Pinacoteca
Crotone
Piazza Mazzini (Bastione Toledo)
0962 20355 FAX 0962 20355

Frisoni
dal 3/12/2004 al 27/12/2004
0962 20355 FAX 0962 20355

Segnalato da

Catia Romani



approfondimenti

Frisoni
Valerio Deho'



 
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3/12/2004

Frisoni

Pinacoteca, Crotone

L'artista propone una pittura che indaga sui luoghi meno appariscenti del vivere quotidiano, verso quei non luoghi teorizzati da Marc Auge' che sono poi quelli piu' vissuti intensamente dalla gente. Una pittura che passa indifferentemente dalla rappresentazione rivissuta di soggetti tradizionali allo svelamento di quelle fessure nel vivere quotidiano in cui si annunciano le cose a venire.


comunicato stampa

Testo di Valerio Dehò

Strano mettere insieme due forme quasi antitetiche di paesaggio oppure di trovare un rapporto tra una tradizione e un passaggio verso forme nuove di guardare il mondo. E’ anche chiaro che le cose vivono in eterno divenire, non stanno ferme perché mutano con lo sguardo che le accoglie. E poi un trentenne oggi vede cose che prima non si guardavano, che non avevano ancora la dignità di soggiogare uno sguardo, di tenerlo legato l’eternità di un pensiero.

Ma soprattutto Frisoni si inserisce a pieno titolo in quel movimento di pittura giovanile, che indaga sui luoghi meno appariscenti del vivere quotidiano, verso quei non luoghi teorizzati da Marc Augè che sono i luoghi poi più vissuti intensamente dalla gente come le strade, le hall dei grandi edifici pubblici, aeroporti, stazioni, etc. Una pittura che mette in scena la ''Nuova Realtà'' in espansione che passa indifferentemente dalla rappresentazione rivissuta di soggetti tradizionali allo svelamento di quelle fessure nel vivere quotidiano in cui si annunciano le cose a venire. Questo è l’aspetto interessante di un’arte, anzi della pittura tout court, che si pone sempre al servizio della conoscenza e della rivelazione del nuovo.

In questo ambito i paesaggi urbani colgono gente di passaggio attraverso i luoghi del transito, nei momenti di spostamento da un luogo all’altro del territorio: luoghi che sono meno transitori di quello che a tutta prima si potrebbe credere. Questi sono fissati dall’artista in momenti coinvolgenti ,con una certa distaccata professionalità da reportages fotografico, ma sempre con la passionalità e l’energia del gesto pittorico. Le strade bagnate, il senso on the road dello scorrere dell’esistenza però non ha nulla di epico, ma anche ha qualcosa di domestico che scalda e conforta. In fondo a queste scene assistiamo tutti i giorni , la differenza è che non siamo abituati a vederli sulla tela.

Probabilmente la vera sorpresa è che Frisoni non punta alla medializzazione dell’immagine, cioè non ne fa il supporto di un procedimento elettronico; tela, colori e spatola sono sufficienti per creare atmosfere che mescolano certi paesaggi urbani che hanno in Hopper il maestro riconosciuto e inarrivabile, mentre contengono quel qualcosa di cinematografico a cui ormai siamo abituati dalla Nouvelle Vague e Wenders. Credo che ci sia molto cinema dietro le forti e ampie spatolate del pittore, ma si tratta di qualcosa che forse non è nemmeno conscio: è solo l’immaginario che ci portiamo dentro.

Allora ci accorgiamo che gli asfalti bagnati hanno una poeticità che forse già conoscevamo senza esserne pienamente coscienti. Le strade della celluloide al cinema, e può essere solo una coincidenza, sono sempre accuratamente bagnate perché fanno risaltare i colori, riflettono le luci, creano quella magia che scalda la vita. Esattamente ciò di cui abbiamo bisogno. Inoltre quel tanto che vi è di artificiale in queste atmosfere viene recuperato dalla loro parallela familiarità dall’essere comunque dei soggetti.

Il quotidiano è fondamentale nella pittura di Davide Frisoni perché lui dipinge ciò che vede e che sente, ciò che in altri termini sente che gli appartenga. Gli altri paesaggi , quelli certamente più tradizionali in cui un’imbiancata alle colline romagnole o come le nature morte, le fanno assomigliare alle increspature del paesaggio di Pontoise o di Louvecienne tanto celebrate degli impressionisti, servono in questo a creare un apparente contrasto. Ma alla fine fanno parte dello stesso mondo dell’artista, come il porto di Rimini, come un tramonto violaceo che fa virare tutta l’immagine verso un sogno adriatico perfino alla nostra portata. Tutto gira attorno al quotidiano, al nuovo quotidiano, in cui l’artista vive e vede. Proprio la tradizionalità deliberata della sua arte diventa la cartina al tornasole per verificare come lo sguardo della contemporaneità possa trovare rispondenza nell’arte anche e soprattutto attraverso l’uso delle tecniche meno hi tech possibile.

I luoghi comuni dell’artista sono questi, sono i sintomi di un vivere che è legato a relazioni forti. Tutto non può sfuggire, niente può allontanarsi dalla visione che l’artista propone del proprio mondo. Si tratta ancora una volta di proporre la novità dell’ovvio, di far attraversare alla pittura lo spazio del consueto per restituircelo straordinario e mai visto. Questo il gioco e vale certo la candela perché alla fine ciò che riesce a globalizzare l’arte è soltanto la sua comunicazione immediata, il fatto di diventare veicolo di se stessa, di non doversi arrestare davanti agli imperativi delle mode e delle tendenze.

Paesaggi urbani e paesaggi naturali sono in questa mostra i poli di uno sguardo che ha lo strabismo e la semplicità della non avanguardia. La novità in questo momento artistico e che non vi sono novità. Anzi la novità consiste nel cercare la spontaneità e quel tanto di verità che appartiene agli artisti che dipingono ciò che vogliono e ciò che credono. Per questo tutto appartiene e si tiene, perché è l’artista che riunisce nella sua personalità e nel suo sguardo le varie realtà che lo circondano e che decide di dare cittadinanza in pittura.

Possiamo dire che la pittura di Davide Frisoni è l’unità di misura di una tradizione che descrive la vita moderna. Lo sappiamo da Baudelaire in avanti che la modernità coincide con la moda e a metà dell’Ottocento bisognava dare dignità alle cose che ancora non avevano cittadinanza artistica come gli oggetti borghesi, gli interni comuni, le persone di tutti i giorni, le strade affollate di gente comune. La modernità, anzi la nostra post modernità è fatta invece di mille sopravvivenza e di altrettante convivenze. Il tempo con la sua pesante e scomoda eredità, si rovescia nel presente, in questo splendido e unico presente che ci appartiene con il nome di vita. Alla pittura chiediamo quell’attestato di eternità che ci conforti sul tempo e sul suo divenire senza di noi. Questi luoghi comuni ci appartengono, teniamoli stretti come testimonianze e frammenti di un mondo che fa parte di noi, sempre e comunque. Anche se lo conosciamo attraverso un dipinto.

Note biografiche
Frisoni è nato a Rimini, dove tuttora vive e lavora, nel 1965. Dopo essersi diplomato al Liceo Artistico di Rimini e all’Accademia di Belle Arti di Bologna inizia una intensa attività di illustratore, scenografo e pittore.
Ha al suo attivo un considerevole numero di mostre personali e collettive.
Dal 1996 fino alla primavera del 1999 la sua ricerca pittorica è incentrata sullo studio intimistico della figura umana, con una serie di lavori dedicati alla mitologia. Contemporaneamente realizza una serie di piccoli quadri dal titolo Adamah (terra) che verranno presentati insieme al ciclo Non fecero nulla per fermare il vento, alla Galleria La Telaccia di Torino, presentata da M. Malì.
Nel frattempo vince per due volte il concorso internazionale “Roma 2000” - edizioni ‘98 e ‘99 - e che lo vedrà protagonista in una serie di collettive a Roma, Firenze, Venezia e Parigi, organizzate dalla Galleria “Il Collezionista” di Roma.
Dall’estate del 1999 inizia una ricerca, tutt’ora in corso, sulla luce e il colore che ha come soggetto la realtà “tutta”, senza preclusioni.
La strada diventa il luogo privilegiato di questa ricerca, con le sue auto, fanali, semafori, temporali, lampioni,...
Queste opere sono state presentate nell’autunno del 1999 in una personale alla Galleria “La Nave Và” di Rimini con straordinario successo che lo ha portato ad essere finalista al Premio Morlotti di Imbersago nell’anno 2000 e2001 e alla mostra collettiva Promesse alla Galleria Forni di Bologna.
Nel 2000 partecipa anche al premio “Treccani degli Alfieri” di Montichiari (Bs) dove riceve il 2° premio.
Parallelamente a questo lavoro dipinge una serie di quadri dedicati al ritratto in cui la ricerca sulla luce è intensificata dal bianco e nero.
Da giugno 2001 collabora in esclusiva mondiale con Telemarket riscuotendo un enorme successo di critica e di collezionismo.
Opere In Collezioni Pubbliche
L’opera “Sguardi di luci e ombre” de “Il Premio Treccani degli Alfieri” è alla Pinacoteca di Montichiari (BS)
2 opere Collezione della Sharon Gabriel Gallery of San Diego - California
2 opere Collezione Ducati Collection - Tokyo
2 opere dedicate al disegno di Michelangelo sono state esposte assieme agli originali del Buonarroti all'interno della mostra
''La Sistina e Michelangelo, storia e fortuna di un capolavoro'' organizzata dai Musei Vaticani alla Rocca Malatestiana di Rimini.
1 opera Collezione Fondazione Cassa di Risparmio di Rimini

Principali Mostre Personali
1989 ''Rapsodie di lune'' - Arte Giovane - Rep. San Marino
1995 ''Allegorie'' - Noa-Noa Laboratorio d'arte- Rimini
1997 ''Adamah'' a cura di G. Milantoni - Rimini
1999 ''Corporali Anime'' - gal. La Telaccia - Torino
''Arte, ragione in atto'' - Museo della Città - Rimini
“RiVedute ” - gal. La nave va - Rimini
2000 “Frisoni” - Spazio di Roberto Fenzl - Rimini
2001 “Extemporanea” - in diretta nella trasmissione HELP di Red Ronnie su TMC2
“Performance per Elvis” - in diretta sul palco con Bobby Solo, di Red Ronnie - Rimini
2002 “Luoghi comuni” - a cura di Valerio Dehò Rocca di Bazzano Emilia (Bo)
“Controluce” - Telemarket Bologna / Napoli / Torino
“Percorsi Critici” - a cura di Gianfranco Lauretano Galleria dell’Immagine - Rimini
“Nuova realtà. Una sfida” - Telemarket Montecatini
2003 “Nuova realtà. Una sfida” - Telemarket Genova
“Controluce” - Show-room Telemarket Brescia
“Luoghi comuni” - Galleria Pegaso - Forte dei Marmi
2004 “INTERNATIONAL ARTEXPO” - New York

Principali Mostre Collettive
1996 ''Sogno di una notte di mezza estate'' Noa-Noa laboratorio d'arte - Rimini
1997 ''La virtù dell'imprevisto'' ex chiesa Crocina - Rimini
1998 ''Roma arte 2000'' gal. Il Collezionista - Roma / Firenze / Venezia / Parigi
1999 “Minarini & Frisoni” - gal. La nave va - Rimini
2000 “Il Premio Morlotti” - Imbersago
“Promesse” - Galleria Forni - Bologna
“Il Premio Treccani degli Alfieri” - Montichiari (BS)
2001 “Premio Città di Sarezzo” - Sarezzo (Bg)
“Il Premio Morlotti” - Imbersago
2002 “Il mare nell’arte” - Telemarket Genova
“Collettiva” - Telemarket Cortina
“Dovadola invita Rimini” 7° Rass.d’Arte Contemporanea a cura prof. Enzo Dall’Ara - Dovadola (FC)
2003 “ASTRATTONONASTRATTO” Celiberti , Frisoni, Pagliacci, Pozzati - Telemarket (Bol)
“Frisoni-Minezzi” - Telemarket Roma
“Dovadola invita la Romagna” - a cura prof. Enzo Dall’Ara - Palazzo Albertini / Forlì
2004 “le Carte di Eros” - opere su carta - Bologna

organizzazione:
Associazione Culturale ''il Collezionista''
direttore artistico Vincenzo Ieraci

Conferenza Stampa e Inaugurazione: sabato 4 dicembre ore 18,30 nella stessa sede della mostra

Ingresso gratuito

Testo in catalogo Valerio Dehò.

Per informazioni:
Associazione culturale Il Collezionista: dott. Vincenzo Ieraci tel. 096220355
Assessorato ai Beni Culturali Comune di Crotone

Sito ufficiale dell'artista: http://www.frisonipittore.com

Ufficio stampa: Associazione culturale Il Collezionista: 096220355

CROTONE - Pinacoteca Comunale, Bastione Toledo

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