Museo d'Arte Contemporanea Ortiz-Echague
Atzara (NU)
piazza A. Ortiz Echague 1
0784 65508 FAX 0784 65380
WEB
Angelo Liberati
dal 17/12/2004 al 23/1/2005
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Museo A. Ortiz-Echague



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Angelo Liberati
Maura Quartu



 
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17/12/2004

Angelo Liberati

Museo d'Arte Contemporanea Ortiz-Echague, Atzara (NU)

'Opere' una selezione di dipinti. La meditazione sulla pittura e sui pittori del passato e' costante nella sua produzione. Per l'artista l'arte del presente ha bisogno dell'arte del passato a cui riferirsi in forma metalinguistica. La parola, il testo scritto e' uno strumento di riflessione, serve a sostenere l'impatto visivo dell'icona.


comunicato stampa

Opere

testo critico di Maura Quartu

Senza titolo, del 2000, richiede un'osservazione attenta, un occhio perspicace che penetri e comprenda.
I buchi dei chiodi, le ombre, le pieghe del sudario che avvolgono le gambe incombono al centro, strappate al corpo. Al di sopra velature aranciate, azzurre, scure, grinzite: uno spazio astratto. L'occhio vaga e lentamente emergono da infiniti strati volti dai tratti sbiaditi, dissolti, marcati. Su tutti domina lo sguardo acuto di Rembrandt, una apparizione. Diagonalmente opposte, una carnosa e realistica foglia verde e una piatta freccia di filamenti arancio e rossi.

Il Cristo morto di Mantegna, segno assoluto, è soltanto uno degli stimoli visivi e concettuali dell'opera.

La meditazione sulla pittura e sui pittori del passato è costante nella ricca produzione dell'artista. L'arte del presente ha bisogno dell'arte del passato a cui riferirsi in forma metalinguistica. Così L'Annunciazione di Leonardo nell'opera Serial Killers del 1995 si arricchisce del décollage e la colata di smalto bianco tenta di nascondere, senza riuscirci, l'immagine. Tutto quel bianco è come un silenzio, una sospensione del giudizio. Talvolta la spatolata ha anche una maggiore carica segnica e gestuale.

In Serial Killers - inverno 1989, del 1992-1995, l'immagine sbiadita di una figura curva e la scritta rovesciata ''il massacro'' lasciano emergere, citazione da Paolo Uccello, le mani che afferrano con forza, aggrappandosi, le caviglie della figura in piedi. L'impatto visivo tragico e doloroso sembra lasciar aperta quindi una speranza.

Certo non è il racconto di chi osserva che può rendere noto ciò che la metafora dell'opera condensa in sé. La parola è sempre debole rispetto all'essenza dell'immagine, non riesce mai a spiegare completamente i vari livelli di lettura. Ma l'occhio e la parola sono gli strumenti che il pubblico ha per individuare gli indizi del racconto e della critica sul mondo esterno che l'artista propone, attraverso l'accostamento e la sovrapposizione di frammenti visivi, come veri e propri rebus della contemporaneità.

Anche per l'artista la parola, il testo scritto diviene strumento di riflessione, serve a sostenere l'impatto visivo dell'icona. Il volto, il testo trascritto, la copertina del disco in Bob Dylan -Dignity, del 2004, costringono con forza ad interrogarsi sul naufragio dei valori dell'umanità. Chi guarda non può non cogliere l'invito, soprattutto ora che morale e politica sembrano essersi separate per sempre.

Ma il mondo poetico di Liberati talvolta è sereno; è una registrazione della vita, di ciò che vediamo ogni giorno e che apparentemente ha solo un richiamo commerciale; è fatto di ricordi evocati, di richiami intimi, sensuali, dell'eros e dell'amore, del cinema. Come un compositore, assegna agli ''strumenti'' visivi una parte e scrive la partitura che ogni spettatore attento interpreterà con le proprie consonanze.

Dietro tutto vi è il rigore delle tecniche, vi è la disinvoltura ardita del loro impiego, il compiacimento per la perfezione formale e il suo contrario.

''Questo vale anche per i pittori: se si evita la scelta più facile, e cioè di non dipingere più, sarà difficile, ma non impossibile offrire a chi sa guardare un'esperienza estetica significativa. Non sarà poco, nel tempo dell'abbondanza visiva.''
Angelo Liberati, I colori del paesaggio, in Per Torres, CUEC 2001

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