E' l'occhio di Mauro Santucci a captare i frammenti passeggeri che occupano il video e la realta'. Non che siano contesti consumistici cosi' diversi fra loro, ma nelle opere di Ma' la distinzione e' marchiata, resa evidente in maniera spinta, passionale e breve come quel suo stesso nome d'arte fatto di due sole lettere. La vita biografica, quella che lui ferma durante quel preciso momento di un giorno qualunque che forse non potra' ripetersi, riesce cosi' verosimilmente ad emulare il 'dietro le quinte' delle apparenze da incentivare (o giustificare) la prepotenza dello scatto.
Ideazione e cura: Stefano Elena
Mauro Santucci (MÃ )
(11 gennaio – 13 febbraio 2005)
“Io credo che la televisione -la televisione come istanza, non proprio quella che vediamo- sia uno stranissimo dispositivo che abbiamo a disposizione per percepire il modo in cui il mondo si autocomunica, quanto reagisce con se stesso. E su questo abbiamo pochissime possibilità di interferire, di entrare davvero, anche se gran parte della televisione è fatta di noi, o comunque di immagini nostre.†(E. Ghezzi – Il mezzo è l’aria)
L’occhio.
E’ l’occhio di Mauro Santucci (Colleferro, 1976) a captare i frammenti passeggeri che occupano il video e la realtà . Non che siano contesti consumistici così diversi fra loro, ma nelle opere di Mà la distinzione è marchiata, resa evidente in maniera spinta, passionale e breve come quel suo stesso nome d’arte fatto di due sole lettere. La vita biografica, quella che lui ferma durante quel preciso momento di un giorno qualunque che forse non potrà ripetersi, riesce così verosimilmente ad emulare il “dietro le quinte†delle apparenze da incentivare (o giustificare) la prepotenza dello scatto.
Nei suoi lavori impera la fotogenia dell’immediatezza, l’adeguata proponibilità di immagini che arrivano improvvise dallo schermo o dal fatto vissuto. Sembra persino che vogliano tentare l’interscambiabilità : alternarsi all’interno dei rispettivi ambienti per un malanno da derivazione che riguarda la resa ultima, quella che altri occhi godranno e riconosceranno.
Vitafilm e filmvita. Due ibridazioni intere, due mondi costruiti e ulteriormente costruibili sui detriti della comunicazione visuale “che resta dentroâ€, così piena di universi completi che durano quanto un videoclip degli Smashing Pumpkins che diventa puro espressionismo o un transitare metropolitano non costretto che sovrappone agli esiti di un viaggio il volto-immagine Nescafè. Si fondono, icone da schermo e merci quotidiane, ma ognuna assume un senso specifico che ne attribuisce generosamente all’altra e viceversa, costantemente, infinitamente, per l’assemblaggio di catene dalle maglie irregolari ognuna delle quali diventa a sua volta video, plasma, monitor: tutto ciò che possa trasmettere per essere -ancora e sempre- trasmesso. L’intero smette di essere più della somma delle sue parti: diventa succube delle parti che ne determinano l’effettiva entità e la disarticolata definizione. Ciascun frammento diventa storia completa dai contorni pubblicitari educati e puliti, trasparenti e comunicativi, saturi di cromie asportate, portate via dal tubo catodico che le produce, promette e permette.
Santucci o della filtrazione. Perché il suo occhio onniveggente diventa corpo poroso bravo ad assorbire l’insieme delle tendenze virali dell’immagine per selezionarne le appendici più sintomatiche e mandarle in onda attraverso le frequenze di un obiettivo soggettivo che sopporta e prevede la nebbia del fermo immagine. Non si adegua al venticinquesimo di secondo, al tempo necessario all’assimilazione fotografica per la cattura di un’immagine tv, il filtrosantucci, ma decide di trattenere le impurità da zapping forsennato tipiche del prelievo non autorizzato, del furto estetico reso accetto dalla sua stessa responsabile capacità sintetica che da quei frames sa ottenere nuove storie, creare nuovi scripts; momenti altrimenti impercettibili perché dispersi tra i meandri del percorso, del solito “prima e dopo†che vorrebbe condurre ma riesce soltanto a propagandare.
Atti di preghiera (con e senza dolore), pose esperte, bianchi e neri, amiche amiche, strade perdute, uomo e donna, donna: gli stimoli proposti sono sensibili, per quanto misti e sparsi, ai teoremi (letter.: spettacolo, poi meditazione) del vivere la vita, composta principalmente da immagini viste, ma forse non visibili. I rapimenti di Santucci servono a questo: a (di)mostrare come un solo significato possa in verità renderne probabili molti altri, in modo esponenziale ed esposto, perché da ogni venticinquesimo di vita -e quindi di immagine- si possano trarre così tante possibili altre verità da portarci a considerare la vita stessa una appena fra le tante disponibili.
Cinema, videoclip e accadimenti personali si alternano e confondono, si abbracciano ed odiano, convivono e subiscono con esiti simili al paradossale effetto di una sindrome qualsiasi diagnosticata dall’antropologia di un’immagine che non è mai, soltanto, quella trasmessa.
Nessuno reclama più la réclame, il richiamo all’ufficialità della cosa buona e giusta o comunque prevista. Sicuramente non Santucci.
Stefano Elena
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''Art is not where you think you're going to find it'' - Patrick Mimran
Prosegue la prima edizione di ''A.M. - Around Me'' dedicata alla creatività femminile e alla femminilità che stimola la creazione. Donne davanti o dietro la percezione artistica, al di qua o al di là dell'espressione, che posano o che mettono in posa. Da oggetto passivo dell'arte, posta e collocata secondo esigenze tecniche di illuminazione e resa, la donna ha saputo invertire ruoli e doveri sino a guadagnarsi il mezzo e il mestiere dell'arte. Sino a chiamarsi artista anziché modella e diventare, ufficialmente da vent'anni a questa parte, tendenza storica riconosciuta ed indiscutibile, estranea a categorie comportamentali o sociali stereotipate. L'iniziativa ospitata dalla Caffetteria del Chiostro del Bramante vuole, nell'arco del suo primo percorso tematico, documentare questo dualismo interpretativo attraverso l'alternarsi della figura femminile da oggetto a soggetto dell'arte e viceversa, proponendo uno zapping in random tra donne ritratte e donne che ritraggono. Oggi.
Una delle aspirazioni dell’arte contemporanea dovrebbe essere quella di divenire una presenza costante nel nostro vivere quotidiano.
A Roma, il Dart - Chiostro del Bramante decide di sviluppare tale esigenza attraverso la concessione ad artisti dell'area della nuova caffetteria interna, spazio destinato all’intrattenimento e al tempo libero.
Mensilmente, un artista sarà invitato ad invadere lo spazio situato al primo piano del Chiostro con opere create/fornite appositamente.
La proposta, che non pone limite alla tipologia di opere/installazioni (pittura, scultura, fotografia, etc.), intende, attraverso l’uso di uno spazio non specifico, sollecitare la versatilità curiosa di cui è dotata la creazione artistica.
Caratteristica peculiare dell'iniziativa sarà sicuramente quella di usufruire di un contesto ambiguo, di uno spazio dentro lo spazio architettonico ed espositivo principale, capace di generare intuizioni ed invenzioni legate anche alla vocazione di riflessione e concentrazione di cui il cinquecentesco Chiostro del Bramante è ancora oggi latore.
Attraverso il progetto ''A.M. - Around Me'' vogliamo tentare di familiarizzare il visitatore del Chiostro con diversi aspetti della recente arte italiana, all'interno di un contesto destinato allo svago, senza drammatiche asserzioni.
Ogni mostra sarà accompagnata da un autoritratto scritto dell’artista.
Orari:
Martedì - venerdì 10.00 - 19.00
Sabato 10.00 - 23.00
Domenica 10.00 – 20.30
Lunedì chiuso
Sede:
Caffetteria del Chiostro del Bramante
Via della Pace (Piazza Navona) - Roma
Info: tel. 0668803227