All’inizio di tutto vi è il pulsare dei cuori, un pulsare sempre diverso, influenzato com’è dalle sensazioni, dagli attimi, dagli stati d’animo che ne governano la marcia senza requie. È da questo battito modulabile che parte Nedda Bonini, a significare che è da lì che scaturisce la sua vita, biologica e artistica. Il cuore come pars pro toto, una parte che indica il tutto.
Questa esposizione è la storia di un percorso, che probabilmente è
comune ai percorsi di molti di noi. Ciò che però non è comune a molti di
noi è la capacità di dare forma a questo percorso: l’artista ha
esattamente tale privilegio, cioè la capacità di comunicare ai 'molti di
noi' che osservano la sua opera il senso più intimo, e completo, di tale
percorso.
All’inizio di tutto vi è il pulsare dei cuori, un pulsare sempre
diverso, influenzato com’è dalle sensazioni, dagli attimi, dagli stati
d’animo che ne governano la marcia senza requie. È da questo battito
modulabile che parte Nedda Bonini, a significare che è da lì che
scaturisce la sua vita, biologica e artistica. Il cuore come pars pro
toto, una parte che indica il tutto: cuore come compendio dell’intero
nostro organismo, che si muove, che respira, che vive. Ci troviamo di
fronte a cuori rivelatori, che hanno da raccontare una storia, e la
traslucidità del plexiglass sul quale sono incisi ne evidenzia ancor più
la non staticità , l’incessante fluire e defluire del sangue, il formarsi
e il rimarginarsi delle ferite.
'Cuore/radice' e 'Cuore/polmone'; non per caso radice, non per caso
polmone.
Poi si deve per forza procedere, anche fisicamente, anzi soprattutto
fisicamente: camminando o nuotando, pilotando un’auto, passeggeri di un
treno o un aereo. Perché è necessario muoversi, andare, lasciare anche,
per avere la possibilità di conoscere. È questo il percorso di cui si
parlava: un percorso che non necessariamente deve avere una meta
precisa, ben identificabile. Un percorso non lineare, che si ramifica,
con ogni ramificazione potenzialmente in grado di generare conoscenza.
'Di mare in mare', anche se non si è buoni nuotatori. Navigare è un modo
per mantenere il contatto con questo elemento tanto misterioso quanto
ricco di stimoli. Un mare spesso ostile, che non vuol farsi leggere,
come non si lascia leggere l’animo umano (e secondo la non velata
misantropia di Edgar Allan Poe questo è un bene). È legittimo affrontare
le bordate delle onde sulle fiancate del nostro scafo/anima intontiti
dalla paura, tachicardici, ma non è altrettanto lecito lasciarsi
affogare senza lottare, senza gridare il nostro diritto a vivere e di
conseguenza conoscere.
La nostra percorrenza si è fatta ora più ricca, e sfogliandone ideali
pagine potremmo essere in grado di sovrapporre, in maniera reversibile
però, esperienza su esperienza. È un procedere per 'stratificazioni', e
ogni strato, com’è logico, non annulla il precedente. E nemmeno lo
fossilizza.
Se l’acqua è il simbolo del pericolo e nel medesimo tempo del percorso
necessario per tentare di dare un senso a ciò che siamo, il 'Totem'
potrebbe rappresentare un punto d’arrivo, la terraferma. Punto d’arrivo
forse non definitivo ma comunque manufatto sotto la cui ombra fermarsi
per riflettere sul da farsi, radunando le idee in attesa di migliori
opportunità . All’ombra di queste steli (monoliti policromi) si ha il
tempo per scandagliare con una definizione migliore il paesaggio che si
stende intorno a noi, per farne anche una 'anatomia'. Tentare magari di
imprigionarlo in barattoli dando origine in tal modo a un microcosmo a
nostra ideale misura, peccato veniale concesso a chi di strada ne ha
percorsa parecchia.
Se il punto a cui siamo giunti sia da considerare 'il punto d’arrivo' o
'un punto d’arrivo' è a discrezione di ognuno di noi, perché ognuno può
decidere, come l’acqua, se essere ghiaccio o vapore, se fermarsi o se
ricominciare.
Dario Mazzoni
Orari: 15-19 Festivi su appuntamento
Fabio Paris Art Gallery a Brescia in Via Alessandro Monti 13
25121 BRESCIA Tel 0303756139 Fax 0302907539