LipanjePuntin artecontemporanea
Centometriquadri di verde acido. Un'interpretazione originale del rapporto tra naturale e artificiale, tra organico e tecnologico. Toffolini e' interessato alla vita degli elementi naturali e, in particolare, al mantenimento delle condizioni vitali per l'organismo di volta in volta ospitato nei suoi involucri trasparenti
Sabato 4 dicembre LipanjePuntin artecontemporanea ha il piacere di
presentare la prima mostra personale del giovane artista friulano Nicola
Toffolini (Udine, 1975) dal titolo Centometriquadri di verde acido.
Ci sono degli elementi che rendono uniche e riconoscibili le opere di
Nicola Toffolini. Innanzitutto la nitidezza e il rigore delle forme con
cui appaiono: involucri rettangolari con dimensioni variabili. Poi i
materiali: per lo più trasparenti, (plexiglass, o propilene satinato
delle teche) o dalla consistenza particolare, evanescente (la luce delle
lampade fluorescenti, alogene o stroboscopiche). A questi elementi si
aggiunge la presenza costante di componenti naturali come piante, semi,
fili d'erba, e quella, spesso discreta, di materiali sintetici come:
fili elettrici, sensori, timer, altoparlanti, pannelli fotovoltaici,
lettori CD.
Tra tutti questi elementi, è la presenza dell'elemento naturale che
incuriosisce di più. Si tratta infatti di una presenza organica vivente
in un contenitore (la teca) dove viene di solito conservato qualcosa di
prezioso ma inanimato.
Le opere di Toffolini giocano proprio su questo, sulla vita degli
elementi naturali e, in particolare, sulle condizioni di mantenimento
delle condizioni vitali per l'organismo di volta in volta ospitato. Gli
involucri trasparenti contengono, infatti, un microcosmo in continua
'tensione': la crescita delle piante, lo germogliare dei semi, o la loro
semplice sopravvivenza dipendono dall' equilibrio che si crea tra i
normali ritmi biologici e gli elementi artificiali inseriti
nell'ambiente dall'artista (pannelli fotovoltaici e lampade alogene per
la luce, sistema di pompe e di nebulizzazione per assicurare l'acqua e
il nutrimento). E, in alcuni casi, perfino dalle azioni dello
spettatore, che con la sua presenza può accelerare o modificare i
processi in corso.
L'opera che a un primo sguardo risulta rigida, chiusa in un modello
geometrico definito, si scopre poi, in un secondo momento, assolutamente
in vita e soggetta a cambiamenti.
Verrebbe da chiedersi cosa c'è sotto: perché la creazione di un congegno
così complesso? dov'è il senso? La risposta - se c'è - può essere data
dal tipo di esperienza proposta: sia quella creata dall'artista per lo
spettatore, che l'esperienza vissuta dall'autore stesso durante il
processo creativo.
Per chi guarda si tratta di ripercorrere con uno sguardo attento il
progetto dell'autore e scoprire, così facendo, l'intreccio di relazioni
tra elementi di diversa natura celate dietro l'apparente "trasparenza
didascalica" dell'involucro. Per l'artista, indubbiamente, c'è la sfida
di creare ogni volta un modello (l'opera) che metta in gioco il modello
della natura (la realtà ), e che possa contenere a sua volta le regole
per poter essere rigiocato.
Il risultato è, comunque, quello di una interpretazione originale del
rapporto tra naturale e artificiale, tra organico e tecnologico, oggetto
a volte di espressioni urlanti ma superficiali.
Inaugurazione: Sabato 4 dicembre, dalle ore 19.00
LipanjePuntin artecontemporanea · via Diaz 4 · 34121 Trieste · Italy
Orario di galleria: 11.00-19.30 o su appuntamento Lunedì e festivi chiuso