A.A.M. Architettura Arte Moderna
Su Carla Accardi un percorso antologico attraverso il disegno dagli esordi fino ad oggi. Alle sue opere su carta fanno da 'controcanto' i 'pensierini' di Francesco Impellizzeri: grandi fogli disegnati accompagnati da acute riflessioni e reinterpretazioni in cui il giovane artista riflette sui diversi momenti e le diverse evoluzioni della ricerca della Accardi. I quattro pannelli Accardi-Impellizzeri fra decoupage, gouache, matite colorate e pennarello costituiscono il punto d'incontro fra i due artisti.
Lunedi 22 Novembre viene presentato, all’interno del ciclo “ ON PAPER†dedicato dalla galleria A.A.M., al disegno contemporaneo di artisti italiani, un confronto tra due artisti pur così diversi tra loro come Carla Accardi e Francesco Impellizzeri.
La mostra presenta un essenziale ripercorso antologico, dai suoi esordi fino ad oggi, attraverso il disegno, dell’itinerario artistico e poetico di Carla Accardi, ancora oggi sicuramente una personalità , tra gli artisti italiani di maggior spicco nel panorama internazionale. Alle opere su carta della straordinaria artista fanno da “controcanto “ i “pensierini†di Francesco Impellizzeri, grandi fogli disegnati accompagnati da acute riflessioni e reinterpretazioni del giovane artista, che riflette attraverso la scrittura e le sue trasognate trasfigurazioni sui diversi momenti e le diverse evoluzioni della ricerca di Carla Accardi. In mostra vengono presentati poi alcuni lavori eseguiti dai due artisti a quattro mani, in cui si confrontano le vivaci frantumazioni della Accardi con le ironiche e paradossali ricomposizioni di Impellizzeri.
Propensi come siamo a qualificare le polifonie dell’arte sulla base di presupposti stilistici, non deve stupire trovare uniti in una consapevole relazione d’affetto due artisti diversi e contrapposti: una lunga e tenace amicizia li ritrova qui riuniti in un fragile, quanto tenace contrappunto. Francesco Impellizzeri e Carla Accardi danno insieme vita e vigore ad un confronto che si pone come proposta e come dialogo, come omaggio e come riconoscimento, quasi persino una ipotetica affiliazione. Incisiva e superbamente stridente, fra reticoli catramosi e segni vigorosi, Accardi da vita ad una sorta di rivisitazione della sua opera attraverso otto opere fra gouache e disegni a china, a tempera ed a pennarello. Impellizzeri ancora insiste, invece, in una perenne quanto proficua pubertà con fogli colorati a pastello e scritte infantili che, pure se opere dell'anno in corso, rivendicano anche essi una loro storicità . E’ un contrappunto stilistico quello che si propone, ma è anche un modo per insistere sulla specificità . Dialogo e discrepanza, ironia ed impegno, serietà e pseudo gioco sembrano le costanti di questi due ribelli, pur se di diversa cronologica estrazione. Se Impellizzeri usa moduli lessicali che dissacrano la memoria codificata per ricrearne una nuova e provocatoria, quasi riproponendo una nuova tassonomia della visione, Accardi già da tempo ha fatto della gestualità l’uso proprio della ribellione. Per cui ciò che Impellizzeri declina in pensierini di disarmante ed apparente innocua vacuità , Accardi ha proposto da tempo come un’occasione di libertà . La mostra divisa in tre sezioni comprende opere tipiche dell’Accardi fra gli anni ‘50 sino al 2004 cominciando da Oltre la struttura del ’59, ( caseina su carta), a Blu argento del 2004, (pennarello ad olio su carta); a commento di queste opere Impellizzeri propone in forma ironica grandi fogli da quaderno con frasi per lo più in rima riferite a ciascun quadro della Accardi, con un ulteriore commento fatto da disegni colorati a pastello. Questi pastelli sono una citazione precisa od analogica delle stesse opere della Accardi.
Nello stesso tempo quattro pannelli Accardi-Impellizzeri fra découpage, gouache, matite colorate e pennarello costituiscono il vero punto d’incontro fra i due artisti. Alla serietà gestuale del tratto della penna-pennello di Accardi si aggiungono gli Unpopop e i Lady Muk di Impellizzeri e così via Madame ‘700, BodyGuard, Rokkodrillo e Rinkoboy. I colori flambé ed i segni rutilanti della Accardi fanno da sfondo o da protagonista di queste opere a quattro mani. Il togliere e l’aggiungere sono parte della stessa tecnica narrativa, anche se l’economia del racconto non può mettere a rischio la propria specifica autenticità .
Un racconto che se per la Accardi ha sempre avuto sulla carta una sua inesprimibile quanto impossibile fattualità , per Impellizzeri collima con l’immagine stessa della sua esuberanza, nei suoi gadget immaginifici e nella loro apparente quanto pervicace fragilità . L’opera a due registri è quindi un incontro che sfiora la complementarità e la complicità : un dato sottolineato proprio dalle opere autonome di Impellizzeri, che con ironia, citando stereotipi iconici come i Beatles od il tubo catodico che inserisce in una grafica infantile come quella del quaderno di scuola, rimanda alla specificità biografico-artistica della Accardi. Commenti alla carriera quindi, ma anche considerazioni inattuali, sul crinale continuo del gioco-ricreazione per una discontinua proposta di atemporalità . Mentre la Accardi de-costruisce e disarticola le proposte programmatiche dell’immagine attraverso una incontrollata-controllata espressività , Impellizzeri mette in scena una figurazione virtuale fra l’immagine Pop e la sua concettualità .
A.A.M. Architettura Arte Moderna
Via dei Banchi Vecchi 61, Roma