L'alba dell'astrattismo. Le opere esposte sono circa quaranta tra olii, acrilici, tempere e pastelli e si riferiscono alla produzione che va dagli anni cinquanta, agli anni settanta. Nel 1923 l'artista comincio' la sua attivita' nell'ambito dell'astrattismo, nel dopoguerra la Lazzari si dedica in maniera esclusiva alla pittura: ''Questo periodo di animosa ripresa e, in parte, di aggiornamento, sfocia in una fase informale e materica. Ma piu' straordinaria e originale e' la lunga stagione conclusiva consacrata a una piu' specifica ricerca sul segno in rapporto allo spazio-tempo''. Lorenza Trucchi
L'alba dell'astrattismo
La mostra di Bice Lazzari, fa seguito alle varie personali che la Galleria Edieuropa ha dedicato negli anni all'artista e alla grande mostra del 2000 come "omaggio nel centenario della nascita".
Le opere esposte sono circa quaranta, anche inedite, tra olii, acrilici, tempere e pastelli e si riferiscono alla produzione che va dagli anni cinquanta, agli anni settanta. "E ripropongo in ogni mio quadro quel clima che mi ha formata. Nei quadri amo la luce, lo spazio, il rigore, la struttura, la sintesi?e un po' di poesia. Non mi appartiene il neofigurativo, sempre secondario, aneddotico", così scriveva Bice Lazzari della sua opera.
Lionello Venturi nell'introduzione alla monografia di Enrico Crispolti edita dall'Editalia nel 1958, "La grazia dei colori di Bice è tutta nella loro delicatezza, per cui essi perdono o quasi la loro consistenza materiale e divengono voci dell'anima".
Il passaggio nel periodo del dopoguerra è verso una pittura "informale" e "materica".
Scrive Lorenza Trucchi: "Ma più straordinaria e originale è la lunga stagione conclusiva consacrata a una più specifica ricerca sul segno in rapporto allo spazio-tempo, Bice Lazzari riesce a fare del segno, spesso tracciato con la matita, il "medium" per esprimere, chiarire e decantare i propri sentimenti.
Ed è in queste opere conclusive e compendiarie che l'artista raggiunge un clima quasi metafisico, di alta suggestione lirica, é la linea saettante che attraversa la diafana tela, è la nota di colore che rompe inattesa la casta armonia dei bianchi e dei grigi".
BICE LAZZARI
l'alba dell'astrattismo
''Mi limiterò a fare l'elogio della timidezza, sia perché in un mondo di forti rumori il sussurro è gradevole, sia perché è proprio dei timidi di avere ardimenti impensati. La grazia dei colori di Bice è tutta nella loro delicatezza, per cui essi perdono, o quasi, la loro consistenza materiale e divengono voci dell'anima. Del resto anche i motivi, che pure sono accuratamente organizzati, sembrano ombre della fantasia piuttosto che architetture plastiche''. Così scriveva nel 1958 Lionello Venturi introducendo la piccola monografia di Enrico Crispolti pubblicata dall'Editalia. Di fatto Bice Lazzari appartiene ad un ristretto quanto suggestivo gruppo di donne-artiste che mi piace definire "le farfalle d'acciaio".
Credo infatti che proprio per il dono innato di una grazia sottile, altamente poetica, accoppiata ad una forte indipendenza intellettuale che la spingeva con naturalezza verso la ricerca del nuovo, la Lazzari fu non solo una grande artista ma, un'artista vincente presto apprezzata dalla critica più qualificata. Non si è verificata cioè nei suoi confronti la "cancellazione" subita da altre sue colleghe operanti nelle file delle avanguardie storiche.
È dunque la sua una vicenda già letta e storicizzata nell'ambito di un percorso "in cresta" dell'arte italiana contemporanea, senza preconcette valutazioni tra opere figurative ed astratte che si succedono parallelamente fino alle soglie della seconda guerra.
Se è vero infatti che per la Lazzari come del resto per altri artisti coevi (da Fontana a Melotti a Spazzapan) l'arte applicata fu soprattutto un mezzo di sussistenza, è anche vero che specialmente agli esordi, i suoi bellissimi bozzetti di stoffe e tappeti sono un utile banco di prova di un linguaggio astratto basato sul colore, la luce, il segno in rapporto allo spazio.
Questo transito dalla decorazione all'astrazione (che è un po' quello già seguito sia da Balla sia da Sonia Delaunay), opposto a quello di una progressiva riduzione e rarefazione del dato reale (alla Mondrian, per intenderci) ha le sue lontane radici in una concezione che non differenzia le arti maggiori dalle minori. Concezione tipicamente mitteleuropea, tra Secessione e Jugendstil, molto sentita nella Venezia degli inizi del secolo. Il primo talento manifestato da Bice Lazzari è musicale: ancora bambina frequenta il corso di violino al Conservatorio "Benedetto Marcello", continuando in privato lo studio del pianoforte.
Questa sensibilità musicale si riflette nella pittura, sorretta e alimentata da un soggiacente senso del ritmo e strutturata secondo precise quantità cromatiche e grafiche. Da qui, quasi per affinità elettiva, incontro con il musicalissimo Klee considerato sempre il suo maggiore maestro.
Nel dopoguerra la Lazzari si dedica in maniera esclusiva alla pittura: ''Mi misi sotto come una dannata - afferma negli appunti autobiografici - per recuperare il tempo perduto e sbrogliare quella matassa imbrogliatissima che aveva lasciato sedimenti profondi''.
Questo periodo di animosa ripresa e, in parte, di aggiornamento, sfocia in una fase informale e materica. Ma più straordinaria e originale è la lunga stagione conclusiva consacrata a una più specifica ricerca sul segno in rapporto allo spazio-tempo. Venti anni di un lavoro ostinato, ma non intellettualistico, durante i quali la Lazzari riesce a fare del segno, spesso tracciato con la matita, il medium per esprimere, chiarire e decantare i propri sentimenti. Ed è in queste opere conclusive e compendiarie che l'artista raggiunge un clima quasi metafisico,
di alta suggestione lirica. Una metafisica fuori dal racconto iconografico e, tuttavia, aperta all'evento che la vivifica: è la linea saettante che attraversa la diafana tela, è la nota di colore che rompe inattesa la casta armonia dei bianchi e dei grigi.
Lorenza Trucchi
BICE LAZZARI nasce a Venezia il 15 novembre 1900. Studia al Conservatorio "Benedetto Marcello" e poi si diploma all'Accademia di Belle Arti di Venezia. Nel 1923 comincia la sua attività nell'ambito dell'astrattismo; nel 1935 si trasferisce a Roma, dove muore il 13 novembre 1981.
Mostre principali
1925: espone per la prima volta le sue opere in una collettiva a Ca' Pesaro, Venezia; 1927-1961: partecipa a tutte le Triennali di Milano; 1929: personale Galleria San Moisè, Venezia; 1939: mostra "Mondiale" NewYork; 1943: Esposizione Italiana a Barcellona; 1949: pavimentazione in mosaico del cinema Fiammetta di Roma; 1950: 1° premio per il mosaico XXV Biennale di Venezia (sezioni arti decorative); partecipa alla VI Quadriennale di Roma; 1954: personale Galleria Schneider di Roma; 1955: VII Quadriennale di Roma; 2° premio mostra-concorso Centro Internazionale d'Arte e del Costume (Palazzo Grassi, Venezia); 1958: personale Galleria Cavallino di Venezia; 1959: personale Galleria La Salita, Roma; 1960: 2° Mostra Salone internazionale "I 4 Soli", Torino; 1967: 1° premio "Arte Oggi" Galleria Numero di Firenze; 1968: partecipa alla IV Biennale Romana ottenendo ex aequo il 1° premio per la grafica; 1970: personale antologica Museo Civico di Bassano del Grappa; 1972-1982: personali Galleria Arte Centro, Milano; 1973: X Quadriennale di Roma; rassegna "Problemi dell'Avanguardia Italiana", Stoccolma; 1975: antologica Sala Comunale d'Arte Contemporanea, Alessandria; 1978: antologica Galleria Rondanini di Roma; 1979: antologica Museo Comunale di Milano; 1980: "L'altra Metà dell'Avanguardia 1910-1940" Palazzo Reale, Milano; antologica "Continuità dell'Avanguardia", Galleria Civica, Modena; 1982: antologica Galleria Civica d'Arte Moderna, Valdagno; 1984: Galleria Editalia - QUI arte contemporanea, Roma; III Biennale Nazionale d'Arte Contemporanea "Generazione I decennio" Palazzo Vescovile, Rieti; 1987: Frankfurt Westend Galerie, Francoforte; Mostra antologica Palazzo Venezia, Roma; 1989: Casa del Mantegna, Mantova; 1990: Galleria Editalia - QUI arte contemporanea. Roma; 1993: "L'incanto del segno" Studio Concreto, Calasetta (CA); Galleria Edieuropa - QUI arte contemporanea, Roma; 1995: C Biennale di Venezia Ca' Pesaro, Venezia; 1996-1997: "Art and Power" Europe under the dictators 1930-1945, Hayward Gallery, Londra, Barcellona, Berlino; 1997: "Pittrici venete tra 800 e 900" Barchessa di Villa XXV Aprile, Mirano (VE); 2000: "II restauro del contemporaneo" Galleria Comunale d'Arte Moderna e Contemporanea, Roma; "Omaggio nel centenario della nascita" Galleria Edieuropa - QUI arte contemporanea, Roma; "Materia, segno, misura -da Venezia a Roma - Bice Lazzari a cento anni dalla nascita" Museo Laboratorio d'Arte Contemporanea Università "La Sapienza", Roma; 2002: "Temi e Variazioni" Collezione Peggy Guggenheim, Venezia; 2003: "Kandinsky e l'avventura astratta" Villa Manin, Passariano (UD); 2004: Mostra organizzata dalla Triennale in collaborazione con il Ministero degli Affari Esteri, Milano; "Stili life in 20 century Italy" Estorick Collection of Modern Italian Art, Londra; "Geometrie liquide - quattro artiste nella storia di Felicità Bevilacqua La Masa" Assessorato alla Cultura del Comune di Venezia; "Bice Lazzari, l'alba dell'astrattismo" Galleria Edieuropa - QUI arte contemporanea, Roma.
Inaugurazione Domenica 24 ottobre 2004, dalle ore 11,00 alle 14,00
testo in catalogo di Lorenza Trucchi
Galleria Edieuropa-Qui arte contemporanea
Viale Bruno Buozzi, 64, Roma 00197
Orario: dalle 16 alle 20 - la mattina per appuntamento - chiuso festivi e lunedì