Palazzo Municipale
Ivrea (TO)
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Waiting for water
dal 19/12/2004 al 3/1/2005
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Segnalato da

Francesca Fossati


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Walid Mawe'd



 
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19/12/2004

Waiting for water

Palazzo Municipale, Ivrea (TO)

Un progetto artistico unisce Biella e Ivrea: due citta' separate naturalmente dalla Serra. Il progetto intitolato 'Waiting for water - Aspettare l'acqua' e' ideato dal designer/artista palestinese Walid Mawe'd che affronta una problematica particolarmente presente nella situazione israeliana-palestinese: un telo nero verra' teso sulla Dora Baltea nelle vicinanze del Ponte Vecchio. Realizzato in collaborazione con Cittadellarte - Fondazione Pistoletto e la Citta' di Ivrea.


comunicato stampa

Un progetto artistico unisce Biella e Ivrea: due città separate naturalmente dalla Serra

Lunedì 20 dicembre 2004 ore 11
Inaugurazione e presentazione del Progetto-installazione del designer/artista Walid Mawe’d al Ponte Vecchio di Ivrea sulla Dora Baltea.

La Sala Dorata del Municipio di Ivrea (To), il prossimo lunedì 20 dicembre, sarà teatro della presentazione al pubblico e alla stampa del progetto intitolato "Waiting for water - Aspettare l'acqua" ideato dal designer/artista palestinese Walid Mawe'd e realizzato in collaborazione con Cittadellarte - Fondazione Pistoletto e con la Città di Ivrea. Alla presentazione, che avrà inizio alle 11, parteciperanno Fiorenzo Grijuela (sindaco di Ivrea), Alberto Zola (assessore alla cooperazione e allo sviluppo della Città di Biella), Michelangelo Pistoletto (direttore artistico di Cittadellarte-Fondazione Pistoletto), Walid Mawe’d (designer/artista, Palestina), Rosanna Barzan ed Enrico Levati (curatori dell’installazione).

Sarà un'occasione di incontro tra due città, Biella e Ivrea, separate da una barriera naturale costituita dalla collina morenica "Serra" ma unite dal legame con l'acqua portata dai torrenti che le attraversano e con l'industria (tessile ed elettronica). Walid Mawe'd, con il suo progetto, affronta la problematica dell'acqua particolarmente presente nella situazione israeliana-palestinese che diventa un problema mondiale grazie all'intervento artistico per poi ritrasformarsi in locale nelle realtà del Biellese e dell'Eporediese.

Un telo nero verrà teso sulla Dora Baltea nelle vicinanze del Ponte Vecchio (così come è accaduto nel mese di novembre scorso a Biella sul torrente Cervo), un muro che ipoteticamente arresta il passaggio dell'acqua ma che allo stesso tempo rappresenta un ponte tra le due città piemontesi. Il telo nero, così come la Serra, simboleggia un muro come ce ne sono sempre di più nel mondo, ma al contrario degli altri non veicola un messaggio di separazione ma di unione. Un'unione che le due città intendono rafforzare a partire da questo evento.

WALID MAWE’D - Designer/artista palestinese originario di Nazareth, ha partecipato a UNIDEE in Residence - International Program 2004, programma di residenza internazionale organizzato ogni anno dalla Fondazione Pistoletto. Durante il residence Walid ha concepito il progetto / lavoro sull’acqua, un percorso iniziato a Biella, che ora continua a Ivrea.
IL PROGETTO - Il progetto consiste in un intervento nello spazio pubblico e in un punto di informazione. Più precisamente 196 metri quadrati di tessuto (fornito dalla ditta Guabello S.p.a. di Mongrando) costruiscono un elemento architettonico (21m x 7m) sospeso sulla Dora.
Con questa barriera architettonica si modifica la percezione dello spazio intorno al fiume, bloccando la vista abituale dei visitatori. La barriera nera dà l'impressione di fermare le acque, mettendo in questione la potenza del flusso. Il colore nero riflette ideologicamente lo stato del potere e in questo contesto "naturale" rappresenta un elemento non abituale ed estremamente artificiale, che limita le nostre prospettive.
Un punto di informazione (allestito nell'atrio del Municipio di Ivrea) con mappe e immagini che indicano la distribuzione e il controllo delle risorse d'acqua in Palestina e in Israele da un punto di vista geografico e politico, offre informazioni al visitatore che cerca di approfondire il tema.
Il tessuto nero utilizzato per costruire l'elemento architettonico che interferisce con la visione del flusso del fiume verrà utilizzato per realizzare una collezione di abiti e di accessori, pronto a diffondere il messaggio che si concentra sui problemi connessi alla distribuzione e al controllo dell'acqua, oggi e specialmente nel futuro. Quest'opera è un processo aperto, legato a una ricerca, il cui scopo è progettare altri interventi di "Waiting for water", per poter dare spazio a una discussione per creare collaborazioni che potrebbero trasformarsi in una campagna per sensibilizzare l'opinione pubblica nei confronti dei problemi legati all'acqua. Il progetto assume la metafora, attraverso un'azione semplice e basilare, della forza che ferma il percorso dell'acqua corrente che nasce da un punto (che può essere la sua fonte in montagna o un lago), arrivando alla destinazione finale (il mare).

LA STORIA - "Tra il 1967 e il 1982 le acque del West Bank e della striscia di Gaza sono state controllate dall'esercito. Oggi sono sotto il controllo della compagnia di acque israeliana Mekorot, e sono integrate nella rete generale di acqua israeliana. Le acque di Israele dal 25 al 40 per cento provengono dal West Bank. Israele consuma l'82 per cento delle acque del West Bank, mentre i Palestinesi ne utilizzano tra il 18 e il 20 per cento. L'uso palestinese dell'acqua viene controllato e limitato dal Governo israeliano. Secondo un'ordinanza militare del 1967 nessuno ha il diritto di fondare, possedere o amministrare una "istituzione d'acqua" (costruzione utilizzata per estrarre risorse di acqua sotterranea o di superficie, o impianti di proceso) senza un nuovo permesso ufficiale. È inoltre possibile respingere una richiesta per un permesso, revocare o emendare una licenza senza dare spiegazioni. Le autorità di competenza possono cercare e confiscare tutte le risorse d'acqua senza permesso, anche se il proprietario non è stato riconosciuto colpevole. Nel 1999, i Palestinesi hanno ottenuto il diritto di scavare solo sette pozzi. In più, i pozzi palestinesi non potevano essere più profondi di 140 metri, mentre i pozzi israeliani potevano raggiungere una profondità di 800 metri…". Vandana Shiva, dal libro "Water wars" (Feltrinelli, 2003).

Il progetto è stato possibile grazie a:
Qattan Foundation, Ramallah
Guabello Spa, Mongrando
Teloni Poletti, Briga Novarese
Ergotech, Settimo Vittone
AEG, sede di Ivrea
G.I.A.C.O.S.A. srl centro termale
Comunità Montana Dora Baltea Canavesana
Assicurazioni Generali, Maria Rosaria Fermezza
Unipol Assicurazioni Assintesa snc

Per informazioni contattare:
Comune di Ivrea, Piazza Ferruccio Nazionale 1 – Ivrea tel.: 0125-410 261 222
Cittadellarte Fondazione Pistoletto, via Serralunga 27 - 13900 Biella tel.: 01528400

Sala Dorata del Palazzo Municipale di Ivrea (TO)

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