Le Stanze
Bologna
Via del Borgo S.Pietro, 1
051 228767
WEB
Dario Gambarin
dal 24/1/2005 al 28/2/2005

Segnalato da

Dario Gambarin



approfondimenti

Dario Gambarin



 
calendario eventi  :: 




24/1/2005

Dario Gambarin

Le Stanze, Bologna

'Quello che colpisce in questa serie di volti, fatti di spesse righe dai colori accesi, e' la disperata frontalita' della maschera - oppure dello specchio - quando rivela lo stupore di un io che ha perduto se stesso'. Stefano Ferrari


comunicato stampa

“ABSTRACT”

Mostra personale. Dario Gambarin presenta al pubblico le più recenti opere, tele con tecniche miste.

A CURA DI
Dario Gambarin

“ ABSTRACT ” è il titolo della Mostra personale di Dario Gambarin.
Artista che, nella libera espressione dell’essere, riflette nelle sue tele, i brandelli del nostro subconscio, le lacerazione dell’uomo.

Il linguaggio di Dario Gambarin si alimenta da sempre di una tensione pittorica, che vede l’impeto del gesto alternarsi all’immediatezza di un colore che esprime rabbia e poesia allo stesso tempo.
Alle pennellate dense e decise che rincorrono spesso la sagoma o il profilo di un volto o di un teschio senza nome, l’artista alterna nei suoi lavori più recenti quel dripping di apparente matrice americana, ma di sapore più verosimilmente mediterraneo, dove lo sgocciolamento del pigmento in vortici di materia sospesa e rarefatta raggiungono un punto d’equilibrio nel cosmo e nelle galassie multiple del colore.
L’espressionismo tedesco remoto e recente, l’action painting americana, ma anche il nostro informale più materico e pastoso, sembrano aver contribuito alla nascita di un linguaggio stilistico, che rimane tuttavia atipico, in anni in cui la figurazione puntuale sembra aver ripreso il sopravvento.
Le icone inquiete e reiterate, che l’artista imprime sulle sue tele spesse e cariche di colori stratificati, rimandano infatti ad un inequivocabile linguaggio simbolico e vitale nella sua immediatezza. Nel reticolo dei segni e degli archetipi pagani il colore è solo un mezzo per raggiungere una forma, che porta con sé l’essenza di un concetto, a volte lontano dal referente figurativo vero e proprio.
L’arte di Gambarin risulta quindi pervasa da un’energia misteriosa e potente, il cui impatto visivo immediato ci introduce, come una trance metapsichica profonda, nei meandri tortuosi ed inesplorati della mente incosciente e della coscienza mascherata.
La potenza del flusso vitale riesce così a rompere gli schemi precostituiti della comunicazione verbale e visiva ed a scardinare le regole del linguaggio convenzionale, portando intuitivamente a galla frammenti di verità vissuta. Il tutto a favore di un' arte che sente come esigenza primordiale il dialogo con la vita e per la vita.
Marina Coden

Di formazione accademica, il suo lavoro non è scevro da un percorso espressivo che, partendo da suggestioni oniriche pre-espressioniste, approda a nuovi orizzonti simbolico-surrealisti, ricchi di suggestioni filosofiche.
Oggetti del suo lavoro sono materiali ed espressioni filtrate da una luce interiore, sola interprete di realtà noumeniche dell’umano divenire dove i colori tratteggiano, con un virtuosismo sinfonico, maschere umane, che deformandosi, fluttuano una immaginaria realtà.
Questa fantasia visionaria è il simbolo che, in tal espressione pittorica, fuoriesce e straborda da colori che scangiano e cangiano, quasi a testimonianza della trasformazione convulsa nell’IO di continui stati emozionali.
Ecco che le sensazioni hanno colore e l’immagine si fa linguaggio universale, utile anche a superare la frattura tra realtà e fantasia.
Noi, al di là dal gesto creativo, al di là dell’opera, non dovremmo limitarci a contemplare queste immagini quanto piuttosto a completarle, facendo prima il vuoto dentro, abbandonando ogni umano pregiudizio, per poi essere ‘disponibili ad esse come una lastra fotografica’.
Arabella Siano

…….correnti e scuole, letteratura e politica dell’arte rimangono sullo sfondo, sostanzialmente estranee alla pittura e alla vita dell’artista. Il quale, semplicemente, apre sulla tela un varco all’emozione, scegliendo come soggetto il luogo in cui essa si manifesta primariamente: il volto umano, rappresentato in modo più o meno figurativo e subito sfigurato da tratti e pennelate veloci in colori roventi, gialli e rossi. Nel segno dell’affanno e della concitazione. In una sorta di disperata scomessa: che l’emozione si faccia linguaggio, trovi da sola le vie del comunicare, parli all’osservatore senza mediazioni e infingimenti, quasi per contaggio, in un corpo a corpo, volto a consacrare il primato del colore sul disegno, del vissuto sul pensiero, dell’interiezione sulla frase, del medium sul messaggio……
Alessandro Serra

Tra catarsi e riparazione
Quello che colpisce nelle opere di Gambarin, in questa serie di volti incombenti, fatti di spesse righe dai colori accesi (volti isolati, più spesso allineati in sequenze coatte, talvolta gemellati come doppi inquietanti), è la disperata frontalità della maschera - oppure dello specchio, quando rivela lo stupore di un io che ha perduto se stesso. La perturbante fissità di questi grandi occhi spalancati sui mali del mondo, grazie al lavoro dell’arte (tra catarsi e riparazione), ha come congelato l’angoscia, e l’ha trasformata in una sorta di addomesticata e quasi rassicurante tristezza.
Stefano Ferrari

A volte le opere d'arte vogliono fuggire dalle gallerie, non vogliono entrare nei musei, rifiutano d'essere confinate nelle pagine delle pubblicazioni di settore. Vogliono vivere, senza essere spiegate, nei luoghi del nostro vivere quotidiano. Ecco le mille facce, vere, che Dario Gambarin ha scovato e continua a scovare dietro le nostre maschere: scrutano da dentro di noi il nostro stesso volto, cercano di capire come siamo veramente. Creature spontanee, autocreatesi: generate nella materia della pittura senza curarsi di alcuna regola. Facce sfacciate e sfaccettate, racconti del sé visto dal di dentro. Strati successivi di colore solidificano i volumi del pensiero, i suoi fantasmi, le sue espressioni di fronte al vivere. Facce libere, come canzoni di rivoluzione; senza timore, disposte anche a non essere viste, perché in realtà sono loro che ci osservano. Ecco la verità: non possiamo essere noi ad osservare queste opere, siamo noi gli oggetti che esse, a volte beffarde, mai accondiscendenti, osservano.
Umberto Zampini

Dal 1993 ha esposto le sue opere in 23 mostre personali in Italia e all’estero (America, Germania, Svizzera, Turchia).

Immagine: Dario Gambarin, Panico

INAUGURAZIONE
Martedi 25 gennaio 2005 ore 21.00

DOVE
Le Stanze
Via del Borgo S.Pietro 1, Bologna

IN ARCHIVIO [7]
Dario Gambarin
dal 25/1/2011 al 21/2/2011

Attiva la tua LINEA DIRETTA con questa sede