentre Linda fissa nelle foto il momento culminante, quando l’espressività di Laura meglio esprime la sensazione che rappresenta il sentire di entrambe. Aria, aria, terra e fuoco: i quattro elementi naturali sono alla base dell’ispirazione di Ascoltami e di A-Quety, in uno spirito di fusione completa con la natura, mentre con Bolle di sapone si racconta un ritorno al gioco e alla spontaneità infantile.

Domenico Sorrenti, nato a Pinerolo nel 1976, vive e lavora a Torino
La pittura di Sorrenti attinge alla tradizione con nuove soluzioni e antico sentire. La natura è la grande ispiratrice, con una dedizione particolare per le rappresentazioni di animali e paesaggi. Nelle incisioni il disegno è rigoroso, e il nitore viene esaltato dalle intense lumeggiature mentre, in presenza del colore, l’aspetto delle tele diventa materico e i volumi tendono a sfaldarsi in pura luce.

Monica Tarocco, nata a Verona nel 1980, vive a Sanguinetto (Vr)
Talvolta il potere evocativo di un frammento supera per intensità la visione dell’intero. Questa intuizione suggerisce l’elaborazione di un linguaggio pittorico che non si interessa alla descrizione quanto piuttosto al suggerimento. L’ispirazione di fondo parte dal mezzo fotografico, dalle inquadrature, dai “tagli” di regia e i titoli scelti raccontano di un mondo familiare. Ricordi d’infanzia dove bambine in posa sorridono, orgogliose biciclette per piccole donne, recite scolastiche con svolazzanti vestitini, spose evocate con scarpette da Cenerentola. I colori a contrasto del seppia rimandano a pallidi ricordi, contrastanti con il segno deciso del nero che sembra volerli catturare nella loro aerea volatilità.

David Tomasi, nato a Bolzano nel 1981, vive tra Bolzano e Verona
Il contatto tra segno e colore, tra parola e pittura, la sintesi tra musica e poesia: questo è il mondo di Tomasi, cacciatore di sensazioni senza barriere tra espressioni differenti. Il suo è il terreno della contaminazione tra generi, stili, materiali e le percezioni sono catturate nelle parole di un testo come nelle dinamiche della natura, nel dialogo con gli altri come nel silenzio della solitudine.

Natasa Vukovic, nata a Pola (Croazia) nel 1973, vive e lavora a Milano
Conosciute da vicino le regole del sistema pubblicitario, la fotografia può essere, al tempo stesso, il mezzo per s-velare questo meccanismo e per restituire gli oggetti alla loro autentica natura. Ecco allora che lattine, scatole, barattoli e bottiglie si spogliano della loro aura sacrale da oggetto del desiderio e vengono spiati dalla Vukovic con il gusto della quotidianità, riportandoli così alla loro dimensione di caducità. I colori accesi, le inquadrature oblique, la deformazione delle marche pubblicitarie di queste nature morte contemporanee restituiscono allo spettatore il medesimo valore delle vanitas del passato, suggerendo una dimensione dove “le cose” non siano tanto “consumate” quanto piuttosto “vissute”.

Sebastiano Zanetti, nato a Negrqr (Vr) nel 1978, vive e lavora a Verona.
Il senso del cammino e del viaggio, il desiderio di fuga e la volontà di affermare se stessi e il proprio passaggio. C’è tutto questo nel trittico fotografico di Zanetti, che racconta la vicenda (immaginaria o reale, chissà) di un paio di scarpe che pendono sui fili dell’elettrici (a “marcare” il territorio) e che poi, indossati, si ritrovano su un treno in corsa, in un viaggio che sta prendendo la concretezza del vissuto.

Igor Zenzerovic, nato a Pola nel 1974, dove vive e lavora.
Nelle installazioni di Zenzerovic l’Occidente e l’Oriente si incontrano nella ricerca del minimalismo, dell’essenzialità riconducibile alla cultura Zen, in un filtro che attinge alle tecniche rinascimentali. Non ci si stupisca allora di trovare, in simultanea, spunti dalle icone di Rublev e dagli affreschi di Michelangelo, suggestioni tratte dal cinema di Tarkovski e dalla musica dell’Ottocento. Con un suggerimento: il vuoto è solo apparente…

Biennale d’Arte Giovani Postumia
dal 25 settembre al 1° novembre 2004

inaugurazione 25 settembre
ore 18.00 Museo d’arte moderna e contemporanea
performance teatrale di Michele Lanzi
ore 21.00 Auditorium Pigozzi ore 21.00
concerto per pianoforte e orchestra
con l’Accademia Vivaldiana di Venezia e Irene Frigo

Organizzazione :
Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di Gazoldo
Città di Gazoldo degli Ippoliti
Associazione Postumia

In collaborazione con:
Regione Lombardia – Direzione Culture, Identità e Autonomie della Lombardia
Provincia di Mantova – Assessorato alla Cultura / Casa del Mantegna

Sponsor: Gruppo Marcegaglia, Montana, Cassa Padana

Catalogo Publi Paolini/Edizioni Postumia

Apertura al pubblico:
tutti i giorni (tranne il lunedì) 10/12.30 – 15.30/19.00

Per informazioni:
tel. 0376/657952 – 657141 – fax 0376.657488

Mam
Museo d’Arte Moderna e Contemporanea
Gazoldo degli Ippoliti (Mn)

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