Nelle recenti opere di Michele D'Alterio, in bilico tra figurazione e astrazione, il paesaggio naturale e' una proiezione della propria intimita'. Orazio Manzo ha messo a punto una tecnica originale che gli consente di deformare le immagini attraverso un blocco di vetrocemento anteposto all'obiettivo della fotocamera.
Michele D'Alterio e Orazio Manzo
La mostra è l'ultimo appuntamento della rassegna d'arte contemporanea "B-fronte", promossa da Gennaro Stanislao e curata da Marco di Mauro. In un ciclo di sei mostre, B-fronte propone una selezione di 12 artisti, che rappresentano il panorama vario ed eclettico della giovane arte campana. La rassegna si concluderà sabato 29 gennaio 2005 con una riunione-dibattito, alla quale saranno invitati i critici d'arte Giorgio Agnisola, Enzo Di Grazia, Marco di Mauro e Paola Germana Martusciello.
Michele D’Alterio, esperto di grafica pubblicitaria e web design, non ha mai abbandonato la pittura, intesa come ripiegamento su se stesso e proiezione della propria intimità . Nelle sue recenti opere, in bilico tra figurazione e astrazione, il paesaggio naturale incarna i lineamenti dello spirito. Nelle fitte rughe del supporto plastico o cartaceo, nei tocchi di colore denso e materico s’intuiscono le pieghe dell’anima, che l’artista campano esterna e traduce nella forma del paesaggio. Con una sensibilità surreale, Michele D’Alterio tende a coniugare due attitudini opposte: da un lato l’esigenza di aggredire la tela con impeto nervoso per assecondare i suoi moti interiori, da un altro la volontà di stemperare le sue pulsioni nell’armonia del paesaggio naturale.
Nelle sue opere confluiscono reperti di vita quotidiana, quali sacchetti di plastica e frammenti di gomma, avulsi dal proprio contesto per assumere la dimensione di segni. I riverberi della vita urbana si coniugano a visioni oniriche, scenari senza tempo dove la profondità non è data dalla prospettiva tradizionale, bensì dal progressivo diluirsi della materia pittorica.
Il formato verticale, ispirato alla pittura dell’estremo Oriente, suggerisce una tensione ascensionale. Le dimensioni della cornice, deliberatamente superiori a quelle del quadro, esprimono la volontà di non reprimere la tensione della scena, che idealmente si sviluppa oltre i confini della tavola.
Orazio Manzo, classe 1983, è un abile sperimentatore. Ha messo a punto una tecnica originale, che gli consente di deformare le immagini attraverso un blocco di vetrocemento, anteposto all’obiettivo della fotocamera. Consapevole dei limiti della ricerca tecnica, che rischia di tradursi in un gioco estetico, l’artista è impegnato ad innestare la sua poetica nelle immagini create con il vetrocemento.
Oggetto della sua indagine è se stesso, nelle sue incertezze e nelle sue ambizioni, con l’ironia e la vanità di un ventenne, senza mai cedere alla retorica, all’enfasi, all’autocelebrazione. Nel suo ultimo ciclo di opere, dal titolo “Lloro so’ bbuone, jo so’ malamenteâ€, Orazio Manzo stampa sulla carta la propria immagine e vi interviene con la pittura. Schegge di colore graffiano il suo volto e si espandono liberamente sulla carta, che diventa lo spazio di un evento negato, ma anche il punto di partenza per un’indagine interiore. La pittura maschera la fotografia e al contempo la integra, suggerendo categorie qualitative e mentali: luce, intensità , risonanza, opacità , silenzio, profondità . Tema fondante della sua estetica è l’ambigua relazione tra l’anima e il volto, l’essere e l’apparire, che induce l’artista a scavare nella propria intimità per conoscere se stesso.
Inaugurazione: sabato 22 gennaio alle ore 18.30
Centro Culturale "Il Pilastro" - Via Roberto d'Angiò, 56 - S. Maria Capua Vetere (Ce)
Orari: giorni feriali h 10-12 e 18-20, giorni festivi su appuntamento